Nobody – Io sono nessuno, di Ilya Naishuller

Il corpo/reliquia incarnato da Bob Odenkirk e la sua idea di azione come spettacolo inarrestabile è il fantasma di un cinema che non ha nessuna intenzione di vedersi consegnato alla memoria

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Per farsi un’idea di quanto Ilya Naishuller, regista russo e frontman della band indie rock Biting Elbow, che con Hardcore! aveva messo a segno un esordio cinematografico capace di attraversare, nel suo sguardo tutto in soggettiva, le crepature inferte dai nuovi medie nell’immaginario contemporaneo, abbia intenzione di fare sul serio in questo suo statement sulla crisi identitaria dell’action del nuovo millennio, non c’è bisogno di attendere molto.
Dopo una breve introduzione che vede Hutch, uno straordinario Bob Odenkirk, nei panni del classico uomo demascolinizzato, Io sono nessuno mette subito in chiaro che dietro le mentite spoglie del marito e padre di famiglia risucchiato nella noia della routine dell’uomo qualunque e sbeffeggiato per la sua presunta incapacità di farsi valere, si nasconde una tanto micidiale quanto inarrestabile arma di distruzione, capace trasformare la geografia del quotidiano, la casa, l’autobus, il posto di lavoro, in puro spazio adrenalinico. Non a caso, quando le ombre che pesano sul passato di Hutch cominciano a diradarsi, apprendiamo che un tempo era a servizio, insieme al padre Christopher Lloyd, che ora scalda la poltrona di una casa di riposo, e al fratello RZA, datosi alla macchia, di quelle agenzie statunitensi a tre lettere che nessuno vorrebbe incrociare sul proprio cammino. Insomma, Hutch, o meglio Nobody, come dice di chiamarsi nell’incipit del film, in un prevedibile, ma comunque divertente, gioco di slittamenti di senso che continua a tornare nel corso della narrazione, è di nuovo a briglia sciolta e con lui l’idea di azione come spettacolo inarrestabile.

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A liberare una volte per tutte il passato violento di Hutch ci pensa la straordinaria trovata coreografica della scena sull’autobus che, assieme al personalissimo guilty pleasure di vedere Christopher Lloyd imbracciare gioiosamente il suo fucile per far fuori, nella magistrale sequenza finale, un esercito di mafiosi russi, tornati definitivamente a vestire i panni del villain nell’immaginario a stelle e strisce, già vale la visione delle imprese di Odenkirk. Ilya Naishuller questa volta lascia da parte il tentativo di giocare sulle stratificazioni dell’immagine contemporanea, mentre recupera e affina il discorso sulla violenza, di nuovo esplorata nella sua tanto spiazzante quanto spettacolare declinazione tra esasperazione della brutalità e sarcasmo. Io sono nessuno è un film che non si concede alcuna distrazione, tutto concentrato sulla pura azione e sul corpo di Hutch, sì ammaccato e vulnerabile, ma capace, nonostante tutto di sopravvivere e farsi ulteriore tassello in quella riflessione, The Expendables in prima linea, che parla centralità del concetto di resistenza.
Il meccanismo di Io sono nessuno è quello, di certo non proprio originale, del “risveglio”. Per poter compiere la propria vendetta, ad un ritmo serratissimo, scandito dalle note ironiche di una colonna sonora fatta di grandi classici pop come I’ve Gotta Be Me di Sammy Davis Jr, il corpo/reliquia incarnato da Odenkirk diventa il fantasma di un cinema che non ha nessuna intenzione di vedersi consegnato alla memoria. Si tratta dello stesso universo teorico già aperto e percorso dalle saghe di Taken o di John Wick, entrambe capaci di ridefinire il presente, e con esso la geografia dell’action movie, attraverso corpi tornati dal passato. Del resto, a tirare i fili di questo Io sono nessuno ci sono proprio i creatori di John Wick, con Derek Kolstad alla sceneggiatura e David Leitch alla produzione. Non a caso, a detta di Naishuller, l’interessante idea di un possibile crossover ha già preso forma all’orizzonte. Quello che Io sono nessuno porta avanti è, insomma, l’idea di fisicità come elemento centrale da cui dover necessariamente ripartire perché l’action possa ritrovare non solo la propria storia, ma anche la propria dimensione cinematografica. Come dice Christopher Lloyd prima del body count finale: “Quanto mi mancava!”.

 

Titolo originale: Nobody
Regia: Ilya Naishuller
Interpreti: Bob Odenkirk, Christopher Lloyd, Connie Nielsen, RZA, Humberly González, J.P. Manoux, Araya Mengesha
Distribuzione: Universal Pictures
Durata: 92′
Origine: USA, 2021

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.5 (14 voti)
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