Cannes 77 – Incontro con George Lucas

Coppola lo aiutò a farsi strada nell’industria cinematografica. Spielberg gli consigliò John Williams per la colonna sonora di Star Wars… Lucas si racconta in occasione della Palma d’oro onoraria.

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È il penultimo giorno del Festival di Cannes. Domani verranno assegnati i premi e George Lucas riceverà la Palma d’Oro onoraria. Il regista ha incontrato il pubblico per una chiacchierata, moderata dal critico francese Didier Allouch.
“Mi sento un pò nostalgico ma è un grande onore essere qui”, comincia Lucas, dopo una decina di minuti di applausi: una standing ovation davvero emozionante e surreale, che ha coinvolto tutta la sala. Con aria allibita, George Lucas ha ammirato il pubblico impazzito che l’ha accolto. Vestito in modo semplice, scarpe da ginnastica bianche, camicia blu, larga, a quadri, il regista si è accomodato incredulo.
Non perde tempo e comincia raccontando i suoi anni di formazione. “Non andavo bene al liceo, avevo provato a fare una scuola d’arte per diventare illustratore. Facevo tanta fotografia, passavo tanto tempo nella camera oscura. Poi un mio amico mi propose di accompagnarlo alla University of Southern California, perché non voleva fare il viaggio da solo. Così lo accompagnai, e non si sa come passai il test d’ingresso. Però non sapevo cosa fare! Il mio amico mi consigliò il dipartimento di fotografia. Allora decisi di specializzarmi in quello, ma presto scoprii che non si faceva fotografia! Era un corso per fare film! E io pensai, “Questa è follia! Si va all’università per fare film?” Mi sono innamorato immediatamente. Venivo da una piccola cittadina della California centrale, rurale. Non arrivavano film internazionali, così il weekend andavo a San Francisco. E lì ho scoperto il cinema d’avant-garde, che mi interessava davvero. Mi sono detto, voglio fare questo!”

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Lucas è un fiume in piena ed è impossibile fermarlo. Continua a raccontare gli anni di formazione. “Il primo film che ho fatto era animato, un corto di quindici minuti. Sono diventato un eroe nel dipartimento. Perché sapevo fare queste cose e continuavo a vincere tanti premi nei festival scolastici. E poi cominciai a vincere borse di studio, e a quel punto conobbi Coppola. Ma io non volevo fare i film hollywoodiani, avevo visto come venivano fatti e non mi interessavano. Mi vedevano lì sul set annoiato. Volevo andare al dipartimento di animazione. Poi, era un momento particolare. Gli studios stavano chiudendo, Warner se ne stava andando.”

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Le lunghe risposte rendono difficile ad Allouch moderare l’incontro.
“Io Coppola e Schrader? Il nostro segreto sta nel fatto che non ci importava fare soldi, noi volevamo fare film. In quegli anni, negli anni ’60, gli studios li stavano comprando compagnie come Coca Cola, tutti i grandi nomi della vecchia Hollywood stavano andando in pensione. Quindi cominciarono ad assumere tanti ragazzi, tanti giovani.”

Lucas racconta com’è nato American Graffiti, il suo primo film. “Francis mi disse “Non fare quella roba artistica che vuoi fare tu di fantascienza! Fai una commedia!” Pensai, “Ho venticinque anni, posso fare qualsiasi cosa…” E così scrissi American Griffiti.
Per un anno sono andato in giro per gli studios con la sceneggiatura e me ne hanno dette di tutti incolori “Questo non è un film, al massimo e un video musicale!” Poi finalmente Universal disse “forse” . C’era stato poco prima il fenomeno Easy Rider, che aveva avuto un effetto incredibile. Francis comincio a vendere l’idea di fare film per i giovani. Lavorava per Roger Corman che era una sorta di ambasciatore per entrare nell’industria cinematografica. Era l’unico che assumeva giovani registi. Ti diceva “Vai fallo, hai 27 giorni, eccoti 150 mila dollari, mettiti all’opera!” E poi finalmente la Universal disse che avrebbe fatto American Graffiti. L’anteprima del film fu un evento incredibile. Gli spettatori impazzirono! Fu come un concerto rock.
Poi però il capo dello studio ci riunì dietro il teatro e disse che non era di qualità, al massimo era un film per la televisione. Cominciammo a litigare, Francis si arrabbiò tantissimo, gli disse “Ma come ti permetti? Questo si è ammazzato per farlo in così poco tempo, dì almeno che è un film interessante!” Dissero che lo avrebbe trasmesso solo in televisione. Chiamarono il dipartimento della tv, e c’erano cinque o sei persone. Riuscimmo però a trovare un cinema piuttosto grande dove mostrarlo, e a quel punto si stava già parlando dell’anteprima, quindi avevamo il cinema pieno e avvenne la stessa cosa: impazzirono tutti. C’erano quelli della tv seduti in mezzo alla platea, e coloro che lavoravano nel mercato riuscirono a convincere i produttori che era un film che valeva e non doveva essere limitato alla televisione.
Mi dissero che sarebbe uscito nel mese di agosto, in cinquanta sale. E se non lo sapete, agosto è il mese peggiore per fare uscire un film: è un cimitero per il cinema. Ma dissi “Ok!” E fece 25 milioni alla settimana! Mai vista una cosa del genere! Restò nelle sale per un anno, fu un grandissimo successo. Poi mi chiesero se avevo altri progetti e stavo ancora scrivendo Star Wars ma ne parlai, dissi “Vorrei fare un film di fantascienza con cani che guidano navicelle spaziali” e mi hanno assunto. Ci credevano tutti nel mio film, ma quando l’abbiamo finito hanno detto che lo odiavano!”

