La programmazione di Fuori Orario dal 31 marzo al 6 aprile

Prosegue il film ancora e sempre Ozu con gli ultimi film dell’ultimo periodo del regista giapponese (1948-1962) e prima tv du Re Granchio di Alessio Rigo De Righi e Matteo Zoppis

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Domenica 31 marzo dalle 0:45 alle 6.00

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Fuori Orario cose (mai) viste

di Ghezzi Baglivi Di Pace Esposito Fina Francia Luciani Turigliatto

presenta 

LEGGENDE DI SANTI ERETICI E BEVITORI

I FILM DI ALESSIO RIGO DE RIGHI E MATTEO ZOPPIS (1)

a cura di Fulvio Baglivi e Roberto Turigliatto

RE GRANCHIO                                                              PRIMA VISIONE TV

(Italia, 2021, col., dur., 102′)

Regia: Alessio Rigo De Righi e Matteo Zoppis

Con: Gabriele Silli, Maria Alexandra Lungu, Mariano Arce, Claudio Castori

Alcuni cacciatori ricordano la leggenda di Luciano, un alcolizzato che alla fine dell’800, inimicatosi la signoria del posto e tenuta alla larga dalla comunità, si esilia nella Terra del Fuoco alla ricerca di un fantomatico tesoro…

In prima visione TV Fuori Orario cose (mai) viste presenta il secondo lungometraggio, dopo Il Solengo (2017) del duo Rigo De Righi/Zoppis, presentato a Cannes nella Quinzaine des Réalisateurs e poi in numerosi festival in tutto il mondo, Re Granchio porta avanti un percorso cinematografico centrato su personaggi solitari e alla deriva, fatto di inquadrature e spazi che si trasformano nella durata.

La poetica e lo stile di Alessio Rigo De Righi e Matteo Zoppis sono tra i più originali del panorama italiano e portano aura, luci e tensioni che attraversano le opere di diversi cineasti contemporanei. Nelle prossime settimane Fuori Orario tornerà sul percorso dei due cineasti romani con un’intervista e la messa in onda straordinaria di Il Solengo e Belva nera, il cortometraggio d’esordio.

ANCORA E SEMPRE OZU. La trasparenza, un altro mondo e lo stesso (1948-1962) (3)

a cura di Lorenzo Esposito, Simona Fina, Fulvio Baglivi, Roberto Turigliatto

Da venerdì 29 marzo fino a domenica 7 aprile Fuori Orario dedica un nuovo omaggio a Yasujiro Ozu presentando 11 film dell’ultimo periodo del regista (1948-1962), restaurati negli ultimi anni dalla Shochicku e distribuiti anche in sala da Tucker.

Per Fuori Orario si tratta di un ritorno, venti anni dopo lo storico TUTTO OZU del 2003,  quando Enrico Ghezzi presentò 33 film del regista sopravvissuti e disponibili allora, una programmazione epocale, che fu seguita non solo in Italia, e che resta senza equivalenti in nessuna altra televisione del mondo.

La programmazione di oggi riprende in parte il titolo di allora: “Ancora e sempre Ozu – La trasparenza, un altro mondo e lo stesso”. Poco prima di morire Ozu confidò al suo operatore: “Gli stranieri, un giorno, capiranno i miei film”, aggiungendo con un sorriso: “E a dire il vero no. Diranno, come tutti, che i miei film sono poca cosa”.

Ormai da decenni si è avviata la “comprensione” di Ozu, ma possiamo dire che questo processo di conoscenza sia giunto davvero al termine, e a delle conclusione definitive? “Ancora e sempre Ozu” significa per noi riaffermare una ricerca in progress che serva a sfatare i tanti luoghi comuni con cui anche gli estimatori più entusiasti hanno avvolto e frainteso l’opera del cineasta, ben più ricca, variegata e complessa di quanto si pensi generalmente. Ozu  non è “il più giapponese” dei registi giapponesi, lavorò per tutta la vita fin dal muto sotto contratto di un grande studio,  per tutta la vita amò i film americani, il suo regista preferito era Lubitsch, e realizzò tra l’altro uno dei più bei film noir di tutti i tempi, La donna della retata. Lo “stile Ozu” anche nell’ultimo periodo, quello che presentiamo, non è affatto un sistema chiuso, ma prevede innumerevoli variazioni e sfumature che non abbiamo ancora terminato di scoprire. “Forse un giorno capiranno i miei film”…

CREPUSCOLO DI TOKYO  VERSIONE RESTAURATA

(Tōkyō boshoku, Giappone, 1957, b/n, dur., 140’, v.o. sott., it.)

