EDITORIALE – Moralismi e figli di papà

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Il Leone d'Oro a Somewhere della Coppola ha scatenato moltissime polemiche. Più che le argomentazioni nelle stroncature sono emersi essenzialmente due motivi perché questo film non doveva vincere: lei è una figlia di papà ed è la ex-di Tarantino. Strano questo giudizio per un paese che nel conflitto d'interesse ci sguazza per natura. Per non parlare poi del 'maleducato' Gallo che con il suo Promises Written in Water ha offeso il buon senso e l'educazione della stampa, molto arguta nelle domande alla Portman e che ha invitato Rodriguez a togliersi il cappello. Ora però ci pensa il nostro ministro a fare le giurie e a scegliere i film. Basta intanto farsi vedere al Lido…

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somewhereNon sembrano essersi ancora spente le polemiche per l'assegnazione del Leone d'Oro a Somewhere di Sofia Coppola. Certo, il livello del concorso era altissimo, potevano vincere anche altri film (Post Mortem di Larrain, Essential Killing di Skolimowski, no, Vincent Gallo con il suo Promises Written in Water no, troppo avanti, avrebbero fatto venire giù il Palazzo del cinema, anzi quello nuovo è ancora giù), ma confrontiamo questo premio di Venezia 2010 con quello di alcune delle recenti passate edizioni e vediamo come questo film, con Still Life di Jia Zhang-ke, sia il Leone migliore almeno di questi ultimi 10 anni superiore comunque a ottime opere come The Wrestler di Darren Aronofsky i due Ang Lee di I segreti di Brokeback Mountain e Lussuria, Il segreto di Vera Drake di Mike Leigh, e decisamente più avanti al claustrofobico Lebanon di Samuel Maoz, oltre a mangiarsi totalmente il calligrafico russo Il ritorno di Andrei Zviagintsev, lo scandalistico Magdalene di Peter Mullan e il pessimo Monsoon Wedding di Mira Nair. Ma spesso, nei giudizi negativi sul film (legittimi, per carità) si è parlato poco del film. Ciò che ho spesso amato nelle recensioni dei "Cahiers du cinéma" è stata sempre la linea interpretativa su un film. Mi capitava di non essere affatto d'accordo sul giudizio del film, ma ero affascinato dalle argomentazioni e dalle chiavi di lettura che spesso mi davano più stimoli di una recensione che la pensava come me. Ora, qualcosa di argomentato contro

