VENEZIA 63 – "Baaz ham sib daari?", di Fezli Bayaram (Fuori Concorso)

Baaz ham sib daari? avrebbe potuto costituire una sorpresa, ma il film soffre di un eccessivo meccanicismo e di una assenza di idee che presto gli fa perdere la strada in una visuale che non riesce mai a stringersi.

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Fezli Bayaram, il regista e autore del fuori concorso Baaz ham sib daari? ha voluto costruire un racconto allegorico, senza tempo né luogo. Una specie di Forrest Gump del deserto, afflitto da una insaziabile fame, salverà i suoi compagni dalle angherie della terribile tribù dei falciatori.

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Meditato e progettato in cinque anni, di cui l'ultimo e mezzo dedicato alla sua lavorazione, Baaz ham sib daari?si sostiene, soprattutto, grazie all'ambientazione in un non luogo di una landa desertica in cui avrebbe potuto trovare maggiore spazio l'ispirazione fantastica dell'autore. Il meccanicismo eccessivo della storia, in cui gli avvenimenti si affastellano nell'intenzione di restituire il senso di costrizione e di sottomissione di una tribù rispetto a quella dominante, nuoce irrimediabilmente al film. Emergono presto, dopo la sorpresa che indubbiamente il film avrebbe potuto costituire, il fiato corto della storia e il conseguente affanno a raggiungere comunque la fine, dopo una successione di sequenze che si ripetono stancamente. Le lunghe corse a cavallo o in motocicletta o quelle del protagonista, le interminabili sequenze di lotta tra le due tribù costituiscono la messa in scena del film e l'apertura della fotografia sui grandi spazi non può colmare l'assenza di idee nella fase della scrittura, c'è il fantastico, ma manca la sua invenzione. Per dimostrare l'arroganza del potere basta molto meno, ma per farne un film serve molto di più. Baaz ham sib daari? non quadra il cerchio, non stringe la sua focale, lasciando troppo aperto lo spazio visuale e perdendosi nella genericità della visione. Il film, nel finale perde definitivamente la strada nell'emergere di questa improbabile figura tra Mad Max e un Forrest Gump della steppa.

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