Regia: Yasujirō Ozu

Con: Setsuko Hara, Arima Ineko, Chishū Ryū, Yamada Isuzu, Takahashi Teiji, Taura Masami, Sugimura Haruko, Yamamura Sō, Shin Kinzō, Fujiwara Kamatari, Nakamura Nobuo, Miyaguchi Seiji, Suga Fujio, Urabe Kumeko

Ultimo film in bianco e nero di Ozu, Crepuscolo di Tokyo porta alle estreme conseguenze il racconto del disfacimento dell’idea di famiglia tradizionale.

Il film racconta la tragica storia di una famiglia che vede arrivare la propria dissoluzione senza riuscire a impedire separazioni e irresponsabilità. Tra abbandoni e gravidanze indesiderate, la famiglia Sugiyama vede lentamente sperperato il senso del legame di sangue e l’amore reciproco.

“Hanno detto che questo film dipinge l’esistenza sbandata di una giovane donna, ma in realtà io volevo ritrarre la vita di […] un uomo lasciato dalla moglie che cerca di tirare avanti nella vita, insomma un film incentrato su una persona della vecchia generazione” (Y. Ozu, Scritti sul cinema, a c. di F. Picollo e H Yagi, Donzelli 2016).

 

Venerdì 5 aprile dalle 1.40 alle 6.00

ANCORA E SEMPRE OZU. La trasparenza, un altro mondo e lo stesso (1948-1962)

(4)

a cura di Lorenzo Esposito, Simona Fina, Fulvio Baglivi, Roberto Turigliatto

IL SAPORE DEL RISO AL TÈ VERDE     VERSIONE RESTAURATA

(Ochazuke no aji, Giappone, 1952, b/n, dur., 111’, v.o. sott., it.)

Regia: Yasujirō Ozu

Con: Saburi Shin, Kogure Michiyo, Tsuruta Kōji, Chishū Ryū, Awashima Chikage, Tsushima Keiko

Il sapore del riso al tè verde è un film di puro movimento, dove Ozu registra i mutamenti nei rapporti personali e nelle abitudini del Giappone dopoguerra e arriva immediatamente prima di Viaggio a Tokyo. Ozu aveva concepito il film nel 1939 ma la sceneggiatura incontrò problemi di censura e, quando venne ripresa, Ozu apportò alcuni cambiamenti (per esempio all’inizio Moichi partiva per la guerra, nella versione finale va in Uruguay).

Il matrimonio fra Taeko e Mokichi è in crisi. La nipote Setsuko prende ad esempio l’infelicità coniugale degli zii per ribellarsi a un matrimonio combinato. Alla fine Taeko e Moichi troveranno pace nella semplicità delle cose quotidiane, basterà ritrovarsi a cucinare insieme del riso al tè verde per riconoscere l’amore.

Così racconta Ozu: “Era una sceneggiatura scritta durante la guerra e accantonata a causa della censura di allora, però era un peccato e l’ho ritirata fuori. […] Ciò che volevo comunicare era che in un uomo ci sono delle qualità propriamente maschili che vanno al di là degli aspetti che di solito guardano le donne, come la bellezza del viso o l’avere un buon gusto” (Y. Ozu, Scritti sul cinema, a c. di F. Picollo e H Yagi, Donzelli 2016).

FIORI D’EQUINOZIO  VERSIONE RESTAURATA                   

(Higanbana, Giappone, 1958, col.,  dur. 113’, v.o. sott. it.,)

Regia: Yasujirō Ozu

Con: Saburi Shin, Fujiko Yamamoto, Yoshiko Kuga, Tanaka Kinuyo, Arima Ineko, Chishū Ryū, Sada Keiji

Primo film a colori di Ozu.

