Nutrire la coppia. Sergio Castellitto e il cast presentano Nessuno si salva da solo

Si è svolto questa mattina, presso l'Hotel Armani di Milano, l'incontro di presentazione dell'ultima fatica di Sergio Castellitto. Tratto dal romanzo omonimo di Margaret Mazzantini, con il regista erano presenti gli interpreti Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca. In sala dal 5 marzo

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Presso l'Hotel Armani di Milano, si è svolto questa mattina l'incontro di presentazione dell'ultimo lavoro di Sergio Castellitto. Tratto da un romanzo di Margaret Mazzantini, Nessuno si salva da solo è la storia travagliata e amara di un amore finito. Con il regista, presenti all'incontro anche gli interpreti principali, Riccardo Scamarcio e Jasmine Trinca.

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A tre anni di distanza da Venuto al mondo, torna il sodalizio, non solo professionale, Castellitto-Mazzantini, quest'ultima nel ruolo di sceneggiatrice, alle prese con la conflittuale storia d'amore tra Delia (Jasmine Trinca), una biologa nutrizionista e Gaetano (Riccardo Scamarcio), uno sceneggiatore di programmi televisivi. Durante una cena in un ristorante, i due ripercorrono la propria vita insieme, dall'entusiasmo dei primi anni di vita comune, l'amore, la passione, ai primi problemi e frustrazioni reciproche che hanno cominciato ad allontanarli, fino alla separazione. Nelle sale a partire dal 5 marzo.

 

 

Da dove è nata l'idea di portare sul grande schermo una storia del genere?

Sergio Castellitto: L'idea mi e venuta poco più di un anno fa. Il libro Margaret (Mazzantini) l'ha scritto cinque anni fa, ma non avevamo mai pensato di farne un film. Un giorno lessi una frase, mi sembra alla pagina 108, che diceva:Pensare di trovare tutto in una persona. Questa frase mi colpì molto, ed allora con Margaret trovammo una certa contemporaneità in questo libro, forse nascosta. È stato tutto abbastanza improvviso, anche la sceneggiatura sembra fatta ignorando in un certo senso il libro. C' è molta libertà. Di conseguenza ho cercato due attori molto contemporanei, come Riccardo e Jasmine, che sono stati molto bravi a nutrire il film con emozioni, segreti dei propri pensieri. È anche un film sulla creatività, Gaetano, il personaggio principale, è uno sceneggiatore, Delia una nutrizionista, in qualche modo anche lei è un'artista.

 

 

Il finale sembra molto poetico. La scelta di avvalersi di un non attore come Roberto Vecchioni, uno degli ultimi poeti della musica italiana, è una scelta meditata che va proprio in questa direzione?

Sergio Castellitto: Sì, è una scelta meditata. Tutto è meditato. Avrei potuto sicuramente avere grandi attori italiani al suo posto. Ma Roberto ha una cosa che i grandi attori non hanno: il panico. E quindi la prima cosa che mette in scena non è sicuramente il primo stereotipo che gli viene in mente. Comunque nel film ci sono tanti altri poeti della musica: Tom Waits, Leonard Cohen, Asaf Avidan, Amedeo Minghi, Lucio Dalla. Sono molto fiero della mia colonna sonora.

 

 

Nel corso del film, ci sono molte ripetizioni di scena, molti dialoghi simili tra loro. Non pensi che alla lunga questo possa stancare?

Sergio Castellitto: Il film ha la pretesa di essere costruito come una canzone. Nelle canzoni ci sono i ritornelli, che sembrano essere sempre uguali, ma sono sempre in realtà cantati in un altro modo, magari con un crescendo. Il ritornello di questa canzone è il ristorante. Poi c'è lo sviluppo della canzone, che è questa meravigliosa storia d'amore. Ogni tanto si torna al ritornello, ma ogni volta c'è un qualcosa di nuovo.

Jasmine Trinca: La sensazione, mentre giravamo, era che dopo le prime sei settimane avevamo terminato il film. Eppure avevamo solo girato la parte del passato, i flashback. Poi entriamo nel ristorante e mi sembra di girare un altro film. La stessa sensazione la provo nel viaggio onirico con la bizzarra coppia di anziani del finale. È ancora un altro film. A me questa cosa mi ha colpito molto, si cambiava registro, ma la capacità di toccare un sentimento, rimaneva la medesima.

 

 

Che significato ha il rapporto complicato che ha Delia con il cibo?

Sergio Castellitto: Oggi tutti parlano di cibo. La storia tra Gaetano e Dalia parte da un disordine, non solo alimentare, ma oggettivamente più complesso. Più emotivo. Stamattina pensavo a Non ti muovere: Delia prende Gaetano in quella palestra, un po' come Timoteo prende Italia. In Delia c'è qualcosa di Timoteo e in Gaetano c'è qualcosa di Italia. E in questo gioco tra maschile e femminile che si mischia, c'è un filo conduttore che è la scrittura di Margaret.

 

 

Come vi siete preparati per interpretare questo film, avete un metodo particolare per entrare nel personaggio?

Riccardo Scamarcio: Personalmente, un elemento importante in questo film è stata la grande empatia, la grande affinità tra me e Jasmine. Noi ci conosciamo nella vita, siamo amici, abbiamo già lavorato insieme, ma soprattutto abbiamo una grande capacità di ascolto, di sentire l'altro. Siamo riusciti in questo film a trascendere la scena, ad essere in totale abbandono, a perdere il controllo.

Jasmine Trinca: Ognuno di noi ha aggiunto qualcosa. La voglia di essere quanto più autentici nel restituire i sentimenti, l'idea portare un incidente emotivo, ha portato a far esplodere le parole del libro e a renderle vere.

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