La programmazione di Fuori Orario dal 22 al 28 gennaio

Da stanotte a sabato in compagnia con Antonioni, Cocteau, Zuawski, Skolimowski, Ruiz e Welles

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CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

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Domenica 22 gennaio dalle 2.10 alle 6.00

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta

DONNE LIBERE (2)

a cura di Lorenzo Esposito

LA SIGNORA SENZA CAMELIE

(Italia, 1953, b/n, 97′)

Regia: Michelangelo Antonioni

Con: Lucia Bosè, Gino Cervi, Ivan Desny, Andrea Checchi, Alain Cuny

Clara Manni, una commessa milanese, diventa attrice partecipando a concorsi di bellezza e recitando in filmetti commerciali. Sposatasi con un giovane produttore dalle ambizioni artistiche interpreta Giovanna D’Arco in un film pretenzioso che si rivela un fiasco colossale. L`insuccesso e le difficoltà economiche mandano in crisi il matrimonio. Clara è costretta ad accettare le proposte che le vengono offerte e finisce per conoscere fino in fondo tutto un mondo ipocrita e falso, dominato dal denaro e dal cinismo.

AQUILA A DUE TESTE

(L’aigle à deux têtes, Francia, 1948, b/n, dur. 87’)

Regia: Jean Cocteau

Con: Edwige Feuillère, Jean Marais, Jean Debucourt, Silvia Monfort, Evi Maltagliati

Nel decimo anniversario dell’assassinio del re, la sua vedova solitaria, la regina, arriva al castello di Krantz per passare la notte. Stanislas, un giovane poeta anarchico cerca di ucciderla, entra nella sua stanza, la ferisce; l’uomo somiglia molto al re morto, e la regina lo ospita, invece di consegnarlo alla polizia. La donna lo vede come l’incarnazione della propria morte, e lo chiama Azraël (l’angelo della morte). Tra i due si sviluppa un amore ambiguo, che li unisce nel tentativo di sconfiggere le trame dei politici di corte, rappresentati dal conte di Foëhn, il capo della polizia, ed Edith de Berg, dama della regina. Al fine di rimanere fedeli ai loro ideali e gli uni agli altri, la regina e Stanislas devono svolgere il loro ruolo nella loro bizzarra tragedia privata, anche se il mondo non potrà mai capire. Già spettacolo teatrale e rifatto nel 1980 da Antonioni col Mistero di Oberwald.

 

Venerdì 27 gennaio dalle 1.45 alle 6.00

EUROPA 2023 – L’ETERNO RITORNO OMAGGIO AL TRIESTE FILM FESTIVAL (2) 

a cura di Roberto Turigliatto

COSMOS

(Id., Francia-Portogallo, 2015, col., dur. 98′, v.o. sott.,it.,)

Regia: Andrzej Zulawski

Con: Jean-François Balmer, Sabine Azéma, Jonathan Genet, Johan Libéreau, Victoria Guerra, Clémentine Pons

Ultimo film del grande regista polacco, Cosmos è stato presentato in Concorso al Locarno Film Festival dove ha vinto il Premio per la Miglior Regia e al  Trieste Film Festival, che gli aveva dedicato una retrospettiva. Tratto dal capolavoro omonimo di Witold Gombrowicz, Cosmos segue le ‘avventure’ di due giovanotti che partono per la campagna per una breve vacanza e, una volta trovata una piccola pensioncina familiare, vengono assediati da segni misteriosi che sembrano sorgere dai tratti più ovvii del quotidiano: un passero impiccato, un legnetto appeso a un muro… La pensione è abitata da personaggi inquietanti (la padrona, il marito, la figlia) che vanno a intricare l’enigma attorno a una trama cosmico-poliziesca che corre inesorabile verso la catastrofe finale. Se per Zulawski Cosmos, il film, considera Gombrowicz uno scrittore “non spasmodico, ma rapido, breve, estremamente ritmico, in una parola caustico” (Mubi, Interview with Zulawski), per Gombrowicz, come annotò nel suo Diario, Cosmos è “un romanzo sulla formazione della realtà”.

11 MINUTI                                               

(11 Minut, Polonia-Irlanda  2015, col.,  dur., 81’, v.o.sott.,it.,)

Regia: Jerzy Skolimowski

Con: Richard Dormer, Paulina Chapko, Agata Buzek, Jan Nowicki,David Ogrodnik, Wojciek Mecwaldowski

Il grande maestro polacco Jerzy Skolimowski  racconta e moltiplica con un montaggio apocalittico e cubista gli stessi undici minuti vissuti da personaggi differenti in parallelo. Un film dai tratti profetici che già allora Skolimowski spiegava così: “Camminiamo verso il bordo dell’abisso tra ordine e caos. Dietro ogni angolo si nasconde l’imprevisto, l’inimmaginabile. Niente è certo – il prossimo giorno, la prossima ora, o anche il prossimo minuto. Tutto potrebbe finire all’improvviso, nel modo meno atteso”.

