David Robert Mitchell – Quando il sesso fa paura

Focus sul regista di It Follows. Adolescenti statunitensi e adulti come comparse come accadeva nel primo film del regista, The Myth of the American Sleepover

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“Ci sono delle regole precise che devono essere rispettate se si vuole sopravvivere in un horror, va bene? E vado a cominciare. Numero uno: non si deve mai fare sesso…no, no, è proibito, è proibito! Sesso uguale morte, va bene?” Forse nessuno meglio di Randy, il protagonista di Scream di Wes Craven, è mai riuscito a condensare in così poche battute la regola fondamentale del cinema horror: chi si abbandona ai piaceri della carne non arriva vivo alla fine del film. Ci sono infinite prove a favore di questa tesi, basti pensare alla tragica fine che fanno i protagonisti di Venerdì 13 di Sean S. Cunningham, che si appartano nel bosco in cerca di emozioni forti ignorando il pericolo, oppure alla coppia di amanti massacrati all’inizio di di Halloween di John Carpenter. E come se non bastasse l’illuminante horror diretto da Drew Goddard, Quella casa nel bosco, esemplifica questa teoria costruendo la narrazione in base a una serie precisa di archetipi, che puniscono i personaggi più lascivi e salvano soltanto la “vergine” della situazione.
it-follows-mirrorDavid Robert Mitchell nel suo It Follows (2014) non fa eccezione, anzi al contrario esemplifica il pericolo insito nel sesso in una minaccia che non è esterna come quella degli slasher movie, ma interna, insita nell’atto sessuale. Ed è proprio questa scelta così coraggiosa ad aver attirato l’attenzione del pubblico e della critica su questo giovane regista americano, che decostruisce i cliché dei generi cinematografici per creare qualcosa di completamente nuovo. In It Follows infatti a punire coloro che cadono in tentazione non è un mostro assetato di sangue, ma una terribile maledizione, che perseguita la vittima giorno e notte e, senza indossare una maschera o un costume che la renda riconoscibile, si confonde tra la folla per poi colpire all’improvviso. Non c’è un posto abbastanza lontano in cui scappare né armi abbastanza potenti da ucciderla. Questa cosa non pensa, non ha pietà e non si ferma. L’unico modo per liberarsene e passarla a qualcun altro, attraverso il sesso naturalmente.

Maika Monroe and Jake Weary in It FollowsE chi sono le vittime predestinate di questo orrendo contagio se non gli adolescenti, per cui il sesso è il fulcro costante dell’attenzione, il linguaggio attraverso cui comunicano le emozioni e il luogo in cui proiettano le loro frustrazioni? Loro sono i protagonisti assoluti di It Follows, gli unici occhi attraverso cui viene visto il male in un mondo in cui gli adulti sono mere comparse, così come accadeva in The Myth of the American Sleepover (2010), il primo lungometraggio di David Robert Mitchell. Anche questa pellicola, proprio come It Follows è completamente incentrata su un gruppo di adolescenti americani, o meglio sulla loro immagine archetipica, e sui turbamenti legati al sesso che li accompagnano in una lunga notte di fine estate.

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7_SupermarketIl sesso li attrae magneticamente e li spaventa, li allontana e li avvicina, incrinando gli equilibri e mistificando le emozioni come avviene in ogni teen movie che si rispetti, ma quello che interessa a Mitchell non è tanto dipingere il ritratto perfetto ritratto dell’adolescente americano, quanto distruggere il ritratto creato dalla cinematografia fino ad oggi. Anche in questo caso Mitchell parte dagli stereotipi cinematografici che circondano il “mito” dell’adolescenza per scardinarli in una visione profondamente malinconica della realtà, che non guarda a questa età della vita come a un paradiso perduto come faceva John Hughes, ma la scompone con una precisione chirurgica, mettendo in luce la superficialità con cui ci si approccia alle emozioni e alla vita stessa, diventando carne da macello per i coetanei. Gli adolescenti di Mitchell da The Myth of the American Sleepover a It Follows non sono altro che carne da macello, dilaniati dai mostri che hanno dentro e che li trascinano troppo in fretta verso il futuro, e perseguitati dagli errori del passato che li inseguono senza sosta fino a distruggerli. Per loro non c’è speranza di salvarsi, ma David Robert Mitchell sa come trasformare questo orrore in una fonte inesauribile di ispirazione e declinarlo in tutti i generi cinematografici in una forma inaspettata e decisamente entusiasmante. Ora gli occhi sono puntati sul suo nuovo progetto Under the Silver Lake, un film neo-noir ambientato a Los Angeles che per la prima vedrà come protagonisti volti noti al grande cinema come Andrew Garfield e Dakota Johnson. Le riprese sono appena iniziate ma l’attesa è già alle stelle.

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