VENEZIA 61 – "Les liens", di Aymeric Mesa-Juan (Settimana Internazionale della Critica)

Delicata radiografia della provincia francese, dove i legami si serrano e detonano secondo logiche crudeli ma inevitabili: Mado è una Medea contemporanea celata dietro una cassiera e il marito Julien un'autista la cui unica ragione di vita è il figlio disabile: insieme formano una coppia di lancinante ineluttabilità che graffia le nostre anime

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Delicata radiografia della provincia francese, dove i legami si serrano e detonanosi strappano secondo logiche crudeli ma inevitabili: Mado è una Medea contemporanea celata dietro una cassiera e il marito Julien un'autista la cui unica ragione di vita è la sopravvivenza del figlio disabile di 5 anni: insieme formano una coppia di lancinante ineluttabilità che graffia le nostre anime. Quest'esordio di Mesa-Juan è, infatti, un'apertura trilogica ispirata ai miti greci che dovrebbe proseguire con Le vrai e La guerre, ispirati rispettivamente alle figure di Antigone e gli Atridi, Agamennone e Menelao. E le geometrie psicologiche si affilano attualizzandosi in una modernità dove gli ancestrali e pagani Dei (e Dio stesso) sono svaporati nell'egoismo antropocentrico dell'uomo odierno. Il regista apre e chiude, con misurato ma apprezzabile pudore, il diaframma dell'obiettivo (e la pellicola stessa) sull'orrore di una madre che ha letteralmente soffocato il frutto del sua "dolorosa gioia" perché ogni figlio è, comunque, la morte (oltre e più che una rinascita o una metamorfosi) almeno di una certa parte del legame uomo-donna. L'irrompere dell'irrazionalità tragica nell'ordinarietà più pacata e cristallina non è certo una novità filmica, ma la messinscena del 33enne regista francese (con curiosi trascorsi da clown, dopo una docenza liceale in filosofia) è sufficientemente attenta a non fare il passo più lungo della gamba o ad avventurarsi in insidiosi territori da kammerspiel. Particolarmente intensa la recitazione di Anne O' Dolan che si prepara e reagisce all'atto forse più tremendo di cui una donna possa macchiarsi con dolente partecipazione e ci lascia difficilmente indifferenti nel generare i gemiti di pietà e attonita incredulità del figlioletto handicappato, soffocato da quelle stesse mani che l'hanno cullato, nutrito porgendogli il latteo seno e il caldo biberon, protetto con una nuvola di borotalco e un cremoso massaggio.

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