CANNES 62 – "Non lavoro per il pubblico". Incontro con Lars von Trier

Willem Defoe, Lars von Trier, Charlotte Gainsbourg

Il regista danese risponde alle perplessita' della stampa a seguito della proiezione di Antichrist, in gara per la Palma d'Oro. Nessun messaggio, nessuna considerazione dello spettatore, semplicemente un film ispirato da un sogno: questo emerge dalle risposte di von Trier

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Dopo le controverse reazioni (risate, fischi, grida strozzate e urla di ammirazione) del pubblico alle proiezioni di Antichrist, Lars von Trier risponde alle domande della stampa alla conferenza di presentazione del film. Che inizia con un quesito quanto meno inusuale in un simile contesto.

Perche’?

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"Non penso di dovermi giustificare. Io lavoro per me stesso, e ho fatto questo piccolo film di cui ora sono piuttosto innamorato. Non lo faccio per voi o per il pubblico. Quindi non devo alcuna spiegazione". 

E’ vero che il film le e’ servito come terapia contro la depressione?

"C’e’ molta piu’ routine in un film che in una terapia: la routine di alzarsi ogni mattina e andare a lavorare…E questo aiuta. Non credo che il soggetto del film avrebbe potuto curare nessuno. Non sto cercando di dare alcun messaggio. Sono stato molto piu’ chiaro e logico con altri miei film, in cui la logica ha avuto un ruolo enormemente importante. Qui c’e’ piuttosto un sogno, messo dentro un film". 

Perche’ ha inserito delle scene cosi’ disturbanti?

"Non mostrare certe cose sarebbe stato mentire. Questo e’ un sogno molto dark sulla colpa, il sesso, e cose del genere, quindi quelle scene entrano naturalmente a farne parte". 

Perche’ il film e’ dedicato a Tarkovskij?

"Per me Tarkovskij e’ un dio. Ho visto i suoi film tantissime volte. So che ha visto il mio primo film, e l’ha odiato ferocemente. Credo sia una reazione onesta. Se dedichi un film a un regista, nessuno potra’ dire che stai rubando qualcosa da lui. Questo era quindi il modo piu’ facile".

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