"Opopomoz", di Enzo d'Alò
Verso onomatopeico, anagramma di diabolica promiscuità. L'universo cosmopolita e la poliedrica vitalità del quotidiano napoletano, si espandono nel presepio, dal vero animato, di una città in conversione sui ricordi e sui desideri.
La tavolozza pullula di colori, l'immaginario figurato sublima e compatta gli spazi ad incastro tra su e giù, dentro e fuori. La parola magico/malefica "swinga" nelle giovani menti; si staglia nella memoria e si deposita per un pronto richiamo. È un trapasso, non un salto: i corpi non si disintegrano per poi ricomporsi, ma si ritrovano perchè smarriti. Rocco soffre la nascita imminente del fratellino: è ostile all'evento che coincide con quello sacro. Gli inferi, o meglio, l'underground lavico e incandescente ha scelto la vittima. Tre diavoletti in missione dovranno fare il resto: convincere Rocco a fermare il Natale. Il bambino si confonde nel "magmatico" presepio napoletano dove, si abbonda di tutto ciò che nella realtà è solo un irraggiungibile sogno per il popolino. Tra pastori, nobildonne, musici, sciuscià, mori, vive la sua redenzione spirituale. "Opopomoz", verso onomatopeico, anagramma di diabolica promiscuità. L'universo cosmopolita e la poliedrica vitalità del quotidiano partenopeo, si espandono nella barocca scenografia in sughero e terracotta, dal vero animato, di una città in conversione sui ricordi e sui desideri. Il presepio, proprio come per Luca Cupiello, è la terra dove trovare l'ordine per le proprie pedine, dove provare conforto dalle proprie posizioni. Il presepio non è un gioco solitario e "autistico", ma un'espressione tutt'altro che pagana: il Mistero è il simbolo di una sfarzosa prova di magnificenza in cui è facile e comodo rifugiarsi, sfuggendo, in una romantica quanto pavida fuga, alla vita vera, drammatica e minacciosa.
Al barocco d'ispirazione pittorica risponde, morbido e pastoso, il "quadro" brulicante di particolari, oggetti e cangianti sfumature, per una rigenerazione a strati del passato sul presente. Spugna mediterranea che assorbe e non strizza esuberi: schiuma salite, discese, scalinate, anfratti, fontane, bolgie umane, come la Galilea animata. Napoli è l'introspezione, una confessione del presepio stesso.
Il naturalismo dello stile architettonico e della caratterizzazione dei personaggi e, la "contaminata" colonna sonora, conduce ad intravedere il crocevia culturale che Napoli ha sempre voluto e dovuto rappresentare, tra orgogli e dominazioni.
Enzo d'Alò, alla sua prima non trasposizione dalla letteratura, con Furio e Giacomo Scarpelli hanno scavalcato la fisicità, rimpastando la storia con la credibilità verosimigliante di un bagno nel golfo a mezzanotte…
Regia: Enzo d'Alò
Sceneggiatura: Furio Scarpelli, Enzo d'Alò, Giacomo Scarpelli
Montaggio: Simona Paggi
Musiche: Pino Daniele
Ideazione ambienti: Michel Fuzellier
Voci: Ciro Ricci (Rocco), Xsuela Douglas (Sara), Silvio Orlando (Peppino), John Torturro (John), Vincenzo Salemme (Giuseppe), Beppe Barra (Sua Profondità, ReMagia), Oreste Lionello (Scarpino), Fabio Volo (Farfaricchio), Tonino Accolla (Astarotte)
Produzione: Albachiara, Rai Cinema, DeA Planeta
Distribuzione: Mikado
Durata: 102'
Origine: Italia, 2002