Essere William Turner. Incontro con Timothy Spall

timothy spall in turner

Cinquantasette anni, oltre cento film all’attivo e un sodalizio con Mike Leigh che dura da vent’anni. Una faccia che non diresti “da cinema”, ma con la quale è riuscito a imporsi come uno degli attori più credibili e versatili del panorama mondiale. In quest'intervista ci parla del pittore e di come si è preparato per interpretarlo

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timothy spall in turnerTempeste, naufragi, squarci di luce tra le nubi. Il mare sommuove e si scatena. Incendi divampano. Cicloni. Ombelichi di luce come centri di una tromba d’aria. Sono così i quadri di William Tuner, pitttore quasi metafisico del primo Ottocento.

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Ed è un William Turner scorbutico, egoista, che si esprime per grugniti e monosillabi, ma vero fino allo sfinimento, fedele alla sua ossessione, alla sua voglia di vedere, sentire, percepire e restituire sulla tela, quello che porta sullo schermo Timothy Spall in Turner di Mike Leigh.

 

A Cannes, Turner era valso a Timothy Spall il premio come miglior attore. Al festival “Capri, Hollywood”, dove ieri il film è stato presentato in anteprima nazionale, Timothy Spall ha ricevuto il “Capri cult award” dalle mani di Brenda Blethyn, l’attrice con cui ha recitato in Segreti e bugie. E da quelle di Shekhar Kapur, il regista e produttore indiano autore di Elizabeth.

Cinquantasette anni, oltre cento film all’attivo – compresi Alice in Wonderland di Tim Burton, Il discorso del re e la saga di Harry Potter – un sodalizio con Mike Leigh che dura da vent’anni. Una faccia che non diresti “da cinema”, ma con la quale è riuscito a imporsi come uno degli attori più credibili, versatili e in definitiva più bravi del panorama mondiale.

 

 

timothy spall in turnerChi era per lei William Turner?

Un uomo che cercava di restituire, nel modo più vero possibile, le sue visioni sulla tela. Un uomo che si esprime con poche parole, con grugniti. Ma che ha un linguaggio ricco, che non passa attraverso la parola.

 

 

Che lavoro ha fatto per interpretarlo?

Abbiamo iniziato la preparazione due anni prima delle riprese. Ho studiato pittura con l’artista Tim Wright per più di un anno. Ho letto, per sei mesi, tutto quello che c’era da leggere su Turner; ho visitato infinite volte la Tate Gallery e la National Gallery a Londra. E, ironia del destino, ora si apre – nel Sussex, a Petowrth House, dove Turner ha lavorato e dove sono custodite le sue opere – una mostra dei miei dipinti, che riproducono quelli di Turner.

 

 

Un lavoro molto speciale.

Che non sarebbe possibile, se non con Mike Leigh. Insieme a lui e agli altri attori abbiamo improvvisato, per ore ogni giorno, sui nostri personaggi. Non c’era copione: dovevamo solo vivere i nostri personaggi. Il copione lo ha scritto poi, al momento di girare.

 

         

Che cosa era la pittura per Turner?

Fu la sua salvezza. Sua madre aveva disturbi psichici, oggi diremmo che era bipolare. Quando lei aveva le sue crisi, lui, bambino, iniziava a disegnare, in un angolo, per terra. Le immagini furono la sua salvezza. 

 

 

turnerCome descriverebbe il suo modo di dipingere?

Il movimento del quale Turner fu il leader venne definito del ‘Sublime’. Il sublime non era qualcosa di meraviglioso, di perfetto, ma l’unione della bellezza con ciò che vi è, nella natura, di terrificante. La meraviglia insieme all’orrore: ecco il mondo pittorico di Turner.

 

 

Nel film, lei non cerca di portare il pubblico a simpatizzare con il personaggio. Anzi.

E’ uno dei grandi insegnamenti di Mike Leigh. Il personaggio è più importante di te, e della tua vanità come attore. Non devi cercare di renderlo simpatico per portare il pubblico ad amarti. Se è un personaggio scomodo, scorbutico, disprezzabile, non devi ricoprirlo di zucchero. Tu, come attore, devi scomparire. Deve rimanere solo il personaggio.

 

 

L’Italia ebbe un ruolo nella pittura di Turner?

Un ruolo enorme. Se Turner crebbe in Inghilterra, fu con la luce e i paesaggi della Campania che ebbe una rivelazione sconvolgente. Accadde durante il Grand Tour che, come molti altri artisti, intraprese in Italia, nel 1819.

 

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