Che il mercato videoludico navigasse in acque poco sicure lo si sapeva da tempo, da qualche anno almeno. La crisi del settore è data soprattutto dall’impossibilità di estendere ulteriormente il mercato, che ha raggiunto il suo apice di espansione massimo nell’ultimo decennio – arrivando a generare miliardi di introiti. Quindi le grandi aziende, come Microsoft, si trovano ora costrette ad applicare dei licenziamenti di massa per limitare le perdite (un risvolto simile lo si è avuto negli anni anche dalle Big Tech, come Meta). Sorvoliamo in toto sul problema più “umano” della crisi del settore, come gli strascichi intimi sulla psiche dei dipendenti, raccontati eccellentemente da Hasan Minaj in Patriot Act with Hasan Minaj – nell’episodio The Dark Side of the Video Game Industry. Osserviamo invece il cambiamento dei videogiochi, la portabilità, e quello che oggi stiamo riconsiderando tale. Il nostro punto di partenza è un episodio di Official Xbox Podcast, nel quale si parla della situazione attuale del gaming soprattutto in relazione alla portabilità dell’esperienza e allo scarto (quasi) definitivo dell’hardware fisico; a favore di un modo tutto nuovo di concepire il gaming nelle nostre vite.

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Il passo immediatamente successivo sembra abbracciare l’avvento delle IA. Sora è stato annunciato solo qualche giorno fa, eppure la rivoluzione sembra già iniziata. Eravamo convinti che l’invenzione di OpenAI si limitasse alla creazione di video – i più realistici e complessi finora – invece la sorpresa è stata scoprire che Sora potrebbe sovvertire anche il mondo videoludico. Secondo i suoi ideatori infatti sarebbe in grado di “simulare processi artificiali e mondi digitali complessi come quelli dei videogiochi moderni. Sora può plasmare il mondo di un’esperienza interattiva come Minecraft e, contemporaneamente, controllare il giocatore, riproducendo il tutto con dinamiche ingame altamente fedeli”.

Spiega il Dr. Jim Fan di NVIDIA che Sora di OpenAI è diverso dagli altri modelli basati su IA generativa poiché si tratta di un “vero e proprio motore fisico basato sui dati, piuttosto che un mero generatore di immagini. Sora esegue migliaia di calcoli per prevedere come un oggetto interagisce col suo ambiente e si serve di quei dati per creare un modello virtuale tridimensionale di un mondo interattivo“.

OpenAI Sora can simulate Minecraft I guess. Maybe next generation game console will be "Sora box" and games are distributed as 2-3 paragraphs of text. pic.twitter.com/9BZUIoruOV

— Andrew White (@andrewwhite01) February 16, 2024

Dovessimo tracciare un punto di inizio di questa vicenda, andremmo a parare al momento in cui la distribuzione dei titoli su console si è tramutata definitivamente da fisica a digitale (il gaming su pc si diversifica in questo, conoscendo già l’enorme apporto di Steam nel mercato mainstream e indie). È il momento di trasformazione del mercato, che da centralizzato diviene distribuito, e come accadde per Blockbuster, oggi questo cambiamento sembra affossare anche GameStop. Poi avvenne il crossplay, che promettendo sessioni di gioco dello stesso titolo ma possibile anche da console differenti, ha dimostrato che è possibile unire online mondi apparentemente non comunicanti, e fortemente rivali tra loro – Fortinite è stato il titolo spartiacque in questo senso. Quindi lentamente vediamo come il videogioco esce dalla concezione ristretta cui è stato bloccato sin dalla nascita: un interesse chiuso alla singolarità, limitato nelle mura domestiche in lunghissime sessioni in solo. Dopo la crisi pandemica, altro momento di rilettura globale umana, l’online è diventato il mondo possibile altro, invitandoci ad abitarlo per sentire nuovamente la socialità che il Covid-19 ci ha tolto. Impossible dimenticare l’affollatissimo e psichedelico concerto di Travis Scott.

Ed è impossibile anche ignorare la sempre più marcata e sofisticata software portability del gaming, iniziata quando è diventato possibile portare in tasca i mondi virtuali dei giochi mobile. Adesso la frammentazione sugli schermi sembra sempre più plausibile, e l’industria deve trovare nuovi escamotage per fare fronte comune, a rischio di una crisi senza precedenti.

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