Un reticolo di vita urbana, con tanti personaggi che vivono in un mondo instabile, dove tutto può succedere in ogni momento. Un’inaspettata concatenazione di eventi  – a effetto domino – può segnare tanti destini in appena undici minuti. È stato uno scherzo matematico, o potrei dire che c’è stata una certa precisione nel coordinare gli episodi. Una volta che ho deciso che avrei raccontato una storia che si svolgeva in un arco di tempo molo limitato, 11 minuti, sapevo che alcune di queste storie si potevano interconnettere facendo così capire al pubblico che succedono simultaneamente. (…) Nel film do alcuni segnali che qualcosa di terribile sta per accadere, ma credo di essere riuscito a guidare il pubblico a muoversi istintivamente. Non dovevano sapere quello che sarebbe successo esattamente, ma in un certo senso avere la sensazioni quasi di un thriller”. (Jerzy Skolimowski)

CONTRO L’IMPEGNO – INCONTRO CON WITOLD GOMBROWICZ

Puntata di L’Approdo, 1971. Ritratto di Gombrowicz,  a cura di Pietro Sanavioa, con un’intervista realizzata a Vence poco prima della morte del grande scrittore.

ENCICLOPEDIA AUDIOVISIVA – KAFKA                                    

(Italia-Francia-UK, 1992, col., durata 54’)

Regia: Zbigniew Rybczynski

Con: Birgit Bofarull, Peter Lucas

Girato per il progetto internazionale Enciclopedia Audiovisiva, con vari segmenti dedicati ad artisti di diverse discipline per altrettanti registi tra cui spicca anche il Gershwin di Resnais, Kafka è il film in cui Rybczynski sperimenta la tecnologia HDTV. Il cineasta polacco trova nel digitale la possibilità di movimenti di macchina impossibili con il 35mm, lavora sul colore e gli attori per raggiungere un’altra dimensione e una surrealtà straniata che incontra le opere di Kafka.

«Quando ho realizzato il mio ultimo film, Kafka, dieci anni fa, ho capito che era tempo per me di mettermi a studiare. E ho cominciato a lavorare alla programmazione dei computer. È il linguaggio del futuro, dalle implicazioni anche superiori a quelle della scrittura perché comprende un elemento affascinante, la capacità di costruire un’immagine e catturarla con un metodo scientifico. Non è difficile che in un futuro prossimo potremo sostituire alla lente ottica una «lente intellettuale», capace di una visione che attraversi il tempo e sia capace di vedere il passato e prevedere il futuro. Scopriremo che l’immagine contiene una sorta di mistero divino, che sarà testimoniato dall’ immagine multitemporale capace di penetrare in altre regioni dello spettro visivo, esattamente come oggi siamo capaci di vedere dentro ai corpi o attraverso i corpi grazie alle tecnologie specifiche». [Zbigniew Rybczynski da un incontro alla Milanesiana con enrico ghezzi e Umberto Eco nel 2003]

 

Sabato 28 gennaio dalle 2.20 alle 7.00

NESSUNO VEDE NULLA. L’incompiuto cinema di Raúl Ruiz 

a cura di Fulvio Baglivi, Simona Fina, Lorenzo Esposito, Roberto Turigliatto

LA TELENOVELA ERRANTE   PRIMA VISIONE TV

(id. Cile, 1990-2017, col., dur., 76′, v.o. sott.it.)

Regia: Raúl Ruiz, Valeria Sarmiento

Con: Luis Alarcón, Patricia Rivadeneira, Francisco Reyes, Liliana Garcia, Mauricio Pesutic, Carlos Matamala, Roberto Poblete, Francisco Moraga, Consuelo Castillo, Marcial Edwards, Roberto Chignoli, Maricarmen Arrigorriaga, Fernando Bordeu, Maria Erica Ramos

 «Il film è imperniato sul concetto di telenovela e strutturato sul presupposto che la realtà cilena non esiste, ma è un collage di soap. Ci sono quattro province audiovisive e si teme la guerra fra fazioni. I problemi politici ed economici sono immersi in una gelatina di fiction e divisi in episodi seriali. L’intera realtà cilena è inquadrata dal punto di vista della telenovela, che fa da filtro rivelatore della realtà stessa». (Raúl Ruiz).

Presentato in Concorso al Locarno Film Festival nel 2017, La telenovela errante è anzitutto la storia di un film incompiuto. Le tappe del suo ritrovamento, come in un labirinto ruiziano, hanno inizio nel 2015 quando un ammiratore di Ruiz avvicina l’attrice e produttrice Chamila Rodriguez e le consegna il making of delle riprese girato allora in video HI 8. Allo stesso tempo la fotografa di scena dell’epoca consegna un plico con 300 foto prese sul set. Informata Valeria Sarmiento, cineasta montatrice e moglie di Rui, le ricerche vanno sempre più a fondo. Al negativo conservato nella Cineteca di Santiago del Cile, si aggiunge una copia-lavoro in 16mm recuperata nella biblioteca della Duke University negli Usa dove Raúl Ruiz aveva insegnato, fino alla sceneggiatura, ritrovata in un cassetto della loro casa parigina, dalla stessa Sarmiento.

