"Ember – Il mistero della città di luce", di Gil Kenan

emberIn questo fantasy claustrofobico e avventuroso, tratto dal romanzo per ragazzi di Jeanne DuPrau, si avverte la presenza delle atmosfere del mondo di Tim Burton; non a caso questo film è scritto da una delle sue sceneggiatrici, Caroline Thompson. Si tratta certamente di un’operazione ben curata nei dettagli però alla fine da l’impressione di essere poco ispirata

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emberAssume i contorni di una fantasy claustrofobia e apocalittica, Ember – Il mistero della città di luce, in cui la città di Ember appare una specie di nuova Gotham City, set oscuro e chiuso che tiene i personaggi come imprigionati al suo interno. Questo luogo, che si trova nel sottosuolo, vive al buio da oltre 200 anni. L’unica fonte di luce è trasmessa da un generatore. L’illuminazione, spesso giallastra, sta però per affievolirsi e ad accorgersi di questo sono solo due ragazzini, Lina Mayfleet e Doon Harrow che sono entrati in possesso di una misteriosa cassetta con delle istruzioni che li aiuterà a salvare la città.

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Tratto dal romanzo per ragazzi di Jeanne DuPrau e prodotto (tra gli altri) da Tom Hanks, il film è stato un clamoroso insuccesso in patria. L’isolamento dello spazio di Ember è assimilabile a quello di The Village di Shyamalan e, parzialmente di Big Fish di Burton nel quale però erano presenti maggiori vie d’uscita. Ad accomunare il film di Kenan (che comunque si era già messo in luce per una creatività non banale con il precedente Monster House) a quello di Burton ci sono anche delle improvvise apparizioni e il modo di filmare i corpi umani che danno l’impressione ottica di una deformazione grottesca come nel caso del perfido sindaco interpretato da Bill Murray e di Martin Landau; forse non è un caso che il mondo burtoniano sia così presente anche per la presenza della sua sceneggiatrice Caroline Thompson che per lui ha scritto, tra gli altri, Nightmare Before Christmas e La sposa cadavere. Non mancano quindi anche delle atmosfere espressioniste, anche perché la ‘mancanza di luce’ diventa in Ember – Il mistero della città di luce, un elemento visivo determinante. Nella città ci sono continue zone di buio. Anche i volti degli stessi protagonisti sembrano uscire all’improvviso dalle tenebre. E lo stesso spazio appare per tutto il film impermeabile all’esterno tranne nel finale. Certo, se da una parte c’è un cinema che dalla realtà aspira quasi a delle forme cartoon-videogames (Max Payne) qui ci si trova davanti al contrario a un’opera in cui le figure dei personaggi sembrano essere studiati e disegnati come se si trattasse di un film d’animazione e poi acquistano consistenza corporea, come nel caso dei due capitoli Le cronache di Narnia. Non si può quindi negare al film di Kenan di essere studiato nei particolari, di ripercorrere quelle forme del fantasy-avventuroso che richiama alcuni momenti della saga di Harry Potter. All fine però il film, pur infarcito di modelli e attento a seguire le coordinate del genere, da l’idea di essere poco ispirato. E non è certo la presenza di celebri attori come Tim Robbins e Bill Murray (entrambi piuttosto estranei) a renderlo più dinamico. Tra gli attori, appaiono convincenti i due protagonisti, Harry Treadaway e Saoirse Ronan; quest’ultima si era già messa in luce in Espiazione.

 

Titolo originale: City of Ember

Regia: Gil Kenan

Interpreti: Harry Treadaway, Saoirse Ronan, Bill Murray, Tim Robbins, Martin Landau, Toby Jones, Mary Kay Place  

Distribuzione: Eagle Pictures

Durata: 95’

Origine: Usa, 2008

 

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