VE EZIA 64 – "The Speed of Life" di Ed Radtke (Giornate degli autori)

speedRagazzi newyorkesi hanno l’hobby di rubare videocamere ai passanti, per poi sognare una vita diversa attraverso i loro filmati. Pellicola indipendente americana intensa e personale, come un piccolo diario privato girato in video anziché scritto

--------------------------------------------------------------
INTELLIGENZA ARTIFICIALE PER LA SCENEGGIATURA, CORSO ONLINE DAL 28 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

speedA Brooklyn un gruppo di ragazzi di strada ha un passatempo molto particolare: rubare videocamere ai turisti per poi rivenderle e alzare qualche dollaro. Uno di loro, Sam, ama però conservarsi le cassette registrate da queste famiglie sconosciute. Mentre spera un giorno di incontrare un padre che non ha mai conosciuto, il ragazzo trascorre le sue giornate a guardare le immagini private di altri sognando luoghi, emozioni, persone e un futuro diverso.
Per come riesce a fondere l’esistenzialismo intimista delle singole storie con la fruizione tecnica delle immagini, e il conseguente utilizzo di esse come sorta di unico punto di contatto col mondo contemporaneo, The Speed of Life ricorda molto da vicino il cinema di Steven Soderbergh. Rispetto al regista di Sesso, bugie e videotape, Ed Radtke ha forse maggior fiducia nel racconto morale e un minor controllo dei meccanismi subliminali e psicologici. E’ comunque un film, il suo, capace di coinvolgere con poco, riflettendo sull’immagine elettronica e le sue potenzialità poetiche e allo stesso tempo finire con il perdersi – specie nella seconda parte – in mille rivoli secondari, forse preoccupato di raccontare tutto su fatti e personaggi. Probabilmente troppo innamorato dei suoi protagonisti e delle loro microstorie, Radtke è un cineasta che fortunatamente non sa bluffare. E per quanto incompiuta The Speed of Life è una pellicola genuinamente intensa e personale, come un piccolo diario privato girato in video anziché scritto. Si veda la bellissima scena finale in cui una telecamera legata a dei palloncini lanciati in aria si allontana riprendendo e salutando Sam. In essa c’è tutta la necessità di liberarsi da un cinema che non sia “di cuore”, tutta l’immaturità e il coraggio di abbracciare la vita, anche rinunciando al mezzo tecnico.

--------------------------------------------------------------
CORSO IN PRESENZA MONTAGGIO AVID, DAL 9 MAGGIO

--------------------------------------------------------------
--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array