"24 ore", di Luis Mandoki

Nella separazione e nell'improvviso scontro tra i corpi, nelle ipotesi di traiettorie di fuga sempre negate, nell'affiorare di fantasmi similari, nei segni di una malattia che ribalta percorsi narrativi già pre/annunciati, l'opera di Mandoki consuma progressivamente inquadrature di genere già troppo viste per concentrarsi su un "visibile residuo".

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C'è il tempo e il controcampo che scandiscono frammenti del thriller d'azione statunitense. Il tempo, le 24 ore, quello necessario a una banda di criminali e a un loro complice per prendere in ostaggio figli di famiglie benestanti, ottenere il riscatto e poi svanire nel nulla. Il controcampo, quello della simultaneità dell'azione che vede la madre della bambina rapita Karen Jennings (Charlize Theron) vicino al rapitore Joe Hickey (Kevin Bacon) nell'appartamento della donna e il padre della ragazzina (Stuart Townsend) accanto alla moglie del criminale (Courtney Love) in una stanza d'albergo. La presenza di orologi, i minuti che sembrano consumare progressivamente le immagini facendo concentrare l'azione in una fascia temporale esigua portano spesso Mandoki ad entrare e ad uscire dal genere, dove la tensione tipica del thriller (già così essenziale in Angel Eyes) sembra piuttosto penetrare all'interno delle forme del mélo domestico già estremizzato in Amarsi e soprattutto nell'ottimo Le parole che non ti ho detto. C'è un telefono cellulare che tiene continuamente legati lo spazio e il tempo. Le chiamate di Joe alla moglie o al suo complice (Pruitt Taylor Vince), che devono avvenire ogni mezz'ora, segnale che il loro piano sta funzionando, lasciano emergere i dispositivi di una messinscena che si lega sulla separazione/moltiplicazione dei set. Nella separazione e nell'improvviso scontro tra i corpi (la scena intensa del momentaneo incontro tra Karen e sua figlia), nelle ipotesi di traiettorie di fuga sempre negate, nell'affiorare di fantasmi similari (l'immagine della figlia di Karen simile a quella della figlia dei due criminali, morta all'età di 6 anni dopo che un'équipe medica non era riuscita a salvarle la vita), nei segni di una malattia (l'asma della bambina, interpretata da un'intensa Dakota Fanning, che si era già positivamente rivelata nella parte della figlia di Sean Penn in Mi chiamo Sam) che ogni volta ribalta percorsi narrativi già pre/annunciati, l'opera di Mandoki sembra consumare progressivamente inquadrature di genere già troppo viste per concentrarsi su un "visibile residuo". Così ecco che nella parte finale gli interni (l'abitazione dei coniugi Jennings, la casa nel bosco dove è tenuta prigioniera la bambina, la stanza d'albergo) sono come dissolti, sostituiti da una strada senza punti di riferimento, dove un'automobile, un camioncino, un aereo, convergono su un'immagine che si estende anche in verticale, che contiene a fatica la convergenza di più movimenti che materializzano la riuscita sequenza di un inseguimento così eccessivamente concentrato (quasi troppi corpi e troppi oggetti nella stessa inquadratura), dove sembra che restino troppi pochi piani a disposizione rispetto la voluminosità di eventi narrativi che conducono all'epilogo. Tratto da un romanzo di successo, Ventiquattro ore di terrore di Greg Iles (anche autore della sceneggiatura), l'opera di Mandoki non avrà forse l'intensità di Ransom di Ron Howard o quell'essenzialità di Minuti contati di Badham, quest'ultima opera che si svolgeva praticamente in tempo reale. C'è però in Mandoki una precisa strategia nel lasciar muovere i personaggi quasi per istinto, quasi figure da mélo inserite nel thriller, mossi da una disperazione che li porta a quella ferocia animale l'uno contro l'altro. Nel corso della lavorazione è morto il direttore della fotografia Piotr Sobocinski, che aveva collaborato con Kieslowski per Tre colori: film rosso.

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Titolo originale: Trapped
Regia: Luis Mandoki
Sceneggiatura: Greg Iles dal suo romanzo
Fotografia: Frederick Elmes, Piotr Sobocinski
Montaggio: Gerald B. Greenberg
Musica: John Ottman
Scenografia: Richard Sylbert
Costumi: Michael Kaplan
Interpreti: Charlize Theron (Karen Jennings), Courtney Love (Cheryl Hickey), Stuart Townsend (dr. William Jennings), Kevin Bacon (Joe Hickey), Pruitt Taylor Vince (Marvin), Dakota Fanning (Abby Jennings), Steve Rankin (Hank Ferris), Gary Chalk (agente Chalmers), Jodie Markell (Mary McDill), Matt Koby (Peter McDill)
Produzione: Luis Mandoki, Mimi Polk per Mandolin Entertainment/Propaganda Films/Senator Film Produktion/The Canton Company
Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia
Durata: 99'
Origine: Usa/Germania, 2002

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