Space Monkeys, di Aldo Iuliano

Un viaggio quasi fantascientifico dentro i disagi della Generazione Z dove, nel trionfo di colori e suoni, rimane in secondo piano la progressione drammaturgica e lascia molti temi irrisolti.

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Generazione Z. Nati tra la fine degli anni ’90 e il primo decennio del 2000. Generazione di sconvolti cibernetici, high tech e low touch, che non hanno più santi né eroi. Per la sua opera prima Aldo Iuliano (classe 1980) pone un parallelismo tra questi ragazzi e le Space Monkeys, le scimmie che nel 1959 fecero il loro primo viaggio spaziale. Una notte d’estate un gruppo di cinque adolescenti si ritrova attorno ad Able, una intelligenza artificiale, per giocare sfide sempre più pericolose. La tragedia è però in agguato.

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L’esile trama è naturalmente un pretesto per sperimentare un caos di luci e di colori, strutturato attraverso lunghi piano sequenza. La fotografia perfetta di Daniele Ciprì esalta l’estetica al neon e l’ambientazione futuristica in un castello del 400 riadattato a museo d’arte contemporanea. Molto suggestive anche le riprese al tramonto nella Baia dei Greci a Capocolonna nel crotonese.

Iuliano ha sicuramente assimilato la lezione di Enter the Void e Climax di Gaspar Noé e conosce a memoria tutto l’armamentario techno pop del cinema francese d’avanguardia. Cerca di riadattarlo all’immaginario contemporaneo inserendo i temi del bullismo, della fluidità di genere, della pervasività dei social network. Il film funziona bene nell’apparato visivo con soluzioni davvero riuscite (la scenografia degli interni, le maschere al neon, la piscina circolare inquadrata dall’alto). Zoppica invece nella interazione dei cinque personaggi  e nella progressione della sceneggiatura che dal momento in cui si compie il climax drammatico si sgonfia rapidamente verso una conclusione insipida. Justine (Souad Arsane) è l’unico personaggio che ha una evoluzione coerente e che rivela nei disegni e negli sguardi un presagio di morte. Meno convincenti il narcisismo dell’informatico Ste (Haroun Fall), la gender fluidity dell’influencer Marta (Amanda Campana), la codardia del producer musicale Balo (Riccardo Mandolini) e la tossicodipendenza di Dani (Ambrosia Caldarelli). Due momenti da ricordare: il tentativo rianimatorio ripreso dall’alto sulle note di Sound of Victory di Enrico Melozzi e la lunga ripresa con camera fissa che registra tre movimenti differenti divisi nelle tre parti dell’inquadratura.

Prodotto da Freak Factory in collaborazione con Rai Cinema, Space Monkeys è un racconto di formazione che spinge a fondo il pedale dell’immaginario proponendo un viaggio quasi fantascientifico dentro i disagi della Generazione Z. Nel trionfo di colori e suoni rimane un po’ in secondo piano la progressione drammaturgica, con una parte finale che vorrebbe chiudere il cerchio ma in realtà ha la asprezza di una linea spezzata, lasciando molti temi irrisolti. Rispetto ai modelli cui si ispira (Gaspar Noè più che Kubrick), Iuliano rimane ancora nel politicamente corretto e tende a scolpire i suoi personaggi troppo schematicamente, irrigidendoli in dialoghi poco naturali. Rimane un debutto molto coraggioso, con un comparto tecnico di prim’ordine.

 

Regia: Aldo Iuliano
Interpreti: Souad Arsane, Amanda Campana, Haroun Fall, Riccardo Mandolini, Ambrosia Caldarelli
Distribuzione: Freak Factory
Durata: 90′
Origine: Italia, 2022

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.6
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Il voto dei lettori
3.25 (12 voti)
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