Mixed by Erry, di Sydney Sibilia

La storia dei fratelli Frattasio, creatori dell’impero delle musicassette contraffatte negli anni ‘80, comincia come un’epopea crime, vi intermezza un bel po’ di maniera e finisce con tanti stereotipi

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In punto preciso di Mixed by Erry la confusione, sintattica ma soprattutto ontologica, regna felicemente sovrana: le musicassette contraffatte dei fratelli Frattasio nelle bancarelle di Napoli e di tutta Italia sono diventate il “falso originale”, primus inter pares tra illeciti ma anche culmine della carriera di un sottovalutato DJ privo di bella presenza e “internazionalità”. E forse anche questo nuovo film diretto da Sydney Sibilia, prodotto da Groenlandia insieme a Rai Cinema e Netflix, certifica definitivamente lo statuto del cinema del regista, mai davvero così vicino a questa definizione. Era già infatti un originale molto vicino al falso la trilogia di Smetto quando voglio, che più cresceva e più esibiva perfino le matrici dei suoi plagi, ma anche tanti passaggi de L’incredibile storia dell’Isola delle Rose mostravano la linea dei ricalchi, dato che qui l’esperienza delle radio libertarie veniva filtrata attraverso il modello più guascone e meno politico.

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In Mixed by Erry Sibilia si conferma come probabilmente il Re Mida dei pitch dell’attuale cinema italiano perché anche la storia di questo film si rivela una scelta vincente e fortemente affabulatoria sin dalla prima scena. Situata nella comfort zone a metà tra epopea criminale e la nostalgia mediale per il bell’analogico Eighties che fu (per fortuna senza eccessi di compiacenza riscontrabili in tanti altri coevi dell’ultimo decennio: pochi walkmann, un po’ di stereo in più e qualche ricciolo indomito che non disturba), la sceneggiatura scritta a quattro mani da Sibilia e Armando Festa utilizza la convenzione del lungo flashback che, partendo da una sequenza ambientata nel carcere nel 1991, torna indietro fino al 1978 per raccontare l’improbabile ma incredibile ascesa di Peppe, Enrico e Angelo Frattasio nel mondo della pirateria musicale.

Così ecco che dagli iniziali mixtape registrati dal più giovane dei fratelli – da qui la denominazione del loro business e per converso del film – i tre ragazzi arrivano presto a conquistare prima le piazze di Napoli e poi quelle dell’intero Paese, arrivando perfino ad essere la maggiore etichetta discografica d’Italia con una quota che da sola copriva oltre il 27 per cento dell’intero mercato musicale. Mixed by Erry accosta però questo incredibile cortocircuito abusivo-istituzionale soltanto dal lato più sempliciotto e grottesco perdendo per strada l’iniziale colpo a bruciapelo rappresentato da un racconto da subito sbilanciato dalle parte dei falsari – e da napoletani di Forcella che finalmente parlano in maniera così stretta da meritarsi giustamente i sottotitoli – contentandosi già dopo il primo atto di rinculare verso il “crime dream” più popolare ma innocuo. Così ecco che tra eccessi di battute post – quella, davvero spuntata, sulla sperimentazione del Televideo ma anche sul futuro successo delle sonorità latino-americane – l’irreprensibile finanziere interpretato da un Francesco Di Leva caricaturale e gli slow-motion atti ad enfatizzare la fine del sogno piratesco, mai come in questo caso il cinema di Sidney Sibilia rivela la propria natura sempre più orgogliosamente definibile come plagio d’autore. Tarantino e Refn ne hanno fatto un punto di partenza intellettuale per la propria poetica; la sensazione, a pelle, è che per Sydney Sibilia, come per Enrico Frattasio prima di lui, sia un punto d’arrivo meramente commerciale.

 

Regia: Sydney Sibilia
Interpreti: Luigi D’Oriano, Giuseppe Arena, Emanuele Palumbo, Francesco Di Leva, Cristiana Dell’Anna, Adriano Pantaleo, Chiara Celotto, Greta Esposito, Fabrizio Gifuni
Distribuzione: 01 Distribution
Durata: 110′
Origine: Italia, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.5
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Il voto dei lettori
2.8 (49 voti)
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    Un commento

    • Adriano Morosetti

      Deve essere dura per l’autore della recensione affrontare l’idea che i film di Sibilia abbiano (meritatamente) successo e soprattutto siano argomento di discussione sociale (re Mida dei pitch, ad averne altri capaci di scrivere pitch così in Italia). autore della recensione che probabilmente soffre per questo e non si rende conto che scrivere di plagio continuo (senza citare almeno una fonte) è persino passibile di denuncia.