#Cannes75 – Incontro con Tom Cruise

Durante una Masterclass in suo onore organizzata a #Cannes75, Tom Cruise ha parlato della sua innata passione per il cinema e la sala, del suo inestinguibile desiderio di conoscere e imparare.

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La prima giornata della 75esima edizione del Festival di Cannes si apre all’insegna di Tom Cruise.

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La star americana atterra alla Croisette a bordo del suo elicottero per presentare l’attesissimo Top Gun: Maverick, sequel del film del 1986 diretto da Tony Scott. Ventisei anni dopo e diretto questa volta da Joseph Kosinski, Cruise ritorna a vestire i panni del pilota di caccia “Maverick”, ruolo che lo fece conoscere in tutto il mondo, preparando il terreno per una carriera costellata di successi.

Tra il red carpet e la proiezione in anteprima del suo film, l’attore hollywoodiano ha potuto incontrare il pubblico in una Masterclass omaggio organizzata dal Festival. Intervistato da Didier Allouch, Cruise ha parlato della sua innata passione per il cinema e la sala, del suo inestinguibile desiderio di conoscere e imparare.

L’incontro con l’attore comincia proprio con una domanda sul suo intenso rapporto di amore nei confronti del cinema, nato in tenera età e sviluppatosi grazie anche alla caparbietà e sete di conoscenza che l’hanno sempre contraddistinto.

A quattro anni volevo già fare il cinema, sognavo attraverso il cinema, scrivevo di cinema. Quando poi sono cresciuto e ho cominciato con i primi lavoretti come tagliare l’erba o consegnare il giornale accumulavo tutti i soldi che ricevevo per andare in sala. A diciotto anni ho avuto la fortuna di viaggiare, fare provini in diversi luoghi e finalmente ho avuto il mio primo lavoro all’interno di un film. Da quel momento non mi sono fermato e ho cominciato a studiare e ad analizzare ogni singolo settore che interviene per la realizzazione di un film. Avevo in testa l’obiettivo che sarei diventato un attore e avrei lavorato nel cinema. Studiare ed educare me stesso è stata la chiave, oltre ad aver incontrato persone disponibili a spiegarmi e ad insegnarmi.”

Lavorare duro per imparare. Questa è la chiave di Cruise che sottolinea come, allo stesso modo, incontrare altri mondi, altre culture gli abbia permesso una crescita come professionista e uomo, permettendogli di implementare quelle competenze che l’attore ribadirà più volte come fondamentali per creare l’arte.

Viaggiare mi ha permesso di conoscere nuove culture di cui sono rimasto estremamente affascinato. Ho visto tanti film all’estero e il mio desiderio era realizzare o comunque contribuire a pellicole che avessero un sapore internazionale, che parlassero a tutti. Credo che questo derivi dal mio interesse nelle persone e nelle loro storie. Così come sono affascinato dal meccanismo necessario a creare degli effetti sull’audience. In questo senso è fondamentale essere competenti. La competenza permette l’arte. Così, mi sono detto che se fossi riuscito a diventare abbastanza competente in così tante cose, in qualsiasi settore del cinema, avrei potuto creare anch’io dell’arte.”

La conversazione prosegue e inevitabilmente tocca l’argomento streaming. Top Gun, infatti, ha dovuto ritardare la propria uscita in sala (programmata inizialmente per il 2020) a causa della pandemia. Più volte i produttori, tra cui Cruise, hanno rifiutato la tentazione dello streaming per sposare totalmente la sala. In questo senso, Cannes, da sempre paladina della resistenza allo streaming, è la perfetta cornice in cui presentare Top Gun: Maverick.

