Braveheart. Cuore impavido, di Mel Gibson

Gibson parte dalla lezione di Miller e Weir e utilizza tutte le tecniche possibili per spettacolarizzare l’azione. Vincitore di 5 Oscar.

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Braveheart è un film che manipola la Storia per adattarla alla dimensione del Mito. Inizia dal Medioevo per disgregarlo in un Racconto dei Racconti ambientato nelle “highlands” scozzesi. Gran parte degli eventi riportati da Mel Gibson e dal suo sceneggiatore Randall Wallace sono incongruenti. Siamo nella Scozia tra la fine del 1200 e gli inizi del 1300 e lo ius primae noctis, i visi dipinti di blu, la ricostruzione della battaglia di Sterling Bridge, la regina Isabella messa incinta da William Wallace, il kilt (introdotto nel 1700), l’omosessualità di Edoardo II, sono una scelta di fantasia che ha lo scopo di traghettare il racconto storiografico verso i lidi della leggenda, con un profilmico atto a manipolare il mondo visibile.

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braveheartMel Gibson parte dalla lezione di due grandi maestri come George Miller e Peter Weir e utilizza tutte le tecniche possibili per spettacolarizzare l’azione: rallentamenti nelle inquadrature o improvvise accelerazioni (modificando i fotogrammi per secondo) alternando i momenti romantici con quelli di violenza pura. I paesaggi nebbiosi e piovosi (il film è stato girato tra L’Irlanda e la Scozia) e le stupende scene notturne contrastano con gli scontri corpo a corpo e le scene di tortura. C’è tanto sangue in Braveheart come in tutto il cinema di Gibson teso a mostrare l’orrore dei comportamenti violenti (La Passione, Apocalypto): impiccagioni, teste mozzate, impalamenti, gole squarciate, torce umane, distese di cadaveri nei campi di battaglia. Ma a differenza delle opere successive dove etica ed estetica divergono pericolosamente, Mel Gibson riesce a stemperare l’insostenibilità della visione, con l’ironia “british” e qualche siparietto amoroso puntellato da sguardi complici. La biografia dell’eroe scozzese William Wallace passa attraverso una infanzia segnata dagli eccidi degli inglesi, dalla morte del padre e dall’incontro con la piccola Murron , sua futura sposa. La prima immagine che colpisce il piccolo Wallace e popola gli incubi notturni è quella di uomini, donne e bambini impiccati dal re di Inghilterra Edoardo I (Patrick MacGoohan).

mel gibson in braveheartMel Gibson, a quei tempi trentottenne, indossa con cuore impavido i panni dell’eroe medioevale proiettato dentro la spirale della vendetta, senza alcuno sconto in termini di crudeltà. Dal momento in cui il sogno d’amore viene sgozzato, Gibson scivola in quella spirale di follia mistico-alcolica che sembra aderirgli come una seconda pelle: braccia levate al cielo e urlo animalesco a terrorizzare gli avversari, discorsi trascinanti citando l’Enrico V di Shakespeare o brani del poeta Robert Burns. Ma dietro questa apparente virilità si cela la fragilità di un uomo sorpreso e piegato nel finale dal tradimento del suo migliore amico. Spesso vengono presentati inserti onirici in cui compaiono i fantasmi del passato, rimorsi che faranno versare fiumi di sangue: il padre morto in una posizione quasi Cristologica (come quella di Wallace al momento della tortura), la giovane Murron che lo esorta a tornare nella realtà per combattere per l’indipendenza della Scozia.

Gibson è aiutato dalla splendida fotografia notturna di John Toll (Oscar miglior fotografia 1996) e dalla colonna sonora di James Horner che due anni dopo troverà la consacrazione definitiva con la partitura di Titanic per James Cameron. Nonostante qualche caduta retorica riguardo i rapporti del protagonista con la principessa Isabella di Francia (Sophie Marceau), Braveheart ha il suo punto di forza nella messa in scena delle due battaglie più importanti: quella di Stirling Bridge (1297) e quella di Falkirk (1298). Soprattutto per la prima i mezzi dispiegati furono imponenti: sei settimane di riprese, nove cineprese utilizzate, 3000 comparse, 200 cavalli (più quelli meccanici). Il lavoro del montatore Steven Rosenblum è stato esemplare e preso a modello per i futuri combattimenti tra eserciti: vi è una rapida successione di immagini che alterna primi piani, campi lunghi, campi medi e in alcuni momenti la steadycam dà la sensazione di trovarsi proprio al centro della battaglia. L’accelerazione nella parte finale sembra citare il combattimento di Shrewsbury nel Falstaff di Orson Welles. Il montaggio sonoro (Oscar nel 1996) fatto di stridore di spade e lame che penetrano nella carne, sibili di frecce e nitriti di cavalli, produce un effetto realistico che si somma alla forte componente emozionale visiva.

Vincitore di ben cinque premi Oscar fra i quali miglior film e miglior regia, Braveheart utilizza tutti i mezzi della grammatica filmica per dilatare l’effetto spettacolare e per dimostrare il teorema nietzschiano per cui “il mondo vero finisce per diventare favola”. William Wallace grida sotto tortura la sua libertà di fronte alla ingiustizia del tiranno inglese: la sua spada conficcata nel terreno è il testimone consegnato alle generazioni che verranno. Le idee di libertà e indipendenza vincono sul tradimento e sul compromesso politico. Il grido “Wallace, Wallace” rimbomba attraverso i secoli, e il racconto dei racconti si tramanda di padre in figlio, a futura memoria.

 

Titolo originale: Braveheart
Regia: Mel Gibson
Interpreti: Mel Gibson, Sophie Marceau, Catherie McCormack, Patrick McGoohan
Durata: 178′
Origine: USA, 1995
Genere:

 

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.5 (2 voti)
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