Frida Kahlo, di Ali Ray

Una delle personalità più libere e indipendenti del Novecento raccontata attraverso le sue parole e le sue opere più rappresentative. Al cinema il 22, 23 e 24 novembre con Adler Entertainment

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1255895 The Two Fridas, 1939 (oil on canvas) by Kahlo, Frida (1907-54); 173.5x173 cm; Museo de Arte Moderno, Mexico City, Mexico; (add.info.: Las dos Fridas. One is wearing a white European-style Victorian dress while the other is wearing a traditional Tehuana dress.); De Agostini Picture Library / G. Dagli Orti; Mexican, in copyright. PLEASE NOTE: This image is protected by the artist's copyright which needs to be cleared by you. If you require assistance in clearing permission we will be pleased to help you.

Frida Kahlo è tra gli artisti che hanno più arricchito l’immaginario popolare. Libri, mostre, film di finzione e documentari – è una narrazione che ormai sentiamo familiare, probabilmente perché la sua storia personale sovrasta quella artistica ed è rigettata in modo viscerale in opere che sono il segno evidente di una personalità rivoluzionaria, libera, indipendente.

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Il documentario di Ali Ray rientra in una produzione seriale – la nuova collana Art Icons – che si propone di portare sul grande schermo “autentiche icone pop del mondo dell’arte”. Una testimonianza, quella su Kahlo, che vuole essere definitiva affrontando le fasi principali di un percorso pubblico e privato che conosciamo molto bene e individuando punti di rottura che seguiamo necessariamente (?) in ordine cronologico: dall’influenza del padre, fotografo, al terribile incidente che le fece interrompere la carriera medica; dalla militanza nel partito comunista al contatto col pensiero surrealista; l’incontro con André Breton e Leon Trotsky; e la figura ingombrante di Diego Rivera che viene relegato al ruolo di marito quando sarebbe anche interessante provare a capire il suo contributo all’interno dell’evoluzione artistica di Kahlo. Il documentario guarda invece al loro rapporto burrascoso – l’aborto, il divorzio, il distacco, la riconciliazione – e attinge dall’archivio di lettere dell’artista – sentiamo una voce che legge le sue parole e intravediamo la sua immagine riflessa da un corpo attoriale.

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Sono poche le opere prese in considerazione e che vengono commentate dagli intervistati rispetto a una produzione estesa e questo permette di apprezzare la ricerca espressiva di Kahlo che reinterpreta iconografie classiche, che si confronta con la pittura europea e rinascimentale, con il mondo pre-ispanico e le tradizioni messicane (gli ex-voto) arrivando a delineare un lessico che esalta l’io e la vita attraverso un simbolismo concitato. In questi termini non si possono dare letture univoche ed esaurienti. È il paradosso dell’arte e degli artisti il cui sguardo viene fatto proprio dallo spettatore e che spesso viene tradotto a uso e consumo di valori moderni. Il documentario di Ray prende le distanze da tutto ciò, ma anche l’impronta della regista appare nascosta dalla linea di un prodotto standard divulgativo.

 

Titolo originale: id.
Regia: Ali Ray
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 90′
Origine: UK 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.5 (2 voti)
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