#RomaFF17 – Django – La serie. Incontro con Francesca Comencini e il cast

È stata presentata a Roma la serie originale Sky e CANAL+ sull’immortale personaggio Western. Il progetto vede la direzione artistica di Francesca Comencini che era accompagnata sul palco dal cast

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Francesca Comencini affronta la direzione artistica (e la regia dei primi episodi) della serie in dieci puntate girata in Romania e ideata da Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli prendendo d’ispirazione il cult movie di Sergio Corbucci del 1966. la serie prodotta da Sky e Canal + arriverà nel 2023 in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

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“Vorrei dedicare il mio pensiero a Mahsa Amini e a tutte le ragazze e ragazzi che stanno lottando per la propria libertà. Django parla anche di loro e per la loro battaglia.”

Queste le parole della regista Francesca Comencini con cui si apre la conferenza stampa di Django -La serie. Un western che si muove dal desiderio di vendetta e sopraffazione verso il bisogno di ricominciare. Ad accompagnare la Comencini, un cast internazionale guidato da Mathias Schoenaerts, Noomi Rapace e Nicholas Pinnock e il regista Enrico Maria Artale.

Le prime domande in sala riflettono sul rapporto della regista con il western e il tanto difficile tentativo di conciliare la tradizione con un genere così maturo con la contemporaneità.

“I western che guardavo da giovane negli anni ‘70 erano film di ribellione, refrattari e anarchici. Raccontavano una favola nera che rifletteva con grande puntualità quel tempo attraverso uno spirito indomito, penso a film come Mucchio Selvaggio, ad esempio. Per Django, sapevamo della sua tradizione leggendaria e l’abbiamo rispettata. Allo stesso tempo, volevamo raccontare il nostro tempo e attraverso questo sogno di cinema smisurato che è il western abbiamo raccontato una nuova tipologia di anti-eroe. Ne abbiamo analizzato una crisi ancora più intima. Abbiamo descritto il mondo contemporaneo, un mondo senza frontiere basato sulla diversità e sulla paura di questa diversità. Inoltre, abbiamo cercato di creare un forte personaggio femminile che interpreta l’antagonista del film. In questo senso, in fase di scrittura siamo riusciti a plasmare diversi strati di personalità. La nostra antagonista è una donna feroce e custode dell’ordine patriarcale.”

Comencini riflette anche su come il cinema, in particolare il suo cinema, possa contribuire al processo formativo dei giovani contro la violenza di genere.

Non c’è un messaggio preciso in Django. L’obiettivo è stato quello di creare un’opera accattivante e sorprendente, raccontando, attraverso i nostri personaggi, le contraddizioni della nostra società nel rapporto con le minoranze. Il nostro lavoro è stato affrontare la complessità attraverso un punto di vista personale. Il cinema, ad esempio, può raccontare personaggi femminili forti, autonomi, creando una rappresentazione veritiera in cui il pubblico ci si possa immedesimare.”

A prendere la parola, ora, sono i due ideatori della serie tv, Leonardo Fasoli e Maddalena Ravagli, i quali si sono dovuti confrontare non solo con il classico di Corbucci datato 1966, ma anche con il film cult di Tarantino del 2012. Inevitabile una riflessione degli sceneggiatori sul tipo di scrittura adottata dal grande regista statunitense.

“Si ci siamo approcciati anche a lui sulla scrittura. Il suo è un racconto politico, non sotto forma di trattato ma di riflessione che parte dalla condizione black nella nostra società. Partendo da questo, mette in scena dei personaggi che rappresentano gli uomini e donne di oggi. Tarantino è diventato un riferimento nel mondo del western e il suo modo di raccontare così bene i problemi che ci sono vicini, come il rapporto tra identità e diversità e di una società chiusa mentalmente, ci ha sicuramente ispirato.”

La parola passa successivamente al cast che raccontano ciascuno il lavoro fatto sul proprio personaggio. In particolare Mathias Schoenaerts, il Django della Comencini, racconta del suo speciale rapporto con Django, antieroe scritto mezzo secolo fa ma che ancora rappresenta con straordinaria coerenza la realtà quotidiana dell’uomo contemporaneo.

“Django è l’archetipo di come l’uomo vada avanti anche dopo aver perso tutto. Questa speciale caratterizzazione credo che sia perfettamente in sincronia con la nostra società. È ancora possibile restaurare la possibilità di dare amore, nonostante tutto.”

A chiudere l’incontro, arrivano gli interventi del regista Enrico Maria Artale e dei produttori associati al progetto.

“All’interno del set era l’idea di libertà espressiva che doveva arrivare prima del resto. All’interno di un racconto western con una mitologia ben precisa, su cui però si è instaurata una volontà, forse più europea di entrare nella testa dei personaggi prima che nel quadro di azione.

Il western è un genere in grado di raccontare il presente, il femminile e il maschile. E, nonostante sia stato complicato trasformare Django in una Serie Tv, crediamo sia stato un grande salto di qualità, in quanto la serialità si concentra sulla complessità dei personaggi, che era la nostra primaria intenzione. La serialità è diventato grande cinema.”

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