VENEZIA 68 – "Una storia in cui le vittime vengono prese sul serio". Incontro con Ami Canaan Mann, Michael Mann e Don Ferrarone

Ami Canaan Mann e il padre Michael Mann - Texas Killing Fields

Ami Canaan Mann e il padre Michael (qui produttore) presentano Texas Killing Fields accompagnati dallo sceneggiatore Donald F. Ferrarone, ex agente DEA che per lo script si è ispirato alla figura reale di un detective texano e in passato ha già collaborato con Mann, come consulente per Miami Vice.

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Come nasce questa storia?

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DON FERRARONE: Io ho vissuto in tutto il mondo, ma nessuna storia mi ha ossessionato quanto quella in cui mi sono imbattuto in Texas, quando ho incontrato il detective che indagava sul caso dell'omicidio di queste donne [nel film il detective è interpretato da Jeffrey Dean Morgan].
 

MICHAEL MANN: Ciò che mi ha attratto, e ha attratto anche Don, è la natura ossessiva di un ambiente come popolato dai fantasmi. La maggior parte delle vittime erano di bassa estrazione sociale e il caso non è stato seguito fino in fondo.

 

AMI CANAAN MANN: Lo script di Don risale a dieci anni fa. Era accompagnato da una serie di documenti, e da una mappa che indicava i luoghi in cui erano state ritrovate le vittime. C'erano anche delle foto, dove le donne, alcune ancora bambine, che fissavano l'obiettivo, sembrava che ti guardassero. Ho sentito una forte urgenza di raccontare questa storia.


La presenza (e l'assenza) delle donne, quasi come se fossero dei fantasmi, sembra un elemento importante.

 

AMI CANAAN MANN: La sceneggiatura di Don era molto dura, abbiamo cercato di trattare questo materiale come una storia di fantasmi anche per crearen una suggestione evocativa, in un certo senso per sedurre il pubblico, fargli desiderare di venire a sapere di più su quanto è accaduto.


MICHAEL MANN: Anch'io mi sono sentito toccato, guardando le foto delle vittime. Ami ha riconosciuto anche una ragazzina con cui era stata a scuola. Il lavoro con gli attori da parte sua è stato molto puntuale, ha creato una sorta di "accademia dell'omicidio" in modo che tutti capissero come funziona un'indagine su un omicidio e recitare nel modo più realistico.

 

AMI CANAAN MANN: Quella di creare un contesto realistico è stata una delle mie prime preoccupazioni. Anche se nessuno vuole visitare un obitorio di sabato mattina, era necessario!


Nel film si mettono in luce anche le differenze sociali, la vita quotidiana del luogo.

 
AMI CANAAN MANN: La storia si svolge in una cittadina di circa 40.000 abitanti, con una raffineria nelle vicinanze. Molte delle vittime erano povere, quasi dei reietti. Ho avuto la fortuna di raccontare la loro storia lavorando con grandi attori, molti dei quali texani. Io stessa provengo dal Sud degli Stati Uniti e volevo che fosse rappresentato in modo credibile.

Ami Canaan Mann e il padre Michael Mann - Texas Killing FieldsDON FERRARONE: Aggiungo che alcune vittime provenivano da località sconosciute. In assenza della scena del crimine questi casi restano spesso irrisolti: è difficile trovare un detective che si assuma la responsabilità di portare avanti le indagini. Parliamo di un'area difficile, prossima a una vera e propria "zona morta" un tempo abitata dalle uniche tribù cannibali degli Stati Uniti. Brian, il vero detective a cui si ispira il personaggio del film, si è accollato il compito di indagare su questi volti senza nome. Non mi aspettavo di incontrare nella vita una persona che avesse una simile forza spirituale.
 

La lezione più importante che ha imparato da suo padre?

AMI CANAAN MANN: Certo, è stato un enorme vantaggio averlo con me come produttore, e in quanto regista, mi ha aiutato a risolvere problemi finanziari, logistici, estetici. Osservarlo sul set mentre fa il giocoloiere con diverse priorirà e condizioni è interessante.


Michael Mann ha lavorato a lungo sul thriller. Che contributo ha dato Ami al genere?

MICHAEL MANN:
Nella nostra famiglia lavoriamo sodo, Ami ha iniziato la sua carriera da adolescente, si può dire che è cresciuta sui set. La sua prospettiva personale contiene sia elementi di natura visiva, sia di altro genere: è anche una madre, e ha un rapporto diverso con le figure delle vittime e dei detective.

AMI CANAAN MANN:
Per quanto riguarda l'ispirazione a livello visivo avevo in mente uno miei film preferiti, Picnic a Hanging Rock di Weir. Gli alberi scheletrici che abbiamo inserito nel film sono rappresentativi della visione che intendevo creare. Ho girato in Louisiana, che presenta molte analogie con il Texas. C'è una bellezza in questa terra paludosa, salmastra, che di per sè diventa una metafora della vita e della morte.

 
[una giornalista asserisce di sentirsi male ogni volta che assiste alla rappresentazione della violenza sulle donne e ne chiede il motivo]

AMI CANAAN MANN: Questa è una storia in cui le vittime vengono prese sul serio, non sfruttate o utilizzate come veicolo. Anche per questo nel film sono presenti le loro voci, volevo sottolineare la loro presenza. Le voci che parlano anche al detective, interpretato da Jeffrey Dean Morgan: un attore straordinario, che possiede una sorta di gravitas, propria anche del vero detective Brian. Ho lavorato molto bene anche con Chloë Moretz, aveva solo 12 anni e manteneva perfettamente il controllo della sua recitazione. La sua maggiore qualità è una totale assenza di autoindulgenza.

Questa edizione della Mostra è piena di genitori cattivi. Anche lei voleva sottolineare l'assenza della famiglia, con la figura della madre?

AMI CANAAN MANN: Don potrebbe parlare a lungo di questo. In realtà sarebbe più semplice dare la colpa all'uomo nero, ma l'uomo nero finisce per essere sempre qualcuno che conosciamo, spesso qualcuno vicino alla famiglia, specie per quanto riguarda i crimini sessuali. La madre nel film a modo suo cerca di essere protettiva, ma prende una serie di decisioni che si rivelano sbagliate.

Ami Canaan Mann e il padre Michael Mann - Texas Killing FieldsLa differenza di alcune scene, più granulose e sporche, dipende dall'uso di supporti diversi?


AMI CANAAN MANN:
Abbiamo girato in HD. Alcune sequenze sono state realizzate con una steel camera, utilizzabile in modo molto agevole. La discrepanza tra le scene serviva a creare una sorta di tensione visiva.

 

Cosa vi affascina tanto dei thriller?

MICHAEL MANN: Non sono affascinato dal "thriller": quello che mi attrae è il contesto drammatico, i conflitti come elemento di estrema polarizzazione. Provengo da un contesto urbano, mi interessa osservare come si intrecciano al suo interno diverse forze che si scontrano, comprese le differenze sociali.

AMI CANAAN MANN: Per me non c'è miglior esercizio intellettuale che cercare di comprendere la natura del crimine.

MICHAEL MANN: E poi non si tratta solo del crimine in quanto tale. Pensiamo al fascino che esercitano su di noi i detective:  uomini costantemente in cerca di risposte.

 



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