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promises written in water Somewhere si è letto. Ma le parole più lette contro la pellicola della Coppola sono state (e si è visto anche nei forum) "ritrattino da figlia di papà" e che ha vinto il Leone d'Oro perché era la ex di Tarantino. Curioso come giudizio per un paese come il nostro che nel conflitto d'interessi ci sguazza per natura. E curioso per un giornalismo che vuole informare e invece è sempre più urlato e vicino al gossip. L'analisi critica di Somewhere quindi alla stregua delle ultime vicissitudini tra Lele Mora e Fabrizio Corona. Niente di male, però sono due cose diverse. Il primo è approfondimento, l'altro è una forma di informazione. In effetti col criterio dei 'figli di papà', possiamo dire che allora anche Giungla d'asfalto è il film di un figlio di papà perche John è figlio dell'attore Walter, che Bernardo Bertolucci ha fatto cinema perché Attilio era amico di Pasolini, e che Asia Argento (tra le poche attrici internazionali che abbiamo) non era nessuno se non c'era il padre Dario, che Samira Makhmalbaf è una raccomandata del padre Mohsen (anche se Godard disse che è molto più vitale un film di Samira che tutto il cinema di Mohsen) e, tornando ancora indietro nel tempo, che Jean Renoir era un raccomandato perché figlio del pittore Auguste. Si potrebbe continuare ancora. Il mondo è pieno di figli d'arte. Alcuni hanno talento, altri no, com'è normale che sia. La figlia di David Lynch, Jennifer Chambers, ha fatto due film da dimenticare (Boxing Helena Surveillance) e ne sta facendo un terzo, Hisss, ma si vede che scopiazza male le ossessioni del padre. La Coppola ha un talento autentico e fa film così uguali così diversi, imbevuti della tradizione della New Hollywood ma anche con sublimi derive kitch alla Adrian Lyne e una sperimentazione di una regista che ha voglia e l'istinto di continuare a cercare. In un'ottima annata cinematografica come quella che sta caratterizzando il 2010, quante scene hanno l'intensità come quella della figlia che pattina davanti gli occhi del padre e quel successivo, silenzioso, 'ritorno a casa', con lei inquadrata da dietro? Poi, perché queste critiche contro la Coppola si sono scatenate ora con questa veemenza e non dopo Lost in Translation? Su Vincent Gallo ci torneremo più avanti. Chissà se anche lui è figlio di papà. Togliendo a chi non è piaciuto il film per motivi critici (legittimi anche questi), molte delle osservazioni anche qui hanno oltrepassato l'analisi per soffermarsi sulla sua maleducazione, sul fatto che non è andato in conferenza stampa e che invece di presenziare a eventi e cene ufficiali se ne stesse in trattoria a mangiare da solo. Del resto chi è bello, è buono e intelligente, chi è brutto è stupido e cattivo. Come diceva Danny De Vito alla figlia in Matilda 6 mitica: "Io sono grande tu sei piccola, io sono intelligente tu sei stupida!". Quindi, bene così. Tutti bravi, educati, in forma e sempre attenti a domande di giornalisti 'dentro la notizia', la grande illusionedove a detta di qualche noto nome di un noto quotidiano "è già una fatica vedere due film al giorno" manco uno fosse corrispondente di guerra in Iraq. E allora, non perdetevi belle domande, composte, ben fatte, che invitano anche all'educazione come quelle a Venezia 2010 a Natalie Portman per Black Swan ("Lei si sente più cigno bianco o cigno nero?") o a Robert Rodriguez al quale, in occasione dell'incontro per la stampa di Machete è stato chiesto: "Perché non si toglie il cappello?". Quindi Coppola raccomandata, film italiani senza premi (e la selezione di quest'anno in concorso era più che dignitosa). Dramma: un Leone d'Oro manca all'Italia da 12 anni da Così ridevano di Amelio. Che poi, in quest'arco di tempo, solo Buongiorno, notte di Bellocchio è stato l'unico film che avrebbe davvero meritato questo riconoscimento e che è stato derubato, questo è un altro discorso. A Cannes hanno atteso 21 anni da Pialat (Sotto il sole di Satana) a Cantet (La classe) e il ritornello sicuramente è stato meno ossessivo. Meno male che ora ci pensa il 'nostro' ministro 'ombra' (nel senso che a Venezia non s'è visto) a fare le giurie e a scegliere i film. Film educati per giornalisti educati e un pubblico educato. Via i Gallo e le Coppola di turno. Nel 1937 avevano avuto l'occhio più lungo di ora quando premiarono Scipione l'Africano invece che quel film di quell'altro figlio di papà, La grande illusione di Jean Renoir. Avanti tutta. Alla grande…

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    4 commenti

    • Come dire: "Giaaaaaaanni, l'ottimismo è il profumo della vita!"
      *sploch*

    • e sul tenore dei profondi pensieri espressi dai giornalisti in conferenza stampa, mi piace aggiungere agli esempi di Simone anche: "Preferisce danzare sulle punte o rispondere alle nostre domande sempre uguali?" (a Natalie Portman, conferenza di Black Swan)……

    • Finalmente. Grazie. Spero che il numero più alto possibile di questi giornalai (non giornalisti, giornalai) di regime legga questo articolo. Non spero che li tocchi, ovviamente; sarebbe poco realista.

    • monia mustaine

      "La Coppola ha un talento autentico e fa film così uguali così diversi, imbevuti della tradizione della New Hollywood ma anche con sublimi derive kitch alla Adrian Lyne e una sperimentazione di una regista che ha voglia e l'istinto di continuare a cercare"
      Così ha stabilito l'editoria del komsomolskaya pravda!! Amen!