A questo punto Valeria Sarmiento si occupa di rimettere insieme i pezzi del puzzle scandendo in sette capitoli i materiali girati da Ruiz nel 1990 in una settimana di riprese e aggiungendo delle sequenze in cui immagini dell’epoca passano sugli schermi delle televisioni, in modo da portare alla luce l’idea originaria di Ruiz che voleva – attraverso il gioco folle delle telenovelas (da cui provengono tutti gli attori del film) passate sotto una lente enigmatica e terribile – far emergere l’angoscia e l’ipocrisia di un paese martoriato appena uscito dalla dittatura. La telenovela, specchio sfuggente della realtà, finisce per rivelarne il volto segreto, il rincorrersi delle ombre diventa un dispositivo politico che chiede con forza di restituire verità a una nazione troppo a lungo straziata.

Il film è un vero e proprio sistema di scatole cinesi dove a emergere è l’inconscio di chi, per sopravvivere, ha scelto la via dell’erranza: cioè l’esilio. Giochi semantici, depistaggi, lapsus, scene che si generano una nell’altra, umorismo nero, l’identità esplosa del Cile compongono un oggetto unico, duro e ironico. Ruiz dieci anni dopo con il capolavoro Cofralandes, Rapsodia chilena (2001-2002), anche questo trasmesso negli anni scorsi da Fuori Orario, tornerà a occuparsi – con forse maggiore compiutezza poetica e filosofica – del cuore segreto della sua terra, ma è con La telenovela errante che compie il primo doloroso tentativo di ritorno a casa (un altro, più lontano nel tempo, risale al 1982, con la gemma Lettre d’un cineaste ancora una volta trasmessa nelle nostre notti su RaiTre).

NESSUNO VEDE NULLA: conversazione con Raúl Ruiz a cura di enrico ghezzi e Donatello Fumarola

(Roma, ottobre 2007)  durata 53’ca.

 In occasione della retrospettiva composta di 49 film e organizzata dalla rivista “Filmcritica” nell’ambito della Festa del Cinema di Roma, Fuori Orario, dopo una ricerca sui materiali originali, diede un apporto fondamentale impreziosendo la rassegna con il ripristino della versione originale montata dal regista, della durata di 126’32”, a colori, con il sonoro originale del grande film prodotto dalla Rai Nessuno disse niente. Proprio su questo film, grazie alla presenza di Ruiz a Roma, in quei giorni si tenne questa conversazione.

NELLA TERRA DI DON CHISCIOTTE (puntate 1, 2, 3 e 4)   durata 100’ca.

(Edizione 2005 curata e voluta da Enrico Ghezzi e Ciro Giorgini) 

(Italia, 1961, b/n, 9 puntate per complessivi 228′)

Regia: Orson Welles

Scritto e diretto da: Orson Welles nel 1962

Operatore alla macchina: José Manuel De La Chica

Assistenti di Orson Welles al montaggio: Mariano Faggiani e Roberto Perpignani

Collaborazione al montaggio: Carla Tonini

Arie musicali: J. Serrano (edizione 2005)

Lavorazioni al negativo: Gina Giovannetti

Postproduzione: Francesco Sarrocco

Realizzazione: Enrico Ghezzi e Ciro Giorgini

Con: Orson Welles, Paola Mori, Beatrice Welles

1 puntata: Itinerario andaluso, dur., 27’

2 puntata: Spagna santa,  dur., 22’

3 puntata: La feria di San Firmin, dur. 26’08”

4 puntata: L’encierro di Pamplona, dur, 25’43”

In vista del film che progettava di realizzare su Don Chisciotte, Welles fece un lungo viaggio in Spagna insieme alla moglie Paola Mori e alla figlia Beatrice. Girò per la RAI una sorta di diario in nove parti. Non avendo registrato alcun commento, consegnò alla RAI solo i negativi, corredati di una colonna sonora fatta di musiche e rumori. La RAI mandò in onda le nove puntate aggiungendo un commento fuori campo. Questa versione fu riscoperta da Marco Melani e Enrico Ghezzi e mandata in onda a Fuori Orario. Nel 2005 Ciro Giorgini e Enrico Ghezzi ripristinarono il materiale originali, ristampando il film da negativo ed eliminando il commento aggiunto nel 1962. Questa nuova edizione mandata in onda su Fuori Orario è stata presentata in prima internazionale al Festival di Locarno nella Retrospettiva dedicata a Orson Welles.

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