31/12/2003 – È BELLO IL MONDO!…a Fuori orario

Alle ore 0.45 in prima italiana assoluta l'ultimo film (inedito anche al cinema) di Danièle Huillet e Jean-Marie Straub, “Il ritorno del figlio prodigo/Umiliati”, del 2003.

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Mercoledi' 31 dicembre   2003 ore 0.45 – 2.00 


È BELLO IL MONDO!


con il  film:


IL RITORNO DEL FIGLIO PRODIGO / UMILIATI


(Italia-Francia, 2003, col., 64') Regia: Jean-Marie Straub, Danièle Huillet


Con: Rosalba Curatola, Aldo Fruttuosi, Romano Guelfi, Federico Ciaramella, Daniele Vannucci, Enrico Achilli, Martina Gionfriddo, Enrico pelosini, Angela Durantini, Andrea Balducci, Dolando Bernardini, Giampaolo Cassarino, Giacinto Di Pascoli, Gabriella Taddei, Vittorio Vigneri


Da alcune pagine di "Le donne di Messina" di Elio Vittorini. "…Che niente fatto o toccato da loro, di uscito dalle mani loro, risultasse esente dal diritto di qualche estraneo"


 


 


   Il  2003 si conclude (come spesso su RAITRE), con i due programmi non a caso 'liminari'  (o programmaticamente estremi/di limite)  dell'équipe di  enrico ghezzi,  BLOB  e FUORIORARIO


(entrambi tra l'altro raggiungeranno nel 2004 il quindicesimo anno di 'vita televisiva').


 


Dopo le quasi due ore di 'anno in schegge' di Blob,


 


Alle ore 0.45 di mercoledí 31 dicembre,  va in onda   in prima italiana assoluta   l'ultimo film (scandalosamente inedito anche al  cinema)  di Danièle Huillet e Jean-Marie Straub,  IL RITORNO DEL FIGLIO PRODIGO/UMILIATI , del  2003. Un film (un capolavoro)  fin troppo adatto alle nostre 'feste perdute'.


 


" Terzo momento di un gioco e lavoro dolcemente accanito con le parole e i libri di un grande scrittore italiano come Elio Vittorini  (sicuramente oggi tra i più sottovalutati), dopo SICILIA e OPERAI,CONTADINI (entrambi già trasmessi da FuoriOrario), il film ritorna sul set e insieme sul testo e sui 'personaggi' del film precedente, che partiva da alcune pagine del romanzo Le Donne di Messina. In un angolo di bosco dell'appennino toscano (vicino a Buti), filmato in modo sublime, sempre in attesa quasi estatica della 'luce del mondo' o della luce che è il mondo, il film produce e trova nello stesso tempo l'intensità di un urlo politico contro il degrado (psico-consumista-capitalistico) di tale luce. E propone con durezza disperata (fino al pugno chiuso che punta verso il basso nell'ultima inquadratura, quasi vinto ma non convinto dalla forza  di gravità) la domanda sull'Utopìa (è il tema del testo vittoriniano) sulla comunità impossibile, sulla durezza del lavoro costretto al calcolo dell'economia 'globale' e impedito di raggiungere il godimento del gioco.  Sulla bellezza della natura si stagliano spettrali proprio in quanto visibili e fisici  i corpi e le  parole dei (non!) attori, ora monumenti frontali, ora statue che avanzano verso di noi  rimproverandoci, dal fondo di una Storia senza tempo, la nostra immobilità e indifferenza presente."   


(enrico ghezzi)

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