Agàpe, di Velania A. Mesay e Tomi Mellina Bares

Un documentario girato in luoghi di primo approdo per richiedenti asilo che riporta il discorso sul fenomeno migratorio su un piano umano, nel senso più puro del termine. Dal 64° Festival dei Popoli

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

La nostra è l’epoca della desensibilizzazione totale, un’era in cui informazioni e immagini pervadono ogni istante della quotidianità e di conseguenza ogni significato si perde, diluito nel mare di stimoli da noi percepiti. Raramente un tema o una notizia riesce a far breccia all’interno di un dibattito pubblico sempre più apatico e anestetizzato. Ragione di ciò è anche l’approccio giornalistico che troppo spesso riduce questioni vitali come il fenomeno migratorio a semplici numeri o a grandi masse che deumanizzano l’individuo. Agàpe di Velania A. Mesay e Tomi Mellina Bares si pone in netta antitesi con questo modo di raccontare il tema, riportando il discorso su un piano umano, nel senso più puro del termine.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Come Tenco nel 1962 e Pasolini due anni più tardi, gli autori di Agàpe decidono di parlare d’amore. “Credo che l’amore sia l’unica forma di resistenza a cui le persone si aggrappano mentre sono ancora lì, in attesa di arrivare”, dice uno degli intervistati. Le testimonianze presenti nel film sono state raccolte tra il 2020 e il 2023 nell’isola di Lesbo (Grecia) e a Cipro, tra i luoghi di primo approdo per chi richiede asilo politico in Europa. Qui i due autori sono riusciti a instaurare un sincero rapporto umano con individui segnati da un passato molto difficile, innanzitutto ponendosi sullo stesso piano e rifiutando la solita retorica dell’europeo che racconta la storia del migrante disgraziato. La sensazione è che gli autori non abbiano mai voluto raccontare queste persone, ma ascoltarle, dare loro modo di esprimersi utilizzando il linguaggio più universale; l’agàpe, l’amore appunto. Ed è paradossale che tutto questo avvenga in un nonluogo di passaggio, di attesa infinita e violenta, dove la speranza è l’unico atto di resistenza rimasto. A tratti si riesce a percepire nelle loro parole e intravedere nei loro sguardi l’essenza più pura dell’essere umano, quella che si manifesta solo dopo essere stati costretti a lasciare la propria casa perdendo gradualmente la propria identità e infine, la dignità.

Agàpe è un documentario semplice, essenziale, non particolarmente ambizioso dal punto di vista del linguaggio cinematografico, ma in opere di questo tipo resta una qualità assoluta. Il lavoro davvero fondamentale compiuto dai due autori è quello a noi celato, i mesi trascorsi sul campo a telecamera spenta in cui il film ha iniziato a formarsi, in qualche modo simile a quel “processo” di cui ci ha parlato Jonas Carpignano nel n.11 di Sentieri Selvaggi 21st. Agàpe può essere il modo giusto per raggiungere un pubblico più variegato e sensibilizzare sul tema senza cadere nelle rappresentazioni morbose a cui siamo abituati.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.3
Sending
Il voto dei lettori
0 (0 voti)
--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array