#RomaFF11 – 2night, di Ivan Silvestrini
Si incontrano in un locale: lei bella e sfacciata, lui introverso e misterioso, lei gli chiede un passaggio e lui accetta. Da lì inizia il racconto di una notte in macchina. In Alice nella città
Ivan Silvestrini presenta al Roma Film Festival il suo ultimo film 2nigth, remake di un film israeliano del 2011 diretto da Roi Werner. Due ragazzi (Matilde Gioli e Matteo Martari) di cui ignoriamo il nome si incontrano in un locale: lei è bella e sfacciata, lui è introverso e misterioso, lei gli chiede un passaggio e lui accetta. Da lì inizia il racconto di una notte passata in macchina, ad attraversare la città, passando per diversi quartieri, diretti verso casa di lei. Ma arrivati a destinazione i due non riescono a trovare parcheggio. E quindi continuano a guidare e iniziano a conoscersi, ad avvicinarsi l’uno all’altro e anche a non capirsi. Lui è veronese, lei milanese, entrambi sono venuti a Roma per lavorare, per cercare una strada da imboccare. Entrambi sono soli e in cerca di qualcuno con cui essere se stessi. La differenze fra i due caratteri risultano evidenti da tutto ciò che dicono, si inizia parlando del lavoro, poi di come ci si trova in una città che non è la propria, si osa con le fantasie sessuali, ci si prende in giro con la malizia delle prime volte. Lei lo stuzzica e lui anche se interdetto, è sempre piacevolmente divertito, proprio perché costretto ad aprirsi.
Silvestrini inquadra i due ragazzi stando attento alle labbra che sorridono o s’imbronciano, agli occhi che si studiano, si piacciono, si straniscono. Spesso i due sono ripresi di profilo, trasversalmente, illuminati dalle luci dei semafori o dei lampioni romani. Fuori dalla macchina invece c’è la Roma notturna dei venerdì sera, che scorre veloce passando dai quartieri del centro a quelli periferici. Il film di Silvestrini non racconta i giovani trentenni di adesso, ma si sofferma sul conoscersi dei due ragazzi, sulle loro differenze, spesso attraverso dialoghi ben riusciti.
L’idea è semplice, racconta un incontro e quello che potrebbe scaturirne, una notte passata insieme o magari lo sbocciare di un amore. Ma proprio per l’idea che c’è alla base il film dovrebbe riuscire a fare emergere la bellezza della semplicità di un primo incontro, dove ognuno cerca di dare un’immagine di sé che a lungo andare sparirà lasciando spazio a come si è davvero. I personaggi del film di Silvestrini però sono abbastanza stereotipati e non riescono davvero a restituire la complessità che emerge dalla elementarità di ciò che si vuole raccontare. I dialoghi su cui tutto si basa, non riescono davvero nell’intento sperato. Il film di Silvestrini, a cui bisogna riconoscere la delicatezza di qualche scena, è in fondo poco riuscito, e finisce per risultare (in modo un po’ spiacevole) fuori dalla realtà. La scelta delle musiche ad esempio, sarebbe forse dovuta andare oltre alle solite canzoni pop-elettroniche, che ormai sembrano essere state scelte come sottofondo fisso di questa generazione; così come la continua scelta di attori che sono sempre impeccabilmente belli e che rendono il quadro generale un po’ prevedibile.
Occorre comunque dire che il film regala scene divertenti e che Matilde Gioli, pur non riuscendo a restituire in modo davvero autentico il suo personaggio, riesce invece in battute e atteggiamenti che fanno sorridere.