Incontro con Giovanni Veronesi per il "Premio Mario Monicelli"

Regista, sceneggiatore, amico di Monicelli e per molti versi erede della tradizione della commedia all’italiana, riceverà domani al teatro Moderno di Grosseto, il premio Mario Monicelli. “Mario me lo diceva: vedrai che quando muoio faranno il premio Monicelli, e di certo una delle edizioni lo daranno a te. Mi raccomando, tu non ci andare! E io gli promisi solennemente che non ci sarei andato”…

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Mario Monicelli me lo diceva: vedrai che quando muoio faranno il premio Monicelli, e di certo una delle edizioni lo daranno a te. Mi raccomando, tu non ci andare! E io gli promisi solennemente che non ci sarei andato”. Poi le cose cambiano. E la frase detta per affetto, per complicità, un giorno d’estate a Roma, con Mario Monicelli vicino, non vale più, quando ricevere un premio è un modo per ricordarlo, per onorare la memoria di una delle personalità più vitali, più sincere, più belle che il nostro cinema abbia avuto. Così Giovanni Veronesi, regista, sceneggiatore, amico di Mario Minicelli e per molti versi erede della tradizione della commedia all’italiana di cui Monicelli è stato uno dei geni assoluti, riceverà domani al teatro Moderno di Grosseto, il premio Mario Monicelli. Ci saranno Riccardo Scamarcio e Sergio Rubini, amici e complici di molti film di Veronesi, ad abbracciarlo, domani. E ci sarà Monica Bellucci, con un video registrato per l’occasione.

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Quali ricordi ti legano a Monicelli, Giovanni?

Lo invitavo a cena da me. E per me, che avevo un’ammirazione sfrenata per lui, era un godimento ogni volta. Mangiava pochissimo, e a mezzanotte come Cenerentola se ne andava via, in taxi. Una volta andò anche via in motorino, guidato da Alessandro Haber, senza casco!”.

Hai anche fatto un documentario su Monicelli…

Sì: che verrà proiettato domani sera, nel corso della serata. L’abbiamo girato in Tunisia, dove Monicelli stava girando Le rose del deserto. Abbiamo parlato a lungo, lì. Anche della morte, esorcizzandola. Mi diceva: "se potessi scegliere chi rivedere appena morto, andrei a vedere il mio amico cocomeraio, che incontravo quando avevo vent’anni. Sono sessantacinque anni che non lo vedo…”.

Parlavate molto di cinema?

Pochissimo. Era tutto il resto che contava di più. Mario non guardava più la televisione, non vedeva i film perché ci vedeva poco. La notte teneva la radio accesa. Dormiva pochissimo. Mi diceva: ‘addormentarsi è un lusso che non mi posso più permettere’. A quell’età ogni volta che ci si addormenta si teme di non svegliarsi più. Ma faceva ancora le scale di casa sua. E si rammaricava di non riuscire a farli due alla volta. Mi disse: ‘vedi, vorrei farli due alla volta. Io penso ancora con la testa di un ottantenne!’. Per lui, novantaquattrenne, la gioventù era avere ‘solo’ ottant’anni.

I biglietti per la serata – alla quale parteciperanno anche l’attrice Valeria Solarino, il direttore del premio Marco Giusti e la compagna di Monicelli, Chiara Rapaccini – sono in vendita a 5 euro.

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