Wataru Hirayama, a parole padre moderno di due giovani figlie, va in crisi quando una delle due rivela di avere una relazione da molto tempo e di volersi sposare. Le donne della famiglia si uniscono per sbloccare la situazione. 

A suo agio anche con la commedia, Ozu non rinuncia ad affinare il suo sguardo morale e la sua riflessione sulla modernità. “Poiché potevo disporre di Yamamoto Fujiko (grande attrice giapponese) ho pensato di fare una commedia vivace”. “Secondo me basta fare tranquillamente dei film che incasano, senza parlare troppo di arte”. (Y. Ozu, Scritti sul cinema, a c. di F. Picollo e H Yagi, Donzelli 2016).

 

Sabato 6 aprile dalle 2.25 alle 7.00

ANCORA E SEMPRE OZU. La trasparenza, un altro mondo e lo stesso (1948-1962) (5)

a cura di Lorenzo Esposito, Simona Fina, Fulvio Baglivi, Roberto Turigliatto 

VIAGGIO A TOKYO           VERSIONE RESTAURATA

(Tokyō Monogatari, Giappone, 1953, b/n, dur., 134′, v.o. sott., it.)

Regia: Yasujirō Ozu

Con: Setsuko Hara, Chishū Ryū, Chieko Higashiyama, Kyoko Kagawa, Haruko Sugimura, So Yamamura, Kuniko Miyake, Eijiro Tōno, Nobuo Nakamura, Mutsuko Sakura

Il capolavoro assoluto di Yasujirō Ozu. Ispirato al bellissimo Cupo tramonto del 1937 di Leo McCarey e spesso considerato da registi e critici il più bel film mai fatto, Viaggio a Tokyo coglie fatti e sentimenti universali e indica per sempre nella gentilezza e nel rispetto reciproco una “strada per il domani”.

Alla soglia dei settant’anni, due anziani genitori decidono di partire dalla loro città per andare a trovare i figli a Tokyo. Dopo poco i due si rendono conto di essere un peso e che l’unica ad averli a cuore è Noriko, la vedova di un altro figlio morto in guerra otto anni prima.

“Ho provato a dipingere la disgregazione del sistema famigliare in Giappone attraverso l’evoluzione dei rapporti fra genitori e figli nel corso del tempo”. “Quando giro un film, non penso alle regole del cinema, così come un romanziere quando scrive non pensa alla grammatica. Esiste la sensibilità non la grammatica”. (Y. Ozu, Scritti sul cinema, a c. di F. Picollo e H Yagi, Donzelli 2016).

IL GUSTO DEL SAKÈ          VERSIONE RESTAURATA

(Sanma no aji, Giappone, 1962, col, dur., 109′, v.o. sott., it.)

Regia: Yasujirō Ozu

Con: Shima Iwashita, Chishū Ryū, Kiji Sada, Mariko Okada, Teruo Yoshida, Noriko Maki, Eijiro Tono, Shinichiro Mikami

L’ultimo film di Ozu, suo malgrado testamentario. Il gusto del saké (ma il titolo originario si riferisce al “sapore del Luccio del Pacifico”) è una sintesi formidabile dell’idea di vita e di poesia di Yasujirō Ozu.

Un dirigente d’azienda vedovo, a seguito di un incontro con un suo vecchio professore che vive ancora con sua figlia non sposata, decide di trovare marito a sua figlia Michiko, ma le cose non vanno come aveva immaginato e Michiko sceglierà il suo candidato. Il padre, dopo il matrimonio, tornerà a casa da solo, ubriaco.

“L’ellissi […] ha un ruolo fondamentale per far concentrare nel dettaglio l’attenzione degli spettatori su un elemento, omettendone altri. Non è perciò solo una questione di apparenza ma di sostanza. […] Si può proprio dire che il problema dell’ellissi nel cinema sia la chiave essenziale della costruzione drammatica del film stesso” (Y. Ozu, Scritti sul cinema, a c. di F. Picollo e H Yagi, Donzelli 2016).

 

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