È morto Paul Auster

Muore a 77 anni uno degli scrittori statunitensi più importanti degli ultimi anni. Autore della “Trilogia di New York”, scrisse e girò anche Smoke, Blue in the face e Lulu on the bridge

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È morto all’età di 77 anni lo scrittore statunitense Paul Auster, tra i più influenti narratori del Postmodernismo letterario. Era malato da tempo, come poeticamente ha raccontato negli ultimi anni della sua vita la scrittrice Siri Hustvedt, moglie di Auster, che con dei post su Instagram aggiornava i fan su quello che succedeva a “Cancerland”, il mondo in cui i coniugi erano precipitati dopo la notizia del cancro ai polmoni.

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Paul Aster viene consacrato al grande pubblico con la pubblicazione della sua opera più famosa Trilogia di New York, formata da tre romanzi: Città di vetro, Fantasmi e La stanza chiusa, pubblicati tra il 1985 e il 1987. Con queste tre opere diventano chiari i cardini su cui si baserà la sua poliedrica carriera artistica: il racconto della città di New York e le tematiche del caso e dell’amore. Seguono i romanzi  Moon Palace (1989), La musica del caso (1990), Il libro delle illusioni (2002), Follie di Brooklyn (2005) in cui è evidente l’intenzione di parlare dell’uomo contemporaneo e della sua angoscia esistenziale, inserita in un mondo spesso dominato dal caso. La sua attività letteraria è spesso sfociata in un impegno civile e politico che ha portato lo scrittore ad interrogarsi nei suoi romanzi sul futuro del suo paese, come in 4 3 2 1, pubblicato nel 2016.
Segnato negli ultimi anni da diverse tragedie personali (la morte di suo figlio e della sua nipotina, la notizia della sua malattia), appena un anno fa scrive la sua ultima opera, Baumgartner, che sembra quasi un testamento. In questo libro, la morte e il ricordo non sono trattati con la solita ironia a cui Paul Auster aveva abituato i lettori, ma con esplicita serietà.

Nella sua prolifica carriera, Paul Aster ha scritto anche per il cinema firmando quattro sceneggiature ed in alcuni casi dirigendole personalmente: Smoke, film del 1995 co-diretto da Wayne Wang e lo stesso scrittore e il suo seguito Blue in the face; Lulu on the Bridge del 1998, di cui firma da solo la regia e interpretato da Harvey Keitel e Willem Dafoe; La vita interiore di Martin Frost, sempre diretto da lui nel 2007 e ispirato al suo romanzo Il libro delle illusioni.
In ognuna delle sue sceneggiature la fatalità e l’assurdità della vita fanno da padrone, in atmosfere fumose e grottesche che sembrano prendere vita proprio dai suoi romanzi.

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