JAZZXI racconto di Giampaolo Vasselli

Il taxi si ferma. I led del tassametro scrivono “libero”. Jack non sa quanto tempo ha ma, forse, prima che qualcuno salga sul sedile di dietro, potrà ancora parlarci. La vide che aveva 18 anni e se ne innamorò forse subito – bella, splendente e così irraggiungibile; non poteva certo permettersela, lui, figlio di un operaio e di una impiegata, cresciuto a badare al fratello mentre i suoi si ammazzavano di lavoro per rendere la vita dignitosa ai loro figli.
Eppure, ogni giorno che passava da quella strada, Jack non poteva fare a meno di voltarsi ad osservarla. Poi la vita, si sa, va avanti. Jack crebbe, finì gli studi e cominciò a lavorare: piccoli lavori, conobbe la calce, il secchio e la betoniera di giorno, mentre di notte serviva hot-dog unti in pub fumosi. Spesso si fermava incantato a seguire quei gruppi jazz che suonavano, rischiando più volte di essere licenziato. Poi un giorno la svolta: il suo amico d’infanzia aveva deciso di cambiare città ma non voleva lasciare l’attività ereditata dal padre: un taxi. Portare su e giù tanta gente lo aveva stancato, ma era stato grazie a quel taxi che era cresciuto e forse quella macchina ora poteva aiutare l’amico Jack. Passarono un paio di settimane prima che fossero pronte le carte e la licenza di taxista passò a Jack. Ora girava per la città giorno e notte, conosceva tanta gente anche se non tutti gli davano confidenza; rapporti di qualche ora, a volte in silenzio, a volte, costretto dal traffico, scambiando due parole ma tutte le sere, anche se le orecchie fischiavano per colpa dei clacson, Jack era contento perché riusciva a guadagnarsi da vivere e qualche sera andava in quei pub fumosi, questa volta per consumare e non per servire. Restava ancora incantato dai gruppi che suonavano jazz, ogni tanto fissando una birra ripensava a lei. Proprio ieri era ripassato da quella strada e l’aveva rivista. Ora non era più così irraggiungibile. Si era fermato a fissarla, stavolta era deciso. Tornato a casa era corso alla libreria e, dietro alle biografie di Armstrong e Coltrane, aveva preso quella scatola di cartone che conteneva i suoi risparmi: troppi per poter essere portati in tasca, troppo pochi per stare in una banca. Era tornato al 25 di XX street, aveva chiesto di vederla, di toccarla, e quando l’ebbe tra le mani prese la decisione e l’acquistò. Erano le 20,30. I led del tassametro segnavano “LIBERO”. Jack aveva davanti a sé due colleghi, non era il prossimo. Tirò un sospiro di sollievo, andò al portabagagli, aprì quella custodia di velluto rosso, imbracciò la sua amata, si inumidì un poco le labbra e strinse la sua tromba in un tenero bacio, intonando "What a wonderful world".

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