Still-Lifes, di Filippo Ticozzi

Vede finalmente la luce in questi giorni in selezione al Doker Moscow 2020 il nuovo lavoro di Filippo Ticozzi, racconto di una coppia dedita alla disciplina ferrea del BDSM

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Vede finalmente la luce in questi giorni in selezione al Doker Moscow 2020 il nuovo lavoro di Filippo Ticozzi, che avrebbe dovuto iniziare la sua vita festivaliera nello scorso inverno ma ha visto i passaggi precedenti bloccati dal lockdown. Still-Lifes racconta di Davide e Lucio Pat, e della loro convivenza sotto la disciplina ferrea del BDSM. Una storia che permette all’autore di proseguire lo studio anatomico sulla dissezione dei corpi esplicitato in The Secret Sharer, il corto che fino ad ora rappresenta forse la dichiarazione più esplicita della poetica di Ticozzi: “riuscire a diventare inanimati, senza vita e dunque eterni, come una pietra”, così il regista sintetizza la ricerca dei suoi personaggi, uno sguardo che spesso abbiamo definito disumano proprio per come è in grado di fissare l’assoluta indifferenza dell’immagine e del mondo al dolore e alle tribolazioni degli uomini.

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Il silenzio è il grande protagonista delle stanze del cinema di Ticozzi, e anche stavolta in questa casa piena di architravi e ganci per le sospensioni si sta quasi sempre zitti, la provincia scorre fuori dalla finestra e il gatto domestico osserva annoiato quel corpo che penzola roteando su sé stesso su di un complicato sistema di nodi. La storia ci viene data per indizi, come le parole al vento di Moo Ya, solo che stavolta va ricostruita dagli schermi degli smartphone e dei pc della coppia, dove scorrono le bacheche dei social su cui i due si raccontano (riferimenti pittorici, performance e viaggi in Giappone…) e dove i due svolgono la parte più hardcore della loro pratica, quella giusto suggerita da alcuni inequivocabili oggetti presenti in casa e dalle descrizioni dei video di clips4sale che intravediamo ad un certo punto. Sono tutte gabbie, strutture e riquadri (le vignette dei manga…) che imprigionano qualsiasi slancio umano, come la sezione finale dedicata alla fiera di Bergamo Sex 2018, con Ticozzi che incasella i corpi dietro sbarre, lastre, ancora una volta monitor e architetture ostili, o come il serpente sotto teca che i protagonisti tengono in casa (simbolo anche della ricorrente struttura circolare che Still-Lifes ricerca).

Percepiamo ancora nel regista una volontà a volte quasi disperata di smontare queste barriere, e infatti Ticozzi ossessivamente racconta solo gli scioglimenti dei rituali con le corde, resta molto poco sul momento della “prova fisica” vera e propria (come nella straordinaria apertura sulla performance outdoor) preferendo gli istanti di tenerezza in cui Lucio si abbandona su Davide che dissolve i nodi in carezze e ripassa i lacci sui segni lasciati sul corpo estenuato. C’è forse una connessione latente con l’ultimo cinema del Luca Ferri “da appartamento” (più vicino a Dulcinea che a La casa dell’amore, per dire), ma gli oggetti non raggiungono mai qui una luce di desiderio, restano attoniti, annullati come l’oblò della lavatrice self service o i resti del cibo sul tavolino del ristorante, nelle poche “uscite” che i due si concedono. Anche lo sguardo è sospeso, spesso ci sono altri occhi a guardare le esibizioni della coppia, e tutto il film è pieno di sguardi galleggianti, dallo scrolling compulsivo dei due sui rispettivi telefoni fino al pubblico intontito del Bergamo Sex: come sempre, nelle visioni di Ticozzi aleggia una presenza che non è lo spettatore né il regista, la percezione di un’entità al di sopra, che ancora non sappiamo riconoscere se benevola o antagonista.

 

Regia: Filippo Ticozzi
Interpreti: Lucio Pat Foster, Davide La Greca
Durata: 51′
Origine: Italia, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.5 (2 voti)
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