CANNES 67 – N?r dyrene drømmer (When Animals Dream), di Jonas Alexander Arnby (Semaine de la critique)

when animals dream

N?r dyrene drømmer, esordio nel lungometraggio di Jonas Alexander Arnby, disegna, con sobrietà formale e narrativa, il ritratto di una società colta nelle reazioni alla paura dell’altro ricorrendo a una convincente coesistenza di elementi realistici e della tradizione horror (nello specifico, quella dei lupi mannari).

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when animals dreamLuci grigie, metalliche. Un villaggio sul mare in una stagione fredda, segno non solo fisico ma anche del disagio e del mistero che penetrano quel luogo e i suoi abitanti. Una vita semplice, segnata dalla pesca e dai suoi rituali. Una famiglia nasconde, però, un segreto e una malattia che si tramanda. Di madre in figlia.

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N?r dyrene drømmer, esordio nel lungometraggio di Jonas Alexander Arnby, disegna, con sobrietà formale e narrativa, il ritratto di una società colta nelle reazioni alla paura dell’altro ricorrendo a una convincente coesistenza di elementi realistici e della tradizione horror (nello specifico, quella dei lupi mannari). Perché la diversità che la madre, ridotta su una sedia a rotelle, e la figlia Marie posseggono è quello di portare, nei loro corpi, i segni e i comportamenti, le reazioni delle lupe mannare. Una diversità che il film svela per lampi, per dettagli, per esplosivi inserti onirici. Mentre la crudeltà della comunità, in particolare degli operai impiegati nella fabbrica della lavorazione del pesce in cui lavora pure Marie, si manifesta nei gesti quotidiani, nel realismo violento che la ragazza deve sopportare (non meno crudele e umiliante delle vessazioni che subisce sul luogo di lavoro è l’esplorazione del suo corpo fatta dal medico per individuare in lei tracce della mutazione che ha già colpito la madre).

Quella che Arnby mette in scena è una storia di relazioni familiari e di emancipazione di una giovane donna (l’esordiente Sonia Suhl offre un’interpretazione di sorprendente intensità trattenuta) che, rifiutando di nascondere la propria mostruosità, e quindi di recludersi nelle stanze della propria abitazione, dove l’accudirebbe un padre fin troppo premuroso, intraprende un percorso di liberazione e al tempo stesso di convivenza con i suoi poteri speciali. Che userà, come fece la madre, per eliminare coloro che vorrebbero sopprimerla. Salvando dalla strage, sul mercantile, il fidanzato. Abbracciato da un corpo mutante e insanguinato sopravvissuto a una moderna caccia alla strega (si pensa anche, inevitabilmente, a Dreyer…).

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