"L'ultima vacanza" di Wayne Wang

Wang filma con la pancia, staccando la spina da ogni forma di comunicazione pianificata. Il suo cinema è un infinito e terribile luogo d'amore, dato e ricevuto, senza guardare in faccia nessuno. Un cinema del desiderio prepotente di esserci, di conoscere, di amare e di sbagliare.

--------------------------------------------------------------
CORSO DI SCENEGGIATURA ONLINE DAL 6 MAGGIO

--------------------------------------------------------------

Ci sono almeno due, tre modi per accostarsi a quest'ultima "cosa" di Wayne Wang. Quello tipico dello spettatore smaliziato ancora in cerca della sorpresa o del film "nuovo", quello di chi non sopporta il puro entertainment ed esige film impegnati, oppure…Oppure mille altri insieme, non è questo il punto. Ci sono film che indossano etichette rassicuranti e perbeniste e spettatori che esigono marchi di fabbrica, firme, etichette appunto. Soddisfatti o rimborsati. Poi c'è il cinema "altro", quello che ti sfugge di mano, sgattaiolando via sotto gli occhi e puntando dritto al corpo e all'anima. Il contrario, spesso, del cosiddetto cinema "impegnato". Beh, L'ultima vacanza è molte cose insieme, ma prima di tutto, un maledettissimo film impegnato. E non perché lasci spazio ad elucubrazioni mentali varie, o perché si iscriva nell'alveo dei film che tanto piacciono a certi intellettuali modaioli. Impegnato, in questo caso, è un aggettivo che si sposa alla grande con leggero e profondo, tenero e vivo. Wang ci porta a spasso dentro le nostre vite, ci riempie la vista di specchi, per poi tenderci la mano, facendoci sentire la presenza, o per meglio dire, il "contatto" (Robert Zemeckis produce, e non è assolutamente un caso). Che ne è delle nostre vite, verrebbe da chiedersi? Wang non dà risposte ufficiali, ma risponde a modo suo ubriacandoci a sua volta di vita. Quella strappata dagli orli della quotidianità, quella della spesa fatta al supermercato vicino casa, quella del gospel intonato nello straordinario incipit dalla protagonista Georgia e dalle sue amiche del coro. Non sa chi scegliere e cosa scegliere il regista orientale. E allora parte dalla grandiosa protagonista (la Quenn Latifah di Un ciclone in casa) ed è come se il suo corpo imponente divenisse il centro catalizzatore di tutta la realtà che gli balla intorno. L'amicizia con  la collega di lavoro, l'attrazione segreta provata per l'uomo che vede sempre al lavoro, la presenza rassicurante del bambino che le abita vicino.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 E allora verrebbe da chiedersi…Qual è il segreto di Wang? O meglio, perché anche solo davanti alle prime scene di quest'ultimo film si rimane come esterrefatti? Non c'è un'alchimia o una ricetta vincente. La risposta, probabilmente, è che Wang filma con la pancia, staccando la spina da ogni forma di comunicazione pianificata. Il suo cinema è un infinito e terribile luogo d'amore, dato e ricevuto, senza guardare in faccia nessuno. Un cinema del desiderio prepotente di esserci, di conoscere, di amare e di sbagliare, certo, ma senza freni inibitori, senza nessun pudore. Non è un caso che a, differenza di quello che accade in tanto cinemino precotto che infesta giornali e riviste, in questo film vi si entri con tutto il corpo, come in una valle incantata dove ripensare alle promesse che ci siamo fatti e a tutto ciò che ci auguriamo per il nostro domani. E'un'esperienza liberatoria come poche altre quella che conduce Georgia, dopo aver saputo del suo male incurabile, a interrogare Dio in quella scena mozzafiato del gospel, dove il "Why me, Lord?" (Perché proprio io, o Signore) si trasforma in un trascinante coro in cui il dramma personale della donna viene messo in circolo e condiviso. Perché è soltanto nella sofferenza vera che si trova Dio, ovvero la felicità, quella stilla di senso che i corpi di Wang, dannati d'amore, cercano e offrono, senza ritorno. E allora basta poco e il cinema può davvero divenire quel fantastico spazio di libertà in cui riappropriarci di noi stessi, alzandoci in piedi e gridando in faccia al mondo i nostri desideri, i nostri amori impossibili, quell'accecante voglia di partecipare e di sentirsi parte, di sognare ad occhi aperti, certo, e di vedere un giorno il prender vita di questi miraggi.

Cinema come grande libro dei sogni. Ecco, in quest'ultima vacanza ci si riesce ad affrancare dai ritmi infernali imposti dalla società e ci si prende una pausa. Un momento di riflessione. Georgia lo fa sfogliando il suo libro di possibilities…Il matrimonio, una casa tutta per lei, un lavoro che le dia soddisfazione. Wang regala al suo strabordante corpo una possibilità: quella di dare del tu ai propri sogni più segreti e magari di realizzarli. Non allora cinema del sogno, ma semplicemente cinema del sogno che si fa realtà E' questo semplice, puro ed elementare verbo ("fa") che produce la differenza. E la politica. Fa ridere la bagarre di questi ultimi giorni scatenata da tutti coloro che si affannano a vedere ne Il Caimano di Moretti questo o quell'aspetto politico in senso strettamente "partitico". Quando poi in questa straordinaria riflessione morettiana sull'essere noi oggi desideri in perdita, ci siamo dentro con tutte le scarpe, infangati, sporchi, toccati sul vivo…Ed è straordinario pensare a quanto in fondo Georgia (Queen Latifah) e Bruno Bonomo (Silvio Orlando) trovino entrambi il coraggio di afferrare le proprie vite e di farne qualcosa di diverso: non di migliore, forse, ma di diverso, di più autentico. A questo punto tutto diventa possibile: che le grigie automobili diventino per un attimo i preziosi alleati di un ultimo corteggiamento a distanza (una delle scene d'amore più forti dell'anno, quella de Il caimano tra Orlando e la Buy che fanno danzare parallele le loro auto, protesi d'amore, prima dell'addio definitivo) e che magari si riesca davvero a dominare la terra e il cielo (Georgia mentre fa snowboard e quando si lancia nel vuoto), praticando il mondo con la leggerezza nel cuore. Quenn Latifah non è mai stata così fluida e leggera.


I corpi liberati pesano meno.

Titolo Originale: Last Holiday


Regia: Wayne Wang


Interpreti: Queen Latifah, LL Cool J, Timothy Hutton, Gerard Depardieu, Alicia Witt, Giacarlo Esposito


Distribuzione: UIP


Durata: 112'


Origine: USA 2006

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array