Pinocchio di Guillermo del Toro

Una fiaba dark, un musical in stop motion. Pur mantenendo la componente originale della storia di Collodi, l’opera su Pinocchio più autentica.

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Sono tanti i film realizzati sul personaggio immaginario ideato da Carlo Collodi. Dall’opera d’animazione Disney del 1940, Pinocchio è passato sotto la regia e la visione di diversi registi; da Giannetto Guardone, Roberto Benigni, Matteo Garrone, Robert Zemeckis a Daniel Robichaud per citarne alcuni. Il Pinocchio di Guillermo del Toro, va oltre e appare più autentico, perché stravolge in maniera magistrale la storia di Collodi, trasformandola in una fiaba dark.

Il film è ambientato in un paese italiano, tra la fine della Prima e l’inizio della Seconda Guerra Mondiale. Un contesto storico che condiziona i personaggi, aggiungendo ancora più drammaticità alle tematiche affrontate. Geppetto è un padre che ha perso il figlio durante un bombardamento e Del Toro umanizza i sentimenti di questa perdita. Il falegname non accetta il lutto, si abbandona agli eccessi dell’alcool, è un uomo solo che cerca di colmare il suo vuoto realizzando il burattino. Un figlio che però non viene accettato. Pinocchio è senza controllo e, per non essere un peso per questo padre con cui non riesce a legare, decide di unirsi a Mangiafuoco e il suo circo, che sfrutterà il burattino per fare soldi.

Il regista rinuncia a basare il suo racconto sulla morale che la fiaba porta avanti: non dire bugie, rispetta le regole e non disobbedire. Non ha paura di parlare di Guerra, di mostrare la crudeltà che c’è dietro un bambino che impugna un’arma ed è costretto a rinunciare alla sua spensieratezza per trasformarsi in un soldato al servizio della patria.

Geppetto non è un semplice padre che soffre per la perdita di un figlio. Del Toro umanizza i sentimenti di questa perdita trasformando il falegname in un personaggio alcolizzato, che rifiuta Pinocchio perché in lui non riesce a vedere il figlio perduto; quindi, il burattino diventa un peso incapace di colmare un’assenza, percepisce questo sentimento ma, nonostante tutto, ama il padre ed è disposto ad aiutarlo.

Non è la prima volta che del Toro utilizza la tematica della guerra per i suoi film. Se per Il labirinto del fauno e La spina del diavolo utilizza come sfondo il durante e il dopo la guerra civile spagnola, l’Italia del suo Pinocchio è sotto il regime fascista. Una critica nei confronti della guerra ma anche una riflessione sull’infanzia costretta ad essere vissuta sotto gli orrori e la violenza che essa comporta.

In questo contesto viene aggiunta la componente comica per sdrammatizzare e alleggerire l’atmosfera. Se Pinocchio da una parte è un film per gli adulti, dall’altra prende anche la fetta di pubblico più giovane aggiungendo il musical, con le musiche di Alexandre Desplat e i testi di Roeben Katz. L’animazione stop-motion è co-diretta da Mark Gustafson che crea dei personaggi molto simili a burattini. Non ci sono visi puliti, ma spigolosi e pieni di rughe, che colmano la diversità che c’è tra Pinocchio e le persone che lo circondano. Il gioco di luci scandisce i vari momenti del film. Non c’è luce nella drammaticità degli eventi, diversamente, la luce e i colori caldi sottolineano la purezza e la positività.

Del Toro, quindi, crea una pellicola che affronta tematiche universali e attuali attraverso una storia del tutto originale, mantenendo i momenti e i personaggi dell’opera di Collodi.

Titolo originale: Guillermo del Toro’s Pinocchio
Regia: Guillermo Del Toro
Voci: 

Gregory Mann, Ewan McGregor, David Bradley, Ron Perlman, Tilda Swinton, Christoph Waltz, Cate Blanchett, Tim Blake Nelson, Finn Wolfhard, John Turturro, Burn Gorman


Distribuzione: Netflix
Durata: 117′
Origine: USA, Messico, Francia 2022

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.5
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Il voto dei lettori
2.03 (70 voti)

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