X FACTOR 2013 – Twist of Fate
Nel cinema di Hitchcock il twist of fate era quella particolare inquadratura "a piombo" sul protagonista, che marcava visivamente il cambiamento improvviso introdotto dal mc guffin in un destino già scritto: quello che si è abbattuto sulle Under 24, la categoria più forte ai provini, arrivata decimata in finale; lo stesso che fa risorgere Aba, con l'intuizione di una Kozmic Blues dalle atmosfere bondiane
E di twist of fate è legittimo parlare per la squadra delle Under Donna di Mika, dalla vittoria profetizzata già dopo i primi provini, dove queste esili fanciulle avevano polverizzato i coetanei maschi, imbambolati e disordinati.
L'ukuleliana Violetta, l'energica Gaia e Valentina, la modenese dal sogno r&b e hip hop, erano le prescelte. Ma anche quelle che continuavano a premere ai margini dell'inquadratura, come la biondissima Roberta Pompa, e che sono riuscite a fare il loro giro di valzer all'interno del programma, sembravano destinate ad arrivare compatte alla semifinale, riducendo a poltiglia le altre categorie.
Invece, l'hell factor e la puntata di ieri, quella che separa i comuni mortali dagli eletti che potranno presentare il proprio inedito, hanno sancito il twist of fate delle Under che, performance dopo performance si sono ritrovate a essere la categoria più debole, meno a fuoco sul palco, come se sulla loro testa un'invisibile macchina da presa avesse volteggiato beffarda, rivoluzionando quel che appariva già segnato.
L'eliminazione di Gaia, talento dal potenziale inespresso se non in qualche stralcio di bootcamp – ma sarà stata allora un'allucinazione? un effetto di montaggio kulesoviano che ci faceva udire ciò che in realtà non c'era? – passata da "testa di serie", per usare una delle celebri espressioni venturiane, ad anello debole, infilando tre ballottaggi consecutivi.
Ieri, mentre era avvolta in un abito Union Jack per violentare (non c'è altro termine) la Song 2 dei poveri Blur, si è svolto l'ultimo atto del suo percorso accidentato, con l'ennesima prova svociata e stonata. Lasciando così superstite la vezzosa Violetta, fu Viò, a rappresentare la categoria di Re Mika che, al contrario del quasi omonimo Mida, non sembra possedere l'analogo dono di tramutare in oro tutto quel che tocca.
Ed ecco quindi l'altro grande colpo di scena, con sorpasso, per recuperare l'iniziale suggestione Rush: Morgan, che in questa edizione sembrava dato per spacciato, mentore della categoria più debole, ha trovato in Andrea e Michele due artisti complementari, in grado di portare gli Under Uomini davanti a tutti con 2 concorrenti rispetto ai rappresentanti unici degli altri giudici, ripartiti fra Gruppi – gli Ape Escape, che ieri hanno visto incrinarsi per la prima volta la loro formula, finendo fra gli ultimi – la superstite del "Ratto delle Under" Violetta e l' highlander Over, Aba, andata più avanti qui che a The Apprentice.
Fino a ieri sera, quando ha interpretato la struggente Kozmic Blues di Janis Joplin senza l'armamentario hippie con cui solitamente si agghindano le imitatrici di quella inarrivabile creatura, ma traghettando anzi il brano in atmosfere bondiane, portando sul palco di X Factor la sequenza d'apertura – tutta essenzialità e giochi di luce – d'uno Skyfall.
Re Mika assiste impassibile alla sua caduta. C'è da dire che con impeccabile aplomb anglosassone accetta l'uscita delle proprie ragazze senza scenate sguaiate, minacce di ritorsioni e abbandoni di scene. Sul suo volto si dipinge soltanto un'espressione di stupore, mentre i suoi "non capisco" si fanno sempre più frequenti. Non capisce forse le contraddizioni di un pubblico che ama le ciabatte del trio di Nocera Inferiore e Superiore, ma anche il timbro vellutato e suadente di Michele e il beatbox di Big Andrea, che ieri sera ha sfoderato un falsetto sconosciuto alle sue fanciulle.
Cerca una popstar Mika, disperatamente, quasi come la Susan dell'omonimo film. In nome del dio Pop appiattirebbe ogni peculiarità, levigherebbe ogni superficie appena rugosa, spezzerebbe ukulele, arrendendosi alle rispettive vocazioni solo quando la barca sta ormai affondando. Non capendo che gli italiani, gli stessi che rifilano all'incredibile voce di Marco Mengoni delle canzoncelle da teenager depressa, non guardano al futuro, ma solo all'intensità dello spettacolo.
Al giro di pista più veloce, più adrenalinico. E per questo gli preferiremo sempre Morgan-James Hunt.