Il successo globale di Star Wars è per certi versi un vero mistero. “Quando uscì, suppongo che sia stato accolto così bene perché era un film con le navicelle spaziali… Ma non è un film sulle navicelle spaziali. Erano i tempi della Guerra in Vietnam, e io avrei dovuto fare Apocalypse Now. Non l’ho potuto fare e tante idee che erano destinate a quel film le ho messe in Star Wars. Mi ero immaginato un Apocalypse Now un pò come Il Dottor Stranamore. Poi, però, Francis, che ama Cuore di tenebra di Joseph Conrad, decise di ispirarsi a quel romanzo. Questo, per via del fiume, è tutto un viaggio su per quel fiume… Comunque, Star Wars è un film per i dodicenni di quegli anni, che stavano affrontando la pubertà e la guerra. Vedevamo gente partire e tornare bare. C’era il movimento per i diritti civili degli afroamericani, erano tempi davvero particolari.”

A Lucas criticarono infatti la mancanza di attori neri nella saga. “Questo però non è vero. Nel primo film ci sono tanti attori tunisini e poi c’è Samuel Jackson. Anche se in verità Samuel voleva essere nel film solo per avere la spada viola…”
Allo stesso modo, fu criticato il ruolo riservato alle donne. “Ma secondo voi che cosa fa la Principessa Leila? È lei ad essere a capo della ribellione!”

Un film rivoluzionario con una colonna sonora indimenticabile, scritta da John Williams. “Fu Steve a parlarmi di John.”
“Steve? Intendi Steven Spielberg?” chiede Allouch.
“Sì, proprio lui. Io volevo fare qualcosa come Peter and the Wolf, volevo che ogni personaggio avesse la sua musica. Steve mi consigliò John Williams e io gli dissi di no, perché era bravissimo ma conoscevo solo il suo jazz; io volevo qualcosa stile anni ’30. Ma Steve mi disse di ricredermi, che in pochi conoscevano la sua musica classica ed era in questo che era davvero forte. La prima volta che ho sentito ciò che aveva composto, con tutta l’orchestra, rimasi a bocca aperta, assolutamente meravigliato. Era proprio ciò che cercavo. Il suono è metà del film, l’ho sempre detto. Ed è anche la metà meno costosa! La colonna sonora è la salsa segreta, è l’ingrediente segreto.”

Ossessionato dal movimento e dalla velocità, Lucas ha anche raccontato perché questo tema è fondamentale nella sua cinematografia. “Al liceo amavo follemente le macchine. Volevo fare solo gare automobilistiche. È stata la mia prima vera passione, tanto che volevo fosse il mio mestiere. Poco prima di diplomarmi, però, ebbi un incidente. E lì mi resi conto di non essere abbastanza bravo per costruirci una carriera. Avevo anche intorno familiari che cercavano di dissuadermi da questa grande passione, perché erano preoccupati per me. Quindi, cominciai a dedicarmi alla fotografia.”

Prima di lasciare il pubblico, Lucas ha voluto ripetere il suo motto. “L’unico modo per fare cinema è perseverare. Ho sempre dovuto lottare per fare i miei film: farli come li volevo fatti io. Con il tempo e con la perseveranza, ci si può riuscire!”

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