Batman. Il ritorno, di Tim Burton

Strepitoso sequel dove Burton crea versione dark in cui l’espressionismo dello sguardo è soprattutto lo specchio di un mondo interiore. Stanotte (2.15) e domani (19.05) su Sky Collection

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L’espressionismo non deriva da un gusto spiccato per le forme bizzarre, ma corrisponde piuttosto al bisogno di interiorizzazione e di evasione che risale all’infanzia: l’idea di avere un luogo tutto per sé, anche malsano…L’espressionismo è una componente dell’universo di Batman, con questa città che viene mostrata sempre di notte, come se ci si trovasse nella testa di qualcuno. Questo è per me l’espressionismo: l’idea di un mondo interiore, di un’arena dove brancolano degli uomini-animali. È il mondo di Batman…” (Tim Burton)

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L’uomo pipistrello, la donna gatto e il bambino pinguino. Su questo triangolo zoofilo, che è anche un incrocio di disturbi della personalità, si basa il secondo capitolo della visione burtoniana del supereroe DC comics. Se nel primo Batman (1989) giganteggiava la figura di Joker interpretato magistralmente da Jack Nicholson, in questo Batman. Il ritorno (1992) si fa strada una versione profondamente dark in cui l’espressionismo dello sguardo è soprattutto lo specchio di un mondo interiore.

L’arena dentro cui si muovono questi uomini-animali è Gotham City, un incrocio tra l’architettura futurista dell’EUR e le atmosfere gotiche di Edgar Allan Poe. Gli omaggi all’espressionismo tedesco sono manifesti (Max Shreck da Il Nosferatu di Murnau, le scenografie da Il Gabinetto del Dr. Caligari) e gran parte degli avvenimenti si svolge di notte, tra ombre lunghe e luci artificiali.

Sin dalle scene iniziali, sulle note inconfondibili di Danny Elfman, varchiamo la soglia della villa dei Cobblepot come fosse la Xanadu di Quarto potere: poi i titoli di testa seguono una culla (la forma ricorda quella di Rosemary’s Baby) galleggiare nelle fogne della città. Dopo 33 anni da questi eventi, Il Pinguino (Danny De Vito) vuole tornare in superficie per impadronirsi di Gotham City con l’aiuto del miliardario-vampiro Max Shreck (Christopher Walken) il cui marchio di fabbrica è il logo di Felix The Cat. Batman (Michael Keaton) cercherà di contrastare i due nemici con la variabile impazzita di Catwoman (Michelle Pfeiffer) gattina dalle sette vite.

Tim Burton gestisce al meglio le interazioni tra i quattro personaggi giocando con la scissione identitaria e la duplicità male/bene. Il Pinguino che abita i bassifondi raccoglie i rifiuti e le scorie di una società industriale che fonda il profitto sul malaffare. I discorsi dell’industriale Max sono vuoti, ridondanti, e vengono amplificati dai mass media asserviti al potere. Il Pinguino nella sua voglia di integrarsi e di godere dei benefici da sindaco finirà per essere respinto e alla fine, rovesciando il discorso di The Elephant Man, esclamerà: “Io non sono un essere umano!, Sono un animale!”. La regressione infantile del Pinguino deve molto al fiabesco nero di Roald Dahl ed è caratterizzata da ombrelli-fucili, papere-mobili, pinguini reali telecomandati. Il Pinguino prende in ostaggio Max Shreck perché è lui il vero mostro che vuole succhiare l’energia vitale di Gotham City. Lo stesso Batman tormentato dal suo lato oscuro (nella prima scena in cui compare, Bruce Wayne è seduto nel buio a fissare il vuoto), riconosce nel Pinguino un orfano in cerca di figure genitoriali surrogate. Ma è col personaggio di Selina/Catwoman che il film si arricchisce di una figura femminile ambivalente ed arriva a superare il primo capitolo della saga. Selina è una assistente (che tutti chiamano segretaria) sola, sessualmente insoddisfatta, repressa dalla madre che le lascia messaggi intimidatori in segreteria telefonica. Catwoman rappresenta la liberazione della donna da questa schiavitù, pura forza desiderante che attraverso la libido ritrova la posizione di dominatrice sul mondo maschile. Dopo essere tornata a casa e avere sfasciato tutti i simulacri del suo mondo di plastica, Selina indossa il costume e brandisce la frusta di Catwoman per compiere la vendetta. E’ lei a riconoscere in Batman la sua stessa duplicità e il suo spirito di rivalsa. La scena più importante del film è quella del ballo mascherato sulle note di Face to Face dei Siouxsie and the Banshees (Another life/Another time/We’re Siamese twins writhing intertwined/Face to face, No telling lies/The masks they slide to reveal a new disguise): dopo una fugace apparizione della maschera della Morte Rossa (da Roger Corman, altro nume tutelare di Tim Burton), i due ballano stretti e si riconoscono proprio perché senza travestimenti in un mondo di maschere. Michelle Pfeiffer passa dalla risata isterica al pianto, dalla tristezza alla follia nell’arco di poche inquadrature rivelando la psicosi dei due personaggi (“sono stanca di indossare maschere”). Il Pinguino passa dai riferimenti biblici (Mosè salvato dalle acque, Erode e la condanna a morte dei primogeniti) ad un epilogo shakespeariano in cui la melodia malinconica di Danny Elfman regala un  momento di pietà.

Se Batman poteva essere considerato una summa di tutte le contraddizioni degli anni ’80, Batman. Il ritorno apre la stagione dei ’90 con i segni del postmoderno (la citazione, la parodia, la pervasività dei mass media, la crisi della forma e l’impossibilità della visione, la creazione di una città-mondo chiusa in sé stessa). Tim Burton si appropria della storia di Batman e vi inserisce la propria personalità d’autore, rielaborando la teoria dell’azione-reazione: al tentativo del freak di intraprendere una azione per integrarsi nel mondo circostante corrisponde una reazione contraria della società che cerca di isolare ed eliminare chi va fuori dalla norma. E’ allora che l’incubo prende in ostaggio la realtà.

 

Titolo originale: Batman Returns
Regia: Tim Burton
Interpreti: Michael Keaton, Danny De Vito, Michelle Pfeiffer, Christopher Walken, Michael Murphy, Michael Gough, Pat Hingle, Vincent Schiavelli
Durata: 126′
Origine: USA, 1992
Genere: supereroi

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (6 voti)
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