FILM IN TV – Fronte del porto, di Elia Kazan
Dramma dai sentimenti forti e ben squadrati. Un film terapeutico per il suo autore e di definitiva consacrazione per Marlon Brando suo protagonista. Domenica 20 gennaio, ore 1.30, La 7
È fin troppo facile pensare a Fronte del porto (1954) come un film da identificare con una indagine terapeutica, una personale introspezione, una giustificazione davanti agli occhi del mondo che possa spiegare i comportamenti del suo regista negli anni immediatamente precedenti. Kazan, difatti, come è noto, fu uno dei principali accusatori davanti alla Commissione per le attività antiamericane ispirata dalla campagna denigratoria del senatore McCarty contro componenti delle strutture governative americane. In questo clima di vera e propria caccia al “comunista” Elia Kazan, chiamato a deporre davanti alla Commissione, fece i nomi di undici persone tra registi e attori accusandoli di comunismo, imputazione infamante capace di stroncare ogni carriera nella Hollywood di quegli anni. Se la fama di Kazan resta dunque legata ai suoi film, non vi è dubbio che l’ombra che quei fatti gettarono sulla sua biografia non hanno mai smesso di accompagnare il suo ricordo.
Terry Malloy (Marlon Brando) è lo scaricatore di porto newyorkese che per amore di Edie (Eve Marie Saint) prende coscienza dei soprusi che il mafioso Johnny Friendly (Lee J. Cobb), finto sindacalista, compie nei confronti dei lavoratori, sfruttandoli e tenendoli in pugno con la violenza attraverso la quale si conquista il loro silenzio e la loro soggezione. Solo padre Barry (Karl Malden) si oppone a questo stato di cose e troverà la sponda giusta in Terry che così come torna a rivendicare orgogliosamente i propri diritti, fa riemergere il coraggio del promettente pugile che era stato. Malloy testimonierà contro Friendly e si troverà a diventare suo malgrado leader della rivolta dei lavoratori, che troveranno il coraggio di voltare le spalle al pericoloso malvivente.
Il tradimento, dunque, e l’accusa, così Kazan, così Terry Malloy, il parallelo è perfino troppo esplicito. A due anni di distanza dai fatti che videro Kazan protagonista di una delazione che segnò per sempre la sua carriera, il regista è al lavoro su un film che ruota su questi temi. Fronte del porto vede al centro dell’attenzione il conflitto del suo protagonista diviso tra voglia di verità, riaffermazione della propria dignità davanti alla donna che ha scoperto di amare e un passato di sconfitte culminato nella complicità con il clan di Friendly il cui braccio destro è il fratello Charley (Rod Steiger). È proprio l’omicidio di Charley che diventa una ritorsione trasversale contro la decisione di Terry a testimoniare, a fare saltare ogni compromesso. Kazan prova a raccontare una storia edificante, una specie di excusatio ma forse questa volta richiesta, necessaria, ma non sappiamo quanto sufficiente ad emendare il suo passato. Fronte del porto è un dramma a forti tinte, pienamente centrato su quelli che sono da sempre i capisaldi del cinema d’oltreoceano, sentimenti forti e ben squadrati, buoni e cattivi, tutti buoni o tutti cattivi, senza mezze misure e senza alibi. Terry diventa un eroe, in un climax esasperato ed enfatico, un personaggio che si redime in un’accezione quasi cristologica, come cristologico è il suo percorso che nel finale lo porta dal luogo nel quale è stato selvaggiamente picchiato fino al capannone che si chiude sugli occhi attoniti di Johnny
Friendly. Una via Crucis che Terry affronterà con il volto insanguinato di un Cristo dei sobborghi, il volto di un sacrificio che conquista definitivamente l’amore di Edie e rassicura padre Barry sulla bontà del suo lavoro sulla terra.
Kazan resta un autore importante per la storia del cinema, continuiamo a dubitare sulle proprietà taumaturgiche del film rispetto alla sua pubblica redenzione a seguito delle responsabilità che si è assunto con le accuse che ha rivolto ai suoi colleghi di Hollywood. Ma ciò non toglie nulla al film e soprattutto al suo protagonista. Marlon Brando giganteggia con il suo volto che passa dal beffardo alla tenerezza dell’uomo innamorato e dopo Un tram che si chiama desiderio dello stesso Kazan e Il selvaggio di László Benedek è forse proprio questo film che lo avrebbe consacrato definitivamente come attore e come personaggio contro ogni convenzione, imbarazzante così nella vita come lo fu sui set che continuò a frequentare, misterioso e capace di magnetizzare lo sguardo anche dello spettatore più distratto.
Titolo: On the Waterfront
Regia: Elia Kazan
Interpreti: Marlon Brando, Eva Marie Saint, Karl Malden, Lee J. Cobb, Rod Steiger
Durata: 108’
Origine: Stati Uniti, 1954