VENEZIA 65 – "Girara no gyakushu – Toyako Samitto kiki ippatsu! (Monster X Strikes Back: Attack the G8 Summit!)" di Minoru Kawasaki (Fuori Concorso)

Guilala no gyakushuOperazione nostalgia per uno dei mostri giapponesi “minori” del passato, che attraverso la parodia e la satira sul nostro presente trova la sua ragione d’essere e la sua nuova giovinezza. Presentato alla Mostra in collaborazione con il Far East Film Festival di Udine

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Guilala no gyakushuLo si era visto anche da noi nel 1969, quando giunse nelle nostre sale il film Odissea sulla Terra, diretto da Kazui Nihonmatsu e primo, timido, tentativo della Shochiku di scalfire il primato della casa rivale Toho nel campo del “Kaiju-Eiga” (cinema dei mostri). Ma negli anni il mostro Guilala non era certamente assurto a livelli tali da far pensare a un’operazione nostalgia, ancor più curiosa se consideriamo il declino che da qualche anno attraversa il genere, insidiato dalle rivisitazioni sudcoreane alla Dragon Wars, che hanno abbracciato a piene mani quel digitale da sempre avversato dai vari Godzilla e Gamera con i loro figuranti in tuta di gomma intenti a calpestare allegramente dettagliatissimi plastici cittadini.

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La nostalgia trova dunque la sua ragione d’essere attraverso il grimaldello della parodia, che permette al genere di vantare una ritrovata giovinezza e al giovane regista Minoru Kawasaki di sfoggiare una irriverente ed esaltante libertà: il ritorno di Guilala (sebbene narrativamente il film non cerchi legami con la pellicola originale) avviene quindi mentre in Giappone è in corso un summit del G8 e i capi di stato, anziché darsela poco onorevolmente a gambe, decidono di restare uniti per fronteggiare la minaccia e aumentare in questo modo il proprio consenso popolare. Ma ogni strategia si rivela assolutamente inutile, perlomeno fino a quando non entrerà in scena un insperato e divino alleato…

Il divertimento che si prova dinanzi alla palese inettitudine dei vari capi di stato (ritratti alla stregua di una patetica corte dei miracoli) si accompagna a una rivisitazione dei cliché tipici del kaiju eiga, che al contempo mostra un tono irriverente e ossequioso. Guilala dunque ride, improvvisa disarmanti balletti, riverbera in ogni momento la povertà della propria fattura “artigianale”, ma allo stesso tempo mantiene la sua natura di essere fuori misura per l’arida tecnologia veicolata dai boriosi leader mondiali e solo nella tradizione che trae forza dalla natura può trovare l’avversario in grado di sconfiggerlo. Kawasaki cerca e trova una formidabile collaborazione con il divo comico “Beat” Takeshi Kitano, che si presta a un ironico ruolo da divinità/supereroe in costume e con la sua sola presenza basta a legittimare lo strampalato modo di essere di un film che per 98 minuti è capace di restituire l’illusione dei tempi andati e di un cinema semplice ma che nel suo sguardo nasconde innocenti (ma non troppo) frecciate all’attuale andamento del mondo. Il recupero dell’icona Guilala diventa, così, il tentativo fiducioso di guardare al presente attraverso la lezione del passato.

 

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