La spiaggia, di Alberto Lattuada

Ispirato a un fatto realmente accaduto all’inizio degli anni ’50, il primo film a colori di Lattuada è una notevole testimonianza dell’Italia dell’epoca, tra commedia realistica e melodramma.

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Un film balneare attraversato dalla tragedia. Rispetto ad altre figure femminili precedenti del cinema di Lattuada che sono morte dopo un cammino sofferto, da Marina Berti in Giacomo l’idealista a Carla del Poggio in Senza pietà e Il bandito. Il personaggio interpretato da Martine Carol sembra però seguire lo stesso percorso nel momento in cui perde la rispettabilità. Interpreta Annamaria, una prostituta che va in vacanza con la figlia Caterina. Cerca di nascondere a tutti gli altri clienti dell’hotel dove soggiorna la sua vera professione e si spaccia per vedova. Una volta scoperta la sua identità, entra in crisi. Guadagna però nuovamente la rispettabilità grazie all’uomo più ricco del posto.

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Ci sono già i segni dell’Italia del boom incarnati anche e le prime tracce della commedia rosa e all’italiana, incarnati anche dal cinismo e dall’arte di arrangiarsi del titolare di una fabbrica di frigoriferi interpretato da Mario Carotenuto nel primo film a colori di Lattuada. La spiaggia però resta però un melodramma a tutti gli effetti. Non oscuro come il suo cinema degli anni ’40, apparentemente più solare come all’inizio del film con il viaggio in treno con il personaggio di Raf Vallone, che cerca di dirottare i villeggianti presso la località turistica, Terrazzi, di cui è sindaco e la presenza di Marco Ferreri nei panni di uno dei due amici sul treno che vogliono smettere di fumare. Però già negli occhi e nei movimenti di Martine Carol ci sono tutta la sofferenza e un potenziale fatalismo. Lattuada costruisce un ritratto ricco e complesso. Non potenzia la presenza scenica della protagonista. Anzi la rende trasparente. L’unico dettaglio visibile è che è vestita spesso di nero. Annamaria è molto riservata. Cerca spesso di evitare gli altri, dai pettegolezzi da spiaggia alla compagnia. Vorrebbe solo cambiare la sua vita e quella della figlia. Guarda quello che succede dalla terrazza della sua stanza d’albergo. Solo lei è il miliardario hanno in La spiaggia questo punto di vista privilegiato. Sono due potenziali sguardi oggettivi che non vorrebbero mescolarsi alla narrazione. Anzi Lattuada, grazie alla loro presenza, alimenta più punti di vista e crea più livelli di un realismo borghese.

Ispirato a un evento realmente accaduto all’inizio degli anni ’50 ad Alassio, La spiaggia non è solo una notevole testimonianza dell’Italia della prima metà di quel decennio, ma è un film che si regge spesso sullo scarto tra verità e apparenza, come nel personaggio della Contessa azzurra che in realtà ha il suo ghost-writer. Malgrado qualche eccesso nella costruzione di alcuni personaggi secondari secondo lo schema della commedia di costume, La spiaggia oggi mantiene inalterata la sua forza. Dopo Anna di Silvana Mangano, anche quello di Martine Carol è un personaggio che si trova frequentemente davanti a un bivio esistenziale. Lattuada le segue in ogni suo cammino e la grandezza del suo cinema, come avverrà anche in futuro, non è quella di giudicarle ma di accompagnarle e darle il braccio nel proprio cammino. Proprio come farà il miliardario con Ammamaria nella passeggiata sul lungomare prima del finale.

Ci sono almeno tre grandi momenti: l’inizio con le suore che accompagnano la bambina alla stazione; la scena in cui Annamaria e la figlia si addormentano sulla spiaggia deserta e vengono risvegliate dalle voci dei bagnanti; Caterina che viene lasciata da sola dagli altri coetanei e scoppia in un pianto disperato.

Tra gli sceneggiatori del film, oltre allo stesso Lattuada, Luigi Malerba e Rodolfo Sonego, c’è anche Charles Spaak, collaboratore tra gli altri di Julien Duvivier e André Cayatte. Probabilmente si sente la sua mano nel senso di predestinazione che potrebbe arrivare dal realismo poetico francese. In ogni caso sembra che sia sua una delle battute più potenti del film. Nella scena della gara dei castelli di sabbia, il miliardario ha premiato quello di Caterina. Poi ha detto: ” È il meno bello… Ma i bambini debbono abituarsi all’ingiustizia… e il più presto possibile!”.

All’epoca dell’uscita di La spiaggia in sala c’è stata un’interrogazione parlamentare da parte della Democrazia Cristiana per la scena della doccia di Valeria Moriconi con il costume a due pezzi ed è stato vietato ai minori di 16 anni.

 

Regia: Alberto Lattuada
Interpreti: Martine Carol, Raf Vallone, Mario Carotenuto, Carlo Romano, Clelia Matania, Valeria Moriconi, Gabriella Pisani
Durata: 107′
Origine: Italia, 1954
Genere: drammatico

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.2

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.5 (2 voti)
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