"Grace Is Gone", di James C. Strouse

grace is goneGran bell’esordio dietro la macchina da presa dello sceneggiatore James C. Strouse. Nonostante l’inizio eccessivamente caratterizzato da una scrittura descrittiva, questo piccolo grande film si libera progressivamente della sua struttura ricominciando come da zero, diventando sempre più potente emotivamente e poi incontrollabile e devastante. Musiche di Clint Eastwood, personaggi vivi e toccanti con John Cusack sempre più bravo

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grace is goneE’ un canto lieve e dolente Grace Is Gone. Un ‘piccolo film’, nella forma e nella struttura, che si smaterializza e, contemporaneamente, diventa emotivamente potentissimo man mano che si viene inghiottiti dentro la storia. L’opera di James C. Strouse diventa, insieme, minimale e struggente e in questo senso hanno avuto un peso decisivo anche le musiche composte da Clint Eastwood. Al centro della vicenda c’è l’ex-militare Stanley Phillips (John Cusack) che si occupa della casa e delle sue due figlie, Dawn ed Heidi. La moglie Grace è partita in Iraq, essendo militare nel corpo dei marines. Un giorno arrivano due militare a comunicargli che la donna è morta in una battaglia. Lui non riesce a comunicare alla figlie la scomparsa e decide di partire con loro per un lungo viaggio. Durante questo tragitto, farà i conti col proprio dolore e ridefinirà il rapporto con le figlie.

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Rispetto a molti film di reduci, la prospettiva stavolta è ribaltata; è infatti l’uomo a ricevere la notizia della morte della moglie-militare e non viceversa. All’inizio forse si sente leggermente il peso di una scrittura didascalica che tende a costruire e delineare i personaggi, anche da un punto di vista fisico. E’ così che anche la recitazione di John Cusack, con i suoi occhialoni sul viso, sembra avvicinarsi dalle parti di quel cinema finto-indipendente in cui certi attori si confrontano con personaggi estremi e segnati da un vistoso make-up come, per esempio, Charlize Theron in Monster e Ryan Gosling in Lars e una ragazza tutta sua. Dal momento del viaggio Grace Is Gone è come se invece ricominciasse da zero sgretolando gradualmente tutto ciò che aveva costruito precedentemente. Diventa una specie di pellicola on the road, un viaggio senza meta dove l’esordiente Strouse (che era stato sceneggiatore di Lonesone Jim di Steve Buscemi) riesce a creare un’intimità sincera e dolente con i suoi tre personaggi. Dopo la scena in cui la famiglia va al luna-park, ogni inquadratura, anche la più innocua, ha una densità sentimentale incontrollabile e il film diventa esplosivo soprattutto nello straordinario momento in cui Stanley riesce a comunicare alle figlie che la loro madre e morta mentre si trovano insieme sulla spiaggia. Il dialogo è annullato. Entra in gioco la musica di Clint. E lo stesso Cusack, che sembrava di maniera, è più bravo che mai e tra gli attori va segnalata anche la rivelazione Shelan O’Quinn (intensa e leggera come Jena Malone) nei panni di Heidi. Devastante e incontrollabile come in I ponti di Madison County. Anche qui, come nel cinema di Eastwood, c’è un fantasma che non si vede mai, quello di Grace appunto. Le sue tracce stanno dapertutto. Si sente la sua voce e si vede la sua immagine in una foto. Strouse solidifica magicamente la memoria di un personaggio assente. Con un pudore che tocca da dentro.

 

Titolo originale: id.

Regia: James C. Strouse

Interpreti: John Cusack, Shelan O’Keefe, Gracie Bdenarczyk, Alessandro Nivola

Distribuzione: 01 Distribution

Durata: 85’

Origine: Stati Uniti, 2007

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