Ritual – Una storia psicomagica, di Giulia Brazzale e Luca Immesi

Un'opera indipendente che raccoglie le suggestioni dell'arte di Jodorowsky esplorando la maternità negata attraverso le proiezioni della mente che incitano alla fuga in un mondo magico lontano nel tempo. I registi esordienti Giulia Brazzale e Luca Immesi hanno tratto a piene mani dall'arte surreale per portare in un presente annientato dalla razionalità le credenze tradizionali e le pratiche guaritrici 

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 La psicomagia è una terapia per l’anima, un balsamo salvifico per le ferite e i traumi che lacerano l’inconscio, una pratica al limite tra psicoterapia e magia bianca che affonda le sue radici negli antichi rituali degli sciamani, che sapevano parlare alla parte irrazionale dell’individuo riproponendo il trauma subito per poi risolverlo con atti simbolici. Ma nel mondo moderno, impregnato di razionalità, il tempo per entrare in comunione con gli elementi della natura e con gli spazi reconditi della mente si è assottigliato ed è stato relegato alle tradizioni popolari dei luoghi più lontani, quelli in cui la tecnologia fatica ad arrivare e la cultura si trasmette di bocca in bocca.

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Lia è cresciuta con sua zia nell’universo al limite dell’irreale della campagna veneta, in una comunità in cui il tempo segue i ritmi della natura e i disturbi della mente si curano con i mezzi poveri della terra e la sottile sensibilità dei guaritori, piuttosto che da illustri terapeuti che ostentano la loro sapienza a peso d’oro. Ogni pietra della sua dimora porta con sé una leggenda, così come i ricordi della sua infanzia, popolati da creature surreali come la temibile Anguana, che attira a sé i bambini con il suo canto suadente per portarli nella sua tana, e i dispettosi Salbanei, folletti e compagni di gioco instancabili degli animi puri. E nonostante gli anni la abbiano allontanata da quel mondo ancestrale, Lia non è mai riuscita a integrarsi completamente nella realtà metropolitana di cui fa parte né a rimuovere del tutto quel retroterra mitico in cui lo sbocciare della sua femminilità era una stigmatizzazione del diavolo più che un processo naturale.

La punizione che si autoinfligge per scontare la colpa ancestrale di essere donna è un rapporto di sottomissione psicologica e sessuale con un uomo violento, che abusa ripetutamente del suo corpo e della sua personalità fragile fino a strapparle dal grembo la maternità. La morte e il senso di colpa si impossessano della sua mente, la attraversano di giorno e di notte con visioni terrificanti, le impediscono di mangiare, di dormire e di alzarsi dal letto, che le fa da vestito per giorni interi. L’unica speranza di perdonarsi e di ritrovare l’equilibrio è la fuga nella campagna e nel passato magico in cui si conserva la sua purezza.

Le suggestioni della La danza della realtà di Alejandro Jodorowsky e il suo viaggio introspettivo nelle pratiche psicomagiche hanno raggiunto i registi esordienti Giulia Brazzale e Luca Immesi, che hanno tratto a piene mani dall'arte surreale per portare in un presente annientato dalla razionalità le credenze tradizionali e le pratiche guaritrici che non hanno altro potere se non quello della suggestione. Il mondo bucolico della campagna veneta appartiene a un'epoca persa nel tempo, in cui le tinte pastello e i pizzi immacolati esercitano sui personaggi un rito di purificazione, di ritorno all'ingenuità dell'infanzia che non poneva alcuno schermo verso la fantasia, e si scontra violentemente con il mondo della città, tagliente e oscuro che sostituisce il sesso estremo all'amore puro.

In una intermittenza frenetica di incubi e visioni orrorose i registi esplorano il trauma della maternità negata attraverso le proiezioni della mente, che oscillano dalle incarnazioni benevole dei Salbanei, che incitano alla fuga nel mondo della fantasia, a giocare e a perdersi nella natura con leggerezza, al sangue che si fonde con l'acqua e macchia il corpo riportando incessantemente in vita l bambino che non è mai venuto alla luce. Il mondo onirico che avvolge l'intera pellicola riporta in ogni istante alla cultura popolare della magia di Jodorowsky, ma lo lascia sullo sfondo, lasciando al suo protagonista-assente sono brevi fugaci apparizioni, in cui il suo unico ruolo è quello osservatore esterno di un'opera indipendente, che incarna solo una delle infinite possibili espressioni del suo mondo rituale.


Regia: Giulia Brazzale, Luca Immesi
Interpreti: Desirèe Giorgetti, Ivan Franek, Anna Bonasso, Alejandro Jodorowsky, Cosimo Cinieri
Origine: Italia, 2013
Distribuzione: Mariposa Cinematografica
Durata: 95’

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