American Graffiti, di George Lucas

Nel racconto di una notte straordinaria, Lucas affronta il tema universale del passaggio all’età adulta. Tra baci, sbronze e corse in macchina, un cinema intriso di nostalgia.

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Dove eravate nel ’62? Protestino pure i fans accaniti di Guerre stellari, ma American Graffiti resta tutt’ora il miglior film di George Lucas, il più commovente, il più dolce, il più umano. Estate del ’62: in un’unica, straordinaria notte si consumano (letteralmente) le ultime avventure da liceali di quattro amici, Curt il sognatore (Richard Dreyfuss), Steve l’innamorato (il futuro regista Ron Howard), John il duro (Paul LeMat), Terry lo sfigato (Charles Martin Smith). Tutt’intorno un nugolo di straordinari personaggi, Laurie la ragazza di Steve, la svampita Debbie, la piccola peste Carol, i grandi Faraoni di Bo Hopkins, lo spaccone idiota Bob Falfa/Harrison Ford, la prostituta in Tunderbird bianca…E così tra baci, balli lenti, solenni sbronze, corse in macchina, scazzottate e scherzi alla polizia, si compie l’ultimo atto.

Ormai bisogna fare i conti col futuro. Qualcuno tristemente partirà per andare lontano, qualcuno, ancor più tristemente, resterà…E’ il tempo delle scelte: i personaggi di American Graffiti sono lì, in quel punto sospeso tra l’adolescenza e la maturità. Varcato il limite, nulla sarà più come prima…Dopo, bisognerà essere magnificamente folli per innamorarsi della prima bionda che si incontra per strada…George Lucas filma la sua linea d’ombra cinque anni prima di Milius e del magnifico The Big Wednesday e lo fa con un racconto corale, seguendo uno ad uno i suoi personaggi nelle loro peregrinazioni notturne, registrandone sogni e attese, paure e frustrazioni.

La colonna sonora ininterrotta, con i grandi successi dell’epoca, da Smoke Gets in Your Eyes a Rock Around The Clock, scandisce il tempo e garantisce l’unità emotiva delle vicende, viene ad essere l’ideale album dei ricordi (la memoria di tutti si appoggia alle canzoni) e su tutto e tutti aleggia l’ombra/voce protettrice di Lupo Solitario/Wolfman Jack. Siamo lontani dal lirismo epico, dall’assoluto struggimento di Un mercoledì da leoni, quello di Lucas non è il cinema bigger than life di  Milius, è un cinema small as life, che però si immerge fino al midollo nell’amara nostalgia di un’età che è appartenuta a tutti. Film per adolescenti? Forse, o meglio, film di adolescenti, ma, in fondo, chi non lo è stato? E a margine di tutta la storia, si avverte l’ombra di un discorso più complesso. Man mano che si va avanti, le nuvole si fanno minacciose e quando le didascalie finali raccontano la sorte dei protagonisti si capisce…Il Vietnam è ormai alle porte: gli happy days stanno per finire e come i nostri eroi, un’intera nazione sarà costretta a svegliarsi dal sogno di un’eterna fanciullezza e a diventare adulta. A Lucas non resta altro che celebrare la memoria di quei favolosi primi anni ’60..

 

Titolo originale: id.
Regia: George Lucas
Interpreti: Richard Dreyfuss, Ron Howard, Charles Martin Smith, Paul LeMat, Cindy Williams, Bo Hopkins, Candy Clark, Harrison Ford
Durata: 110′
Origine: USA, 1973
Genere: commedia

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4.5

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
5 (1 voto)
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