CANNES 59 – "Sonhos de peixe" di Kirill Mikhanovsky (Semaine de la Critique)

Chiuso in uno spazio quasi impermeabile, tra terra e mare, la parte migliore del film è presente nei suoi squarci documentaristici, in cui si vede già una maturità di sguardo da parte del cineasta che crea anche quella volontaria disarmonia, quella provvisoria frattura, tra immagine e suono. Appare invece più ridondante ed elaborata la parte narrativa

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Una barca spinta in mare. Frammenti visivi sottomarini. Un desiderio di seduzione di un ragazzo di 17 anni nei confronti di una ragazza già madre di una bambina. Le immagini di una telenovela che creano un'altra realtà nella vita quotidiana del villaggio situato sulla costa nord-est del Brasile. Chiuso in uno spazio quasi impermeabile, tra terra e mare, Sonhos de peixe, primo lungometraggio di Kiril Mikhanovski, cineasta nato a Mosca, poi trasferitosi negli Stati Uniti che ha già realizzato nel 2003 il documentario Inhale, Exhale. Al centro della vicenda c'è appunto Jusce, 17 anni, che si guadagna da vivere con la pessca sottomarina e cerca di conquistare Ana, che vive con la madre e la figlia piccola. La parte migliore del film di Mikhanovski è presente proprio nei suoi squarci documentaristici, come, per esempio nella scena della pesca, in cui si vede già una maturità di sguardo da parte del cineasta che crea anche quella volontaria disarmonia, quella provvisoria frattura, tra immagine e suono. Appare invece più ridondante la parte più narrativa, quella degli sguardi di Jusce su Ana, della sua gelosia nei confronti di un coetaneo. Desiderio d'amore, quello del ragazzo che si materializza nel ragazzo che decide di andare in città per acquistare un televisore gigante per far vedere alla donna che ama la sua telenovela preferita. Desiderio 'troppo grande' che contrasta con un luogo 'troppo piccolo'. Quindi ecco che il cineasta si affida a facili metafore come nella materializzazione dello scarto tra il televisore e l'abitazione con il ragazzo che decide di allargare l'ingresso di entrata. Oppure Mikhanovski utilizza il riflesso di Ana sul vetro del televisore come per dare quell'illusione di una provvisoria felicità poi negata. C'è un momento invece in cui Sonhos de peixe prende una strada sorprendente ed è la corsa sulla buggy-car (le automobili che riescono a correre sulla spiaggia) dove stanno viaggiando i due protagonisti assieme all'altro ragazzo che sta corteggiando Ana. In quel rumore del motore, in quel silenzio, in quella fuga di Jusce c'è forse la soluzione giusta dove Sonhos de peixe poteva dirigersi oltre al suo comunqu efficace documentarismo. Purtroppo non è stata percorsa.

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