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LA SCUOLA DI DOCUMENTARIO DI SENTIERI SELVAGGI
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ORGANIZZAZIONE DEL SET, corso online dal 14 ottobre
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Chi ha fatto quel film?
Peter Bogdanovich
Robert Aldrich, George Cukor, Allan Dwan, Howard Hawks, Alfred Hitchcock, Chuck Jones, Fritz Lang, Joseph H. Lewis, Sidney Lumet, Leo McCarey, Otto Preminger, Don Siegel, Josef von Sternberg, Frank Tashlin, Edgar G. Ulmer, Raoul Walsh. Dopo il grande successo di critica e pubblico di Chi c’è in quel film? (premio per il miglior saggio di cinema 2008), Fandango Libri pubblica un altro capolavoro di Peter Bogdanovich: Chi ha fatto quel film? 16 interviste ad alcuni fra i più grandi registi di Hollywood che hanno fatto la storia dei primi 100 anni del cinema mondiale. Bogdanovich ci racconta, fra gli altri, come Howard Hawks rimetta in riga una svogliata Katharine Hepburn con la minaccia di prenderla a calci nel sedere in Susanna!; Hitchcock derida i suoi perché non capiscono come mai Janet Leigh sarà uccisa così presto in Psycho e Siegel è furioso perché i suoi produttori vorrebbero decidere l’inizio e la fine del suo cult L’invasione degli ultracorpi. Grazie allo stile accessibile, alla modalità della conversazione e alla grande competenza di un intervistatore che è un loro “pari”, i registi si sentono liberi di descrivere in dettaglio le loro motivazioni, il metodo di lavoro e perché no le follie che gli hanno permesso di girare i più bei film del ventesimo secolo contribuendo alla creazione di un memorabile compendio sulla settima arte.
[Fandango libri – pp. 1315 € 29,50]
Cinema d’autore degli anni sessanta – Collana “Italiana”
Emiliano Morreale
Gli anni Sessanta sono stati forse il momento di maggiore gloria del cinema italiano, certo il suo momento più glamour. Nasce all’epoca l’idea moderna di film d’autore, e anche il regista diventa un divo al pari degli attori. Un mito che resiste ancor oggi nei grandi film di Fellini, Visconti e Antonioni. In questa nuova analisi, i classici del periodo vengono riletti nel contesto dei media, delle forme di auto-promozione e del pubblico che esse creano. La dolce vita, Il Gattopardo o L’avventura diventano così anche le spie di una mutazione di gusti, di ceti emergenti, di una cultura in aggiornamento. E mentre altrove le nouvelle vague fanno esplodere un cinema moderno, l’Italia trova una sua via originale e imprevista, che farà scuola; in un paese pieno di contraddizioni, diviso tra le borgate di Accattone e gli interni algidi di Ferreri, i giovani arrabbiati di Bellocchio e Bertolucci e quelli spaesati di Olmi. Una guida che getta nuova luce su film e autori celeberrimi, intrecciando il cinema con la società, la letteratura, gli altri media, e racconta una consonanza irripetibile tra il cinema e l’Italia, prima che quest’ultima diventasse “un Paese mancato”.
Italiana è il nome di una nuova collana di saggi firmata “Il Castoro”, interamente dedicata al cinema italiano.
Italiana si propone di offrire uno sguardo esaustivo sul nostro cinema, grazie a una serie di saggi che ne indagano ognuno un aspetto specifico. L’intento principale è descrivere la storia del nostro cinema, leggerne da nuove prospettive le opere significative, mostrarne le relazioni con la cultura e la società italiane.
[Il Castoro – pp. 144 € 15,50]
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KIM KI-DUK: LA MONOGRAFIA DEFINITIVA!
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Commedia all’italiana – Collana “Italiana”
Mariapia Comand
Perché ci ricordiamo di Gassman nel Sorpasso se il protagonista è Trintignant? E perché mai La grande guerra suscitò tante polemiche? Per quale ragione tanti italiani hanno amato i ritratti cinematografici di connazionali gaglioffi e anarcoidi?
La commedia all’italiana è uno dei generi più fortunati del nostro cinema, una fucina di invenzioni narrative e linguistiche, molte delle quali incastonate nel patrimonio immaginario nazionale. Ma dietro alle battute e alle maschere, oltre le storie e gli stereotipi, sono tante le questioni che affiorano. Questo libro le affronta proponendo differenti prospettive di analisi, allacciando un dialogo tra saperi diversi, incrociando testimonianze e documenti, inseguendo i fili invisibili che legano le narrazioni dello schermo alle vicende del tempo e del Paese. Si fa strada così l’immagine di un cinema quale formidabile crocevia di esperienze e discorsi, di spinte e di resistenze, un cinema di grandi attese e, talvolta, di straordinarie risposte.
