LIBRI DI CINEMA – Gruppi nel Cinema e Psicoanalisi di Gruppo

Le esperienze gruppali fanno emergere uno stato di ipnosi, una condizione quasi onirica che consente il confronto e la creazione di un neo-universo. Un libro di Michele Inguglia e Maurizio Guarneri

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Gruppi nel Cinema e Psicoanalisi di Gruppo

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Michele Inguglia e Maurizio Guarneri

Edizioni Psiconline – Francavilla al mare (CH)

pp 240 euro 20

 

 

Utilizzare il cinema come strumento nella psicoanalisi di gruppo, provare allo specchio analogie e differenze tra il proprio gruppo di lavoro e quello proposto dalle singole opere filmiche. Gli psichiatri e psicoanalisti Michele Inguglia e Maurizio Guarneri propongono un modello originale di fruizione: dopo aver selezionato dei gruppi di 20 persone (specializzandi in psichiatria e psicoanalisti), questi vengono sottoposti alla visione di alcuni film con forti tematiche gruppali. L’obiettivo è fare emergere in ogni gruppo le singole esperienze e confrontarle, per comprendere non già l’oggetto della osservazione, ma lo strumento, cioè il metodo psicoanalitico e il funzionamento mentale che lo sottende. Siamo molto lontani dai dibattiti da cineforum (“No! Il dibattito, no!” ironizzava Nanni Moretti in Io sono un autarchico) o dalla recensione del film su base psicoanalitica; qui seguendo il metodo dello psichiatra Wilfred Bion si cerca di favorire la circolarità del pensiero e delle libere associazioni, identificando un fil rouge che attraversi i contributi forniti da ogni singolo membro del gruppo e attivi un campo di trasformazioni. E’ interessante notare come con il passare del tempo gli interventi che si succedono rispecchiano non solo il rapporto dei singoli spettatori con il film ma soprattutto le relazioni tra i singoli elementi, che si influenzano nella produzione di un pensiero comune.

Inguglia e Guarneri sono molto attenti nell’evitare una contestualizzazione storica o una analisi tecnica che farebbe perdere di vista l’obiettivo primario di questo esperimento. Così Train de Vie di Radu Mihăileanu fa emergere considerazioni  sul sentimento di angoscia di una comunità minacciata da un evento catastrofico e sulla scelta di un leader folle che ha l’idea giusta per ribaltare la situazione a proprio vantaggio; Il Grande Freddo di Lawrence Kasdan propone due posizioni sull’elaborazione del lutto, quella del senso di colpa e quella del superamento della posizione depressiva (dal freddo di un congelamento di emozioni al calore della continuità della vita nella condivisione); Prigionieri dell’Oceano di Alfred Hitchcock risveglia un confronto su leadership e senso di responsabilità. I simboli de L’Angelo Sterminatore di Luis Bunuel mettono in difficoltà il gruppo, non a suo agio con elementi surreali o con tentativi espliciti di descrivere l’inconscio. Anche la violenza di Fight Club di David Fincher porta a reazioni viscerali sia per quanto riguarda la rappresentazione del dolore che la progressiva configurazione di uno stato psicotico che cerca conforto nei gruppi di mutuo aiuto. Il Pranzo di Babette di Gabriel Axel suscita importanti riflessioni sull’Arte in rapporto alle forme di potere rappresentate da aristocrazia, esercito e chiesa. La parola ai giurati di Sidney Lumet interroga il gruppo sulla differenza tra verità giuridica e verità assoluta e della presunta innocenza dell’imputato almeno fino a dimostrazione contraria. L’Onda di Dennis Gansel richiama alla memoria le possibilità di contagio emotivo che si può verificare all’interno di una dimensione gruppale: nel rapporto tra il leader e i vari componenti non è raro si possano verificare derive autoritarie alimentate dall’assetto paranoidale. Il Grande Capo di Lars Von Trier suggerisce al contrario una possibile contrapposizione tra il vero leader e quello falso, con amplificazione del lato parodico e grande confusione dei ruoli. Il libro si chiude con il bel film Pa-Ra-Da di Marco Pontecorvo che stimola una considerazione sul gioco e la fantasia come elementi primari per ritornare a gettare il proprio io nel mondo: i bambini passano da un clima di diffidenza a uno di fiducia grazie ai trucchi del mago.

Se davvero siamo della materia di cui sono fatti i sogni, allora queste esperienze gruppali sembrano fare emergere uno stato di ipnosi, una condizione onirica ad occhi aperti che consente il confronto e la creazione di un neo-universo formato dalle singole entità emozionali. Potrebbe essere utile allargare queste esperienze a diverse tipologie di partecipanti e utilizzare come strumento di analisi serie tv che propongono esperienze gruppali (Lost, Mad Men, The Leftovers).

Gruppi_nel_Cinema

PIANO DELL’OPERA

Indice p 7

Ringraziamenti p 11

Prefazione di Daniela Moggi  p 13

Introduzione p 23

Cinema e Psicoanalisi p 29

Train de vie p 41

Il grande Freddo p 59

Prigionieri dell’Oceano p 77

L’Angelo sterminatore p 93

La Parola ai Giurati p 115

L’Onda p 131

Il pranzo di Babette p 149

Il grande Capo p 173

Fight Club p 189

Pa-Ra-Da p 209

Bibliografia p 231

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