Capisco il business dietro ai servizi streaming ma io faccio i film per il grande schermo. Lo faccio per me e per le tante persone vogliono questa esperienza. Io credo che serva un diverso tipo di arte e competenza per scrivere un film per il cinema o per la televisione. E, nel mio caso, sono letteralmente appassionato del processo che conduce alla proiezione del film per il cinema. Ogni settore, regia, fotografia, luci e trucchi, macchinisti. Tutto è organizzato per il grande schermo. Ed è un’esperienza che ti coinvolge completamente. È sempre stato ed è tutt’ora il mio sogno. Capire come il lavoro di un regista o un macchinista porti alla nascita di un film mi affascina. Amo la squadra e la comunicazione che porta dopo mesi e mesi di lavoro a creare una storia. E nel mio percorso, ho incontrato dei maestri che hanno saputo disegnare cinema attraverso storie e idee diverse. Ma non è solo una questione di scrittura. È il come la storia viene costruita. Perché vengono usate queste lenti? E perché queste luci? È importante celebrare il talento delle persone che lavorano con te perché sul set tutto questo contribuisce a veicolare idee diverse di cinema.”

Tema dell’incontro è anche il rapporto di Cruise con la propria fisicità che è sempre stata contraddistinta da un grande dinamismo che gli ha permesso di svolgere ruoli come Ethan Hunt per la serie Mission Impossible o lo stesso capitano Maverick in Top Gun. All’elettricità e al dinamismo di queste due performance si oppone l’inaspettata staticità fisica ed emozionale all’interno di opere come Magnolia, di Paul Thomas Anderson e Eyes Wide Shut, di Stanley Kubrick.

Credo che il lavoro sul proprio corpo sia fondamentale per un attore non solo di film in film ma anche di scena in scena. Cerco sempre di esplorare il mio personaggio durante le riprese, discutendone con chi è sul set, anche perché tutto dipende anche da dove siamo, che tipo di lenti o luci si stanno utilizzando. Mi ricordo tutti i takes che ho girato. È come se avessi nella testa la mia vita riassunta in 10 minuti…”

Lavoro sulla fisicità che Cruise ha sempre cercato di spingere oltre, diventando lo stuntman di se stesso e girando sequenze anche molto pericolose.

“Perché lo faccio? Qualcuno ha mai chiesto a Gene Kelly perché danzasse? Mission Impossible è stato il primo film che ho prodotto, in passato era stata una serie tv e a chiunque ne parlassi mi diceva che sarebbe stata una pessima idea. Ma ero affascinato dall’idea di spingermi oltre per creare un’esperienza unica per il pubblico. Fin da piccolo amavo fare stunt, ero il classico bambino che cercava di scalare l’albero più grande. Ho guidato macchine per Paul Newman, ho preso lezioni di canto e ballo. Tutto per avere competenze che mi sarebbero servite per le storie che avrei voluto raccontare in futuro. Ho paura? Sempre, ma è sempre meglio cercare di creare, di provare piuttosto che tirarsi indietro. Chiedere è la chiave in questo senso. Ho dato la mia vita per questo e mi sento privilegiato.”

Infine, l’incontro con Cruise si chiude con una domanda su Top Gun: Maverick, presentato fuori concorso al Festival. Il film riflette sul tema dell’eredità nei confronti delle nuove generazioni e dell’inevitabile passaggio di consegne. Allouch, infatti, ne approfitta per chiedere alla star hollywoodiana se si sia mai chiesto quando, anche per lui, sarà il momento di passare il testimone.

Dopo il film dell’86, i produttori volevano fare subito il sequel ma ho preferito aspettare perché volevo crescere come artista. Ora sono cresciuto e mi chiedo spesso cosa io possa trasmettere ai più giovani, a chi prenderà il mio posto, un giorno. La mia genuina curiosità verso gli altri è stata la costante della mia vita. Mi sono sempre impegnato per cercare di spingere me stesso e gli altri a fare del proprio meglio e credo sia questa una delle lezioni più importanti della mia carriera. Riguardo al momento di smettere posso solo dire che quando avevo 18 anni ho pensato che avrei voluto recitare in tutti i tipi di film che esistevano. Perciò il mio sguardo al momento è sempre rivolto a quale sarà la prossima sfida da affrontare.”

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