Il sogno del minotauro – Il cinema di Terrence Malick

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a cura di Arianna Pagliara

Historica Edizioni – 2014

Pag. 204 – € 16,00

Terrence Malick è senza ombra di dubbio uno dei più importanti cineasti contemporanei. In quarant'anni di carriera, il suo percorso ha lentamente e costantemente impresso il segno di un cinema senza tempo, visionario nella ricerca di un linguaggio e personale e universale, filosofico/poetico nell'indagare continuamente l'animo umano e il circostante. Malick rappresenta un unicum nel panorama cinematografico non solo per la particolarità stilistica che da sempre ha caratterizzato le sue opere, ma anche per via dell'uomo, un non-personaggio enigmatico, sfuggente, quasi avulso dal vivere sociale, che raramente si è lasciato intervistare o anche solo catturare in foto.

Tenendo conto della straordinarietà di Malick e della scarsità di fonti sull'argomento trattato, Arianna Pagliara non aveva un compito facile nel realizzare una monografia accurata sul cineasta di Waco. Eppure, merito assoluto dell'autrice, Il sogno del minotauro riesce nell'arduo lavoro di guidarci attraverso l'intricato labirinto intellettuale malickiano, analizzando nel dettaglio e nel complesso il corpus del regista, evitando impasse didascaliche o di perdersi in derive filosofiche eccessivamente astratte (rischio non indifferente, considerando il cinema di Malick). Pagliara sceglie di far scorrere il libro su due binari paralleli: nel primo si sviscerano le singole opere, da Badlands (1973) all'ultimo To the Wonder (2012), con un'analisi precisa e ricca di particolari. Nel secondo, si cerca di mantenere costante il legame fra le opere e il regista, con una miriade di riferimenti culturali, musicali, nonchè sul trascorso personale di Malick (come l'incontro in gioventù con il filosofo Cavel); tutti elementi utili a comprendere il senso generale delle opere, oltre al singolo film.

Altro punto di forza della monografia è l'uso di un registro linguistico chiaro e diretto, scelta che di sicuro sarà apprezzata anche da chi non è estraneo al cinema di Terrence Malick, vista la già complessa trama di tracce e sottotracce che compongono le opere del regista americano. In questo senso la bravura dell'autrice sta proprio nel rendere fruibili i contenuti e i significati più profondi, senza mai banalizzarne l'analisi. In conclusione, Il sogno del minotauro non ha la presunzione di fornire dogmatiche verità o imbrigliare il senso della filmografia malickiana in una direzione univoca, ma si sforza di rendere il lettore "testimone consapevole" del misterioso mondo di un regista che, per fortuna, non sarà mai decifrato del tutto. Non ci resta che sperare di poterci confrontare con una nuova versione del libro di Pagliara, arricchita dei prossimi capitoli del sogno di Terence Malick.

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