[Il Castoro – pp. 144 € 15,50]
Le maschere della storia – Il cinema di Paolo Benvenuti
Alberto Morsiani e Serena Agusto (a cura di)
Il primo libro sull’opera di uno dei più originali registi italiani.
Paolo Benvenuti (Pisa 1946) è un autore inconsueto e appartato che persegue con ostinata lucidità una sua idea di cinema in cui convivono la lezione di Rossellini sulla centralità del linguaggio didattico, la passione per le multiformi sfaccettature della Storia pubblica e privata e l’ispirazione plastica e pittorica di uno stile rigoroso e concentratissimo. I progetti dei suoi film sono basati su ricerche storiche lunghe e accurate e propongono punti di vista sempre originali e spesso trasgressivi e controversi. Linguaggio, recitazione degli attori (raramente professionisti), uso delle musiche: ogni aspetto dei suoi film è sottratto a ipoteche spettacolari e ornamentali o a facili psicologismi per andare direttamente alla sostanza e alla verità delle cose. La Storia, per lui, è sì una severa maestra, ma va comunque ricostruita con un procedimento di vera e propria investigazione intellettuale, che è, insieme, sobrio e appassionante.
Il libro raccoglie una serie di contributi originali di critici tra cui Rinaldo Censi, Tullio Masoni, Roberto Chiesi e i curatori Morsiani e Agusto, e un prezioso inserto fotografico.
[Il Castoro – pp. 112 € 16,00]
Il cinema e la Shoah
Claudio Gaetani
Per anni il rapporto che lega il cinema alla Shoah è stato caratterizzato dalla convinzio-ne che fosse impossibile, nonché immorale, tentare di rendere “immaginabile l’inimmaginabile”. Critici, storici e sopravvissuti al genocidio pianificato dal nazismo contro la popolazione ebraica hanno sovente considerato semplicistica, se non addirittura offensiva, qualsiasi rappresentazione il cinema abbia offerto della tragedia da essi subita. Da qualche tempo, però, i toni della discussione sono cambiati e molti hanno capito quanto il mezzo sia stato utile alla conservazione di una necessaria memoria storica. È in questa direzione che il lavoro di Claudio Gaetani si muove. Rispolverando e scovando pellicole più o meno note, analizzando sequenze appartenenti all’immaginario collettivo insieme ad altre perse nel tempo, ma particolarmente significative per le finalità ideologiche e politiche che celano, l’autore individua tutte le fasi di questo processo, tenendo sempre ben impressa l’incidenza che su di esso hanno avuto molteplici fattori, primo fra tutti lo sfondo storico-geografico delle singole produzioni. La struttura stessa dell’opera evidenzia quali differenze intercorrono in questo senso tra una produzione americana e una europea e permette di seguire in maniera speculare i percorsi e le relative influenze che hanno portato chi l’evento non ha vissuto direttamente e chi invece continua tutt’oggi a sentirne addosso il peso a dare alla Shoah una propria fisionomia. Gaetani traccia e suggerisce quanti più sentieri di indagine possibili in questo mare magnum ancora mai compiutamente esplorato, arrivando a svelare come i connotati stessi della tragedia abbiano così finito per diventare il modello e il simbolo stesso del Male, assimilati pure in generi completamente alieni da quello più tipicamente drammatico o bellico. Obiettivo della sua ricerca resta trovare un modo di filmare la tragedia che sia realmente unico, e cioè che appartenga a un cinema essenzialmente “civile”.
[Le Mani pp.264 – € 13,00]
Fuck the continuity
Miguel Lombardi
Se appena trent’anni fa si fosse proposta al pubblico la visione di Se mi lasci ti cancello o di Babel, pochissimi spettatori ne avrebbero compreso il significato.
Questo perché il cinema sta evolvendo sotto i nostri occhi: i suoi codici stanno cambiando e così le modalità espressive di registi, montatori e sceneggiatori a noi contemporanei. Inarritu, Gondry, Kaufman sono solo alcuni tra gli interpreti di un linguaggio che non è più lo stesso, in cui continuità e montaggio narrativo sono ormai arrivati a giocare una funzione primaria sin dall’ideazione del film.
Eppure le regole trasmesse agli aspiranti registi di oggi sono le stesse di trenta o cinquanta anni fa. Il merito di questo manuale è di ribadirle – nella consapevolezza che esse sono pur sempre quelle “fondamentali” – ma subito dopo mostrare come e quando sia opportuno – anzi auspicabile – aggirarle, ricorrendo alle possibili eccezioni. Quelle stesse eccezioni che nella storia del cinema hanno spesso contraddistinto lo stile originale e unico dei grandi registi.
[Audino Editore – pp. 160 € 19,00]
Il viaggio dell'Eroe
Christopher Vogler
Il film e la fiction tv raccontano storie. Le narrazioni più coinvolgenti, quelle che, a seconda dei casi, ci tengono incollati allo schermo col fiato sospeso o ci lavorano dentro e riemergono alla mente nelle ore o nei giorni successivi, sono quasi sempre riconducibili agli antichi miti. Forse perché, come ha scritto Jung, il sogno è il mito individuale, i miti rappresentano i sogni collettivi dell'umanità . E il grande cinema è anch'esso sogno collettivo. Questo libro, basato sul lavoro di uno studioso dei miti come Joseph Campbell, tenta di analizzare la figura del protagonista del film, con le stesse categorie con cui Campbell analizza l'eroe mitico e il suo percorso avventuroso. Ma non si tratta di un saggio antropologico o sociologico, bensì di una guida all'analisi della struttura fondante della sceneggiatura. Infatti l'eroe mitico non è solo in senso letterale trasponibile nel protagonista del film d'avventura, ma è una metafora di qualsiasi protagonista di qualsiasi film in cui il personaggio principale compia nel racconto per immagini un percorso che lo porti alla fine della storia ad una nuova consapevolezza. La struttura di questo viaggio, le stazioni di questo procedere, le figure ed i passaggi che lo porteranno a compiere il tragitto che potremmo definire "iniziatico", tutto questo viene spiegato nel libro con riferimenti continui a sequenze di grandi film. A dieci anni dall'uscita della versione italiana del libro, pubblichiamo una nuova edizione del grande successo internazionale di Christopher Vogler: Il viaggio dell’Eroe. Rispetto alla precedente, questa edizione si arricchisce di una prefazione dell’autore ed è caratterizzata da una nuova traduzione, che, tenendo conto della diffusione del testo fra gli scrittori italiani, si uniforma all’uso ormai consolidato della terminologia in esso contenuta.
[Audino Editore – pp. 176 € 19,00]
La guerra del cinema
David Puttnam
Questo libro racconta la storia dell’epico scontro tra la potente armata dei produttori hollywoodiani, sempre supportata dal potere politico, e le fragili e divise cinematografie europee, sempre in cerca di sussidi statali e di leggi protezionistiche.
Ma ci spiega anche come una diversa idea di cinema tra vecchio e nuovo continente abbia influito sullo sviluppo e sull’esito di questo scontro. Da una parte, negli USA, un apparato industriale che, con l’ambizione di sviluppare il mercato interno e conquistarne di nuovi all’estero, ha saputo realizzare storie sempre più emozionanti e portatrici di valori universali capaci di creare un immaginario collettivo sovranazionale. Dall’altra, in Europa, un cinema, inteso innanzitutto come arte, che ha prodotto capolavori assoluti, ma ha anche generato un’ideologia del cinema d’autore che, sfornando centinaia di film autoreferenziali, ha progressivamente allontanato per decenni il pubblico europeo dal proprio cinema.
Anche le politiche governative di aiuti al settore sono state essenzialmente differenti tra i due continenti: da una parte stimoli e investimenti per lo sviluppo industriale del settore, dall’altra aiuti spesso di tipo mecenatistico nei confronti di singoli autori.
Così, ricostruendo la storia delle politiche industriali, statali e culturali di settore, Puttnam da una parte fa emergere le ragioni e le modalità di una guerra che noi europei non potevamo non perdere, dall’altra ribadisce come non ci si debba rassegnare alla sconfitta.
«I film e la tv creano stili di vita e comportamenti, rinforzano o minano i valori di una società […]. Sceneggiatori, registi e produttori hanno la grande responsabilità morale di stimolare, ispirare, mettere in discussione o riaffermare, oltreché di intrattenere».
Insomma, il cinema è molto più che divertimento, business e persino arte: ecco perché non possiamo arrenderci.
[Audino Editore – pp. 144 € 18,00]
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