#TFF34 – Sadie, di Craig Goodwill

Un film che sembra un lungo prologo di se stesso e che nella caotica sovrapposizione di registri espressivi sembra più di una volta sul punto di accelerare senza riuscirci. Festa Mobile

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La  scrittrice Sadie Glass ha un sogno ricorrente: vede se stessa, vestita di nero, fronteggiare una misteriosa donna in bianco, poi il rosso sangue entra nella tavolozza onirica. Sadie è a Torino per presentare il suo ultimo libro, che significativamente è intitolato Da sola accanto a me. Non serve davvero molto altro per intuire di cosa tratti in effetti l’avventura che la donna vivrà in una lussuosa villa in campagna con l’ex fidanzato Alex e la misteriosa Francesca. Sadie, secondo lungometraggio del canadese Craig Goodwill, presentato nella sezione Festa Mobile: Film Commission del Torino Film Festival di quest’anno, ripercorre in un dramma labirintico e torbido l’abbraccio imprescindibile tra Eros e Thanatos, sadie3il sottile confine tra dolore e piacere,  la loro lotta nell’abbandono sofferto alla lussuria. E nell’impresa (ri)chiama a raccolta atmosfere visive familiari, da Kubrick (Eyes Wide Shut, in particolare), passando per Bertolucci, fino a Il cigno nero di Aronofski. Goodwill sembra aver trovato la perfetta location d’effetto per esercitare la cura compositiva che contraddistingue i suoi lavori sin dal corto d’esordio Patch Town (2011), divenuto lungometraggio nel 2014, ma sembra perdersi nella composizione delle inquadrature, nella ricerca pittorica delle monocromie e delle messe in scena, nel gioco visivo tra barocco e minimalismo. Il tentativo registico di unire a una composizione visuale composta e composita, “alla europea”, uno stile da horror blockbuster (nelle inquadrature mosse, ruvide, ravvicinate), è interessante ma procede a sbalzi, e non è supportato da un arco narrativo abbastanza solido e originale.

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sadie2Il risultato è un film che –in contraddizione con l’interna suddivisione romanzesca – sembra un lungo prologo di se stesso. Un film che nella sovrapposizione insistita tra registri espressivi (thriller, dramma, horror, mind game, misterico, erotico), sembra più di una volta sul punto di accelerare, senza mai riuscirci. L’impressione che Sadie lascia è quella di un autore che ha già dimostrato e qui conferma la sua capacità di intrigare nella brevità allusiva del cortometraggio, ma che fa ancora fatica a esprimersi appieno in una trama complessa e struttrata.

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