Crash, di David Cronenberg

Dal romanzo cult di James G. Ballard, uno dei film più erotici degli ultimi 30 anni sospeso tra il sesso e la morte, il dolore e il piacere. Premio della giuria al Festival di Cannes.

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La mutazione del corpo avviene attraverso il ‘contatto fisico’ con la macchina. Lamiere, protesi, cicatrici, tutti i segni di uno scontro dove l’incidente automobilistico e l’atto sessuale diventano elementi coincidenti. I ‘demoni’ del cinema di Cronenberg continuano ad affiorare sotto la pelle. Il regista pubblicitario James Ballard è una possibile reincarnazione del proprietario della tv via cavo di Videodrome. Anche lui capta il segnale di un’altra dimensione intermittente che però procura dipendenza, che è la stessa dei corpi (come in Inseparabili) ma in particolar modo delle immagini. Quelle di Crash appaiono volontariamente asettiche, gelide, segnate indelebilmente dalla fotografia di Suschitzky dove in ogni inquadratura potrebbe esserci una trasformazione, uno sfasamento di prospettive, una mescolanza di colori. Da M Butterfly ci sono però delle nuove forme di desiderio, che sono giocate spesso sulla distanza, sulla ripetizione di un piacere che ogni volta deve superare nuovi ostacoli.

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James Ballard (James Spader) – che si chiama proprio come l’autore del romanzo cult del 1973 da cui il film è tratto – è un regista pubblicitario che vive con la moglie Catherine (Deborah Kara Unger) nella periferia di una grande metropoli. Tengono alta la loro tensione sessuale raccontandosi le loro avventure extraconiugali. Dopo un grave incidente d’auto, James associa il piacere sessuale al rischio di morire sull’autostrada. Inizia una relazione con la dottoressa Helen Remington (Holly Hunter) il cui marito ha perso la vita proprio a causa dello scontro con l’auto di James. Coinvolge poi la moglie in scambi di coppia ed è attratto dalla figura di Vaughan (Elias Koteas), un feticista ossessionato dall’incidente stradale e dalle lesioni che provoca.

Si resta subito ipnotizzati dalle musiche di Howard Shore che proiettano in una cerchia di un cinema che provoca disturbo ed estasi, e che parte già a tutta velocità con la scena del rapporto sessuale di Catherine in un parcheggio di aeroplani. Ma il malato desiderio diventa contagioso, si trasforma nella continua attesa di un prossimo orgasmo, anche dall’immagine dell’autostrada vista dal terrazzo. Il cinema di Cronenberg si rinchiude ancora in luoghi bui dove lasciar esplodere tutte le pulsioni sessuali: il parcheggio di un aeroporto, una strada di notte per delle simulazioni clandestine dove vengono replicate le dinamiche degli incidenti dove hanno perso la vita James Dean e Jayne Mansfield. Forse uno dei film più erotici degli ultimi 30 anni, dove i dettagli del corpo vengono amplificati attraverso una continua soggettiva che non è visiva ma sensoriale. Il cinema di Cronenberg, ancora più che in La mosca, trasporta dentro la testa dei protagonisti e (ci) lascia convivere con i loro fantasmi. Si sente il tatto, la paura, l’adrenalina e l’eccitazione dell’auto sparata a tutta velocità che aspetta di essere tamponata. Le immagini, quindi il cinema, sono la droga. Le vhs al rallentatore, l’album delle fotografie. Lì dietro riprendono forma delle storie. Forse da simulare ancora. Crash rappresenta l’estremità di un cinema che può distruggersi, rialimentarsi e partire di nuovo da zero. Un incubo, una caduta nel vuoto che sublima il proprio corpo/oggetto del desiderio, attraverso il dolore fisico che convive con l’eccitazione, la carne con il metallo, il sesso con la morte. Uno dei Cronenberg più radicali e più depurati, probabilmente una delle tappe fondamentali, imprenscindibili, anello di congiunzione tra il cinema precedente e quello futuro. Oggi Crash, premio della giuria al Festival di Cannes, sprigiona ancora di più una passione che sembra arrivare dall’aldilà. È un regno per eletti. Se ci si accede, si è dei privilegiati.

 

Titolo originale: id.
Regia: David Cronenberg
Interpreti: James Spader, Deborah Kara Unger, Holly Hunter, Elias Koteas, Rosanna Arquette, Peter MacNeill
Durata: 100′
Origine: Canada, 1996
Genere: drammatico

 

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.35 (17 voti)
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