Fuggita dall’Africa dopo l’arresto del marito per motivi politici, Shandurai (Thandie Newton) si trasferisce a Roma, dove si divide tra un impiego come donna delle pulizie e la facoltà di medicina. Dotata di una bellezza semplice e disarmante, fa perdere la testa al suo datore di lavoro (David Thewlis), un compositore un po’ impacciato che ha ereditato dalla zia la splendida casa affacciata su Trinità dei Monti dove vive con la ragazza. Questi si rivela disposto a tutto pur di conquistare il cuore di Shandurai, anche a vendere tutto ciò che possiede per restituirle il marito ingiustamente incarcerato. Man mano che la casa va svuotandosi, cresce l’intensità del rapporto tra i due, sublimato dal sacrificio dell’uomo. Vibrante storia d’amore, perfetta nel susseguirsi di sensazioni che ne caratterizza l’evolversi: dal desiderio soffocante, ed il conseguente rifiuto, dal dolore e l’indifferenza, fino alla serena gratitudine per un sentimento che, come raramente accade, si nutre di libertà più che di vincoli. La macchina da presa si insinua nelle vite dei protagonisti, li segue guizzando a volte nervosamente, altre come in una danza, sempre stretta su di loro a sottolineare la dimensione profondamente intimista del film. Nato come lavoro televisivo, è in questo molto lontano dai tempi de La strategia del ragno, i cui campi lunghi penalizzavano rabbiosamente la lontananza dal grande schermo; qui, invece, ogni elemento, dai fluidi movimenti di macchina al ritmo del pianoforte, accompagna la storia dei due, coinvolgendo lo spettatore con un’empatia che oltrepassa la scarna essenzialità dei dialoghi. L’assedio del titolo si confà appieno alla natura del corteggiamento di Mr Kinski nei confronti della bella africana: paradossalmente, più questo le si stringe intorno più la lascia libera, libera di scegliere, di tornare, o meno, alla sua vita. Questa libertà si traspone sul piano visivo con il progressivo svuotarsi degli ambienti, che invece di divenire spogli e desolati, acquistano un respiro maggiore, come lo scenario di un teatro che aspetta solo di essere riempito di nuovo. Ed  il finale volutamente aperto, unica, ovvia conclusione ad una storia di mondi che si incrociano, dolentemente ed inesorabilmente lontani, diviene un tributo non solo al loro rapporto, ma all’amore in sé: perché, alla fine, non si sa più se tifare per la resa della donna o per il ricongiungimento dei due coniugi, entrambe le storie espressione d’un amore totalizzante e incondizionato.

 

Edizione decisamente basica, quella della Medusa Home Entertainment, data la totale assenza di contenuti extra. Buono l’audio Dolby Digital 2.0, sia in italiano che in inglese, con sottotitoli disponibili nella sola versione per non udenti; decisamente soddisfacente il riversamento in video, in formato 16:9. Completano il tutto i credits del cast.