Il mio posto è qui, di Cristiano Bortone e Daniela Porto

Un’amara storia di pregiudizi, violenza e omofobia nella Calabria del secondo dopoguerra, capace di grandi momenti di dolcezza. Ottimi gli interpreti Ludovica Martino e Marco Leonardi

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Siamo in un piccolo paese della provincia calabrese nel secondo dopoguerra, Marta (Ludovica Martino) è una giovane madre rimasta vedova dopo la morte del compagno in guerra. I pregiudizi sono molti e una ragazza nubile non è vista di buon occhio nel paese e la sua stessa famiglia non perde occasione per farglielo pesare. L’opportunità di riscatto si presenta con la proposta di matrimonio da parte di un vedovo più anziano che Marta è costretta ad accettare. È così che incontra Lorenzo (Marco Leonardi), “l’uomo dei matrimoni” schifato da tutto il paese a causa della sua omosessualità. Due emarginati che si incontrano instaurando un’amicizia potente capace di allargare gli orizzonti della giovane e riconciliare l’anima di un uomo schiacciato dalle delusioni d’amore.

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Diretto da Cristiano Bortone e Daniela Porto, quest’ultima anche autrice del romanzo omonimo edito da Sperling & Kupfer, Il mio posto è qui racconta una storia di emancipazione femminile ambientata in un periodo molto complesso della storia italiana. Da una parte c’è grande fermento politico in attesa delle elezioni del 1946 in cui le donne potranno votare per la prima volta, dall’altro c’è l’effettiva realtà quotidiana su cui pesa molto l’eredità fascista e l’opprimente condizione imposta da una società patriarcale di stampo medievale. “Ricordatevi che il marito è il capofamiglia, è lui a portare il pane a casa. Il suo sudore è come acqua benedetta”, così il parroco catechizza le future spose riguardo i loro doveri coniugali. Marta non la pensa come la madre, la sorella e le altre donne del paese. Lei il 2 giugno 1946 a votare ci vuole andare, e per di più vuole votare comunista. Lorenzo riesce a intravedere nello sguardo di Marta il luccichio di chi non ha voglia di arrendersi, così decide di regalarle una macchina da scrivere Olivetti e la iscrive a un corso da dattilografa nella sede del PCI. Qui una giovane e agguerrita comunista istruisce un gruppo di aspiranti dattilografe a non essere “femmine mosce ma donne forti”, una vera e propria lezione di sorellanza per chi è cresciuta in un paesino dove le donne devono stare zitte e badare alla casa.

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Attraverso una vicenda ambientata quasi ottant’anni fa, gli autori di Il mio posto è qui riescono a mettere in scena alcune tematiche tuttora estremamente attuali, come la violenza sulle donne, l’omofobia, la prevaricazione e l’abuso di potere. Obiettivo simile a quello di Paola Cortellesi e del suo esordio C’è ancora domani, in cui la protagonista Delia è coeva di Marta. Seppur tra Testaccio e la provincia calabrese ci sia non poca distanza, la condizione delle due donne resta molto simile. Quello che differisce tra i due approcci è il crudo realismo scelto da Bortone e Porto, i quali non nascondono la violenza fisica e verbale, anche quando proviene da personaggi all’apparenza positivi. Il linguaggio utilizzato è dialetto stretto, tanto da aver bisogno dei sottotitoli in alcune sequenze, la scenografia è povera e scarna, la luce fredda e mai artificiosa. In questa cornice opprimente sarà Lorenzo a prospettare a Marta e suo figlio un altro futuro, uno in cui non si giudica una persona dalle sue preferenze sessuali o dalla sua situazione coniugale.

Già vincitore del premio per la miglior regia e per la miglior attrice protagonista al Bif&st 2024, Il mio posto è qui rappresenta un amaro racconto di formazione capace di momenti di dolcezza con al centro due ottimi interpreti come Ludovica Martino e Marco Leonardi. Quest’ultimo, in particolare, ha la capacità di racchiudere l’intero conflitto interiore del personaggio nel solo struggente sguardo colmo di dolore.

Regia: Cristiano Bortone e Daniela Porto
Interpreti: Marco Leonardi, Ludovica Martino, Francesco Biscione, Biancamaria D’Amato, Adele Bilotta, Annamaria De Luca, Francesco Arico’, Antonino Sgro’, Saverio Malara, Ivan Artuso, Giorgia Arena
Distribuzione: Adler Entertainment
Durata: 110′
Origine: Italia, Francia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.5
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Il voto dei lettori
3.57 (7 voti)
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