Baby Reindeer, di Richard Gadd

Negando la sua natura true crime, una miniserie affascinante e brutale che sorprende, terrorizza ed è arricchita dalle straordinarie interpretazioni di Richard Gadd e Jessica Gunning. Netflix.

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Ha coraggio da vendere Richard Gadd ed oggi lo sa. Lo ha capito tardi però, questo è certo. Infatti, sono state necessarie 41.071 email, 744 tweet e 350 ore di messaggi vocali ricevuti da una stalker di mezza età, per far capire a Gadd d’avere un problema. Consapevolezza improvvisa che gli ha permesso non soltanto di raccontarsi tutta la verità, senza più mentire a sé stesso, ma anche di raccontarla agli altri. Lo ha fatto attraverso Baby Reindeer, miniserie disponibile su Netflix, che da prodotto di nicchia è divenuto in poco tempo un vero e proprio fenomeno virale, capace di muoversi con sorprendente agilità dai toni del true crime, a quelli del grottesco, fino al dramma, all’inquietudine propria dell’horror e così al realismo crudo e senza filtri del documentaristico.

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A proposito del true crime. Osservando le proposte cinematografiche e seriali degli ultimi anni disponibili sulle più disparate piattaforme on demand, si ha immediatamente evidenza di un incessante sovraffollamento con prodotti spesso ripetitivo. Ecco perché Baby Reindeer è invece insolito e sorprendente. Camuffato da opera di finzione, è a tutti gli effetti una boccata d’aria fresca nella sua volontà così diretta, sporca e sincera, d’avvertire e mostrare allo spettatore che niente è effettivamente più angosciante, tetro, esilarante e nero del reale. Soprattutto se casuale e inavvertitamente pericoloso come può esserlo una corpulenta donna di mezza età, appassionata di Diet Coke e dall’espressione del tutto bonaria e innocua come Martha.

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Tutto ha inizio in un pub londinese come molti altri, nel quale Donny lavora come cameriere senza contratto. Va detto che Richard Gadd interpreta sé stesso compiendo una dolorosa rielaborazione del male incontrato e così del trauma subito, tra profonda schiettezza e inevitabile brutalità, destina a meritati premi. Ligio al dovere, ma effettivamente disinteressato agli incassi del pub, Donny decide un giorno d’offrire gratuitamente a Martha, un’avventrice del locale, dapprima sconosciuta e poi sempre più nota (Jessica Gunning è strepitosa nel suo tentativo piuttosto dichiarato di tornare alla leggendaria Annie Wilkes di Misery non deve morire, interpretata da Kathy Bates), una semplice Diet Coke. Di lì a poco, tutto crolla.

Dalla complicata vita sentimentale di Donny si passa a quella ben più distante dei suoi genitori che lo privano non soltanto di qualsiasi possibile privacy, ma anche di tutte quelle certezze faticosamente costruite nel corso degli anni. Tra lacrime, tormenti e complessi, ogni cosa sembra destinata a svanire a causa di Martha, stalker decisamente spaventosa e via via più sadica, che o possiede, o cancella.

Baby Reindeer, negando la sua natura true crime, è una miniserie affascinante e brutale, che forte di una solida scrittura e così di due notevoli interpretazioni, non può far altro che sorprendere, intrattenere e terrorizzare perfino lo spettatore più preparato, meritando per questo tutto il successo ottenuto.

 

Titolo originale: id.
Creata da: Richard Gadd
Interpreti: Richard Gadd, Jessica Gunning, Naca Mau, Danny Kirrane, Nina Sosanya,  Shalom Brune-Frankin, Thomas Coombes
Distribuzione: Netflix
Durata: 7 episodi da 30′ (circa) l’uno
Origine: UK, 2024

La valutazione della serie di Sentieri Selvaggi
4.2
Sending
Il voto dei lettori
3 